11 Novembre 2023

17enne torinese denunciato in una inchiesta contro un network neonazista e suprematista

Luogo:

Torino

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Smantellata la rete dei giovani neo-nazi

Il 17enne: “Combatti per la razza bianca”

A casa del ragazzo sequestrate repliche di armi da soft air e un pugnale

Un network mondiale antisemita. Composto da centinaia di giovanissimi «pronti a commettere atti violenti» contro ebrei, musulmani e chiunque considerassero «razza inferiore». Che considerano gesta eroiche la strage di Utoya, in Norvegia, nel 2011 e gli attentati a Christchurch, in Nuova Zelanda, nel 2019. Ecco la rete di giovani neo-nazisti e suprematisti smantellata nell’ambito di un’operazione internazionale di polizia coordinata dalle Agenzie Eurojust ed Europol, a cui ha partecipato anche la polizia di Stato di Torino. L’accusa è di associazione terroristica internazionale. Cinque gli arrestati. Due minorenni in Croazia, dalle parti di Zagabria. In sette sono stati interrogati. Perquisizioni sono scattate in tutta Europa: Belgio, Croazia, Germania, Lituania, Romania e Italia. Tra gli indagati anche due italiani, tra cui un salernitano e un torinese di diciassette anni. Studente, appassionato di sport, come tutti gli adolescenti la maggior parte del tempo lo trascorre nella sua cameretta, spesso impegnato a chattare e a condividere storie e video sui social. Poco Tik Tok, però. E poco Instagram. Lui, a quanto sarebbe emerso dagli accertamenti della polizia postale, scriveva su Telegram. In italiano, in inglese. Condividendo simboli di estrema destra. Particolarmente attivo sulla piattaforma, pubblicava quotidianamente frasi contro gli ebrei. E i musulmani. Qualche settimana fa aveva lasciato il network per unirsi a un altro gruppo d’odio di Telegram. «Più teorico-ideologico e meno militante sul piano operativo», spiegano gli inquirenti in una nota. A casa sua, gli agenti della Digos di Torino, coordinati dal dirigente Carlo Ambra, hanno sequestrato computer e smartphone, repliche di armi di softair, un pugnale con simboli nazisti e falsi distintivi di forze di polizia. «È inquietante vedere che i partecipanti al gruppo sono ragazzi molto giovani», commenta la procuratrice dei minorenni di Torino Emma Avezzù. «A distanza di circa ottant’anni sembra che non sia cambiato nulla. Significa che i giovani non sono stati abituati a pensare e a distinguere il bene dal male». E nella loro propaganda di intolleranza e violenza, cercavano di reclutare nuovi membri. Ogni contenuto aveva una grafica moderna, pensata per affascinare i più piccoli. Filmati che insegnano come fare una molotov o come fabbricare armi ed esplosivi pensate come un videogioco. A cui partecipare, come protagonisti. Video su come preparare un attacco terroristico montati come se fossero un film con effetti speciali. In chat, nell’ultimo periodo, alcuni utenti invitavano all’azione contro Israele. E ancora. «Difendiamo la razza», «Sconfiggiamo gli inferiori». I motti? Inequivocabili. «Join us, Kill with us», (Unisciti a noi, uccidi con noi), «Fight with us, die with us, kill with us the enemies of the white race» (Combatti con noi, muori con noi, uccidi con noi i nemici della razza bianca). Emoticon con la svastica e le croci celtiche, la “skull mask” e il “sole nero”. Così anche striscioni, bandiere e adesivi. Alcuni attaccati anche sul diario scolastico. Simbologia di gruppi suprematisti bianchi, di estrema destra è stata sequestrata anche nelle abitazioni degli altri indagati. Centrale, nel canale Telegram, era la condivisione dei manuali per l’attacco e il sabotaggio. Per imparare a caricare e pulire un’arma, a sparare, ad uccidere. E alcuni di questi fascicoli, a quanto è emerso dall’attività investigativa durata svariati mesi, permettevano pure di stampare armi divario tipo in 3D. I giovani utenti si scambiavano pure consigli su film da guardare e siti da consultare. Anche questi tutti legati alla supremazia della razza. Di certo, nell’elenco, non c’era i “The Blues Brothers”. Lì i «nazisti dell’Illinois» non erano di certo gli eroi da emulare. di Irene Famà

Copyright immagine: La Stampa edizione di Torino