Luogo:
Cento
Fonte:
La Nuova Ferrara
Autore:
Davide Bonesi
Cento, studenti inneggiano a Hitler e Mussolini durante la lezione
Cento Un’accusa grave con l’annuncio di un’interrogazione ministeriale da una parte. Dall’altra una insegnante, e in suo appoggio una dirigente scolastica, che rispondono con una nota a un’intera classe per frasi irrispettose, gesti e urla per denunciare un fatto gravissimo verificatosi oggi all’Istituto “Bassi Burgatti” di Cento – spiega Balboni -. Una professoressa ha trattenuto il telefono di uno studente alla fine dell’ora di lezione, perché sullo stesso ha notato l’adesivo di Azione Studentesca, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. La professoressa si è sentita in dovere di spiegare al giovane studente che quello era un simbolo “fascista” e che lui non si rendeva conto di cosa esso significasse. Come non bastasse la professoressa non ha voluto restituire il telefono allo studente, obbligandolo ad attendere l’insegnante dell’ora successiva per riaverlo». La nota del senatore di FdI continua: «Un episodio inaccettabile da parte di chi evidentemente scambia la cattedra per il palco di un comizio. Chi ha la responsabilità dell’educazione dei nostri giovani ha il dovere di insegnare il rispetto per le idee politiche di tutti, non può permettersi di denigrare le idee che non gli piacciono umiliando un ragazzo di 16 anni davanti a tutti i suoi compagni di classe. Ho chiesto quindi al ministro di far luce con urgenza sull’episodio e di valutare se il comportamento di questa insegnante è compatibile con i principi di democrazia e pluralismo che devono contraddistinguere la scuola pubblica».
Questa l’accusa, pesante, da parte di Balboni, alla quale inizialmente la preside dell’istituto superiore centese, Annamaria Barone Freddo risponde con incredulità, non essendo stata informata di un episodio del genere nella scuola che dirige. Dopo i doverosi accertamenti, però, emerge un quadro della vicenda ben più complesso e, soprattutto, più grave, che riguarda non un solo studente, bensì un’intera classe alla quale l’insegnante accusata dal senatore ha assegnato una nota di classe per il comportamento tenuto. L’insegnante, una supplente, è entrata in classe (si tratta di una seconda superiore, quindi ragazzi di 15 e 16 anni) per fare lezione e si sarebbe trovata di fronte una situazione grave, con tutti gli alunni a url(”) e una ancora più terribile come “Riapriamo i forni crematori”. Chiaramente, a quel punto l’insegnante è stata costretta a prendere provvedimenti, appunto affibbiando una nota all’intera classe, poi approvata dalla dirigente. Peraltro, una precisazione va fatta anche sul fronte cellulare, perché gli studenti all’ingresso in aula sono costretti a lasciarlo in un cestino, dal quale lo possono riprendere al termine della lezione. Chiaro, però, che spesso accade di avere ragazzi con due telefonini, quindi questo non esclude sia avvenuto quanto oggetto della nota del senatore Balboni.
Di certo, non è morbida la risposta della dirigente dell’Isit “Bassi Burgatti” dopo aver verificato l’accaduto con il proprio staff e con l’insegnante. «Al netto che trovo sbagliato portare la politica all’interno di una scuola – commenta Barone Freddo -, ho potuto accertare che le cose non sono andate come scritto dal senatore Balboni nel suo documento. Io stamattina avevo firmato la nota data alla classe, ma non l’ho subito associato a quanto riferito dal senatore». E veniamo ai fatti. «L’insegnante è arrivata all’interno di un’aula dove regnava una confusione generale, tra rumori assimilabili all’atto sessuale a urla fino alla frase “Riapriamo i forni crematori”. L’insegnante a quel punto non poteva non prendere provvedimenti, tanto è vero che è stata costretta a chiamare un altro docente per cercare di placare gli animi. Ora – prosegue la dirigente dell’istituto superiore centese – ho chiesto una relazione scritta completa sull’accaduto. Di certo, da quanto mi è stato raccontato la questione non è legata a un simbolo presente sul cellulare, il problema è ben più grave ed è a monte. Il compito di una scuola, di tutto il personale e degli insegnanti, è quello di educare i giovani, per cui di fronte a episodi di questa gravità non è possibile non intervenire».
di Davide Bonesi