18 Settembre 2018

Stereotipi contro gli ebrei recentemente usati in ambito politico e giornalistico

Fonte:

Moked.it

Autore:

Dario Calimani

…razzismo

Il movimento giovanile di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale mette l’immagine di Emanuele Fiano sul manifesto del loro incontro annuale. Vittorio Feltri, sul quotidiano Libero, definisce David Parenzo ‘l’unico ebreo sciocco che abbia mai conosciuto’. Fiano è responsabile della legge contro l’apologia del fascismo, Parenzo si è più volte interrogato sui respingimenti degli immigrati e ha puntato il dito contro il razzismo crescente nel paese. Si rimane basiti: degli ebrei vengono esposti in quanto ebrei al pubblico ludibrio. Neofascisti, da un lato, e Feltri, dall’altro, stanno confermando con il linguaggio delle immagini e della parola che preoccuparsi per il clima politico di questi nostri giorni non è fuori luogo. Ritornano le messe all’indice dell’ebreo, ritornano le distinzioni fra ebrei ‘intelligenti’ (che il più delle volte significa ‘furbi’ e ‘astuti’) ed ebrei fessi (pochissimi, l’eccezione che confermerebbe la regola). Sentirsi dire che gli ebrei sono intelligenti non è mai stato un complimento sincero e disinteressato, perché dall’ebreo intelligente, si sa, bisogna guardarsi. Qualche settimana fa un noto medico mi diceva che gli ebrei hanno sempre curato molto l’educazione e lo studio, per questo, più colti, hanno potuto poi, con la loro astuzia, approfittare degli altri e raggirarli nelle negoziazioni commerciali. E voleva essere magnanimo il dottore, forse voleva esprimere la sua ammirazione per la ‘razza ebraica’, con qualche annebbiata connotazione di antisemitismo che sicuramente non avrebbe accettato di sentirsi addebitare. Insomma, come già detto in altra occasione, George Soros è uno speculatore ebreo, mentre Warren Buffet e Chung Mong-Koo sono semplici finanzieri. È un fatto, per la nostra bella cultura razzista, che tu sia ebreo ancor prima di essere medico, avvocato, ingegnere, professore, fruttivendolo, o commerciante di borsette o di camicie. Ho sempre davanti agli occhi il collega che, mai visto prima, un giorno entrò nel mio studio e mi si presentò. Io, per cortesia, cercai di dargli in cambio qualche notizia su di me, ma lui rapido mi interruppe con un ‘So già tutto su di te. Tu sei ebreo’. Dei miei studi e delle mie ricerche, ovviamente, non gli interessava gran che. Con tre parole aveva fatto fuori l’anglista che era in me e aveva puntato l’indice sull’ebreo, e non ho mai saputo con quali retropensieri. Fortuna volle che negli anni successivi io non abbia avuto molte occasioni di frequentarlo, quell’esimio collega. Ma se i segnali di antisemitismo, e di razzismo, continuano a trovare conferma, preoccupa anche la strategia seguita per sminuirne il peso e la gravità: chi protesta per il manifesto con l’immagine di Fiano è un ‘musone’, sentenzia beffardo il Tempo, quotidiano storicamente della destra. Dello spostamento del paese verso la destra meno liberale e più razzista si occupano, giustamente, gli opinionisti. Fra questi, Marcello Veneziani che, guarda caso, si dedica non all’analisi obiettiva dei fatti, ma alle cause e alle origini del fascismo. Fascismo che non esisterebbe, secondo l’intellettuale di destra, se non fosse stato provocato dal comunismo. Ma il comunismo non esiste più, e Veneziani non se n’è accorto. Infatti, chiama comunismo lo spirito umanitario che spinge un progressista a considerare l’accoglienza agli immigrati, e applica così, l’opinionista, schemi antichi a fenomeni moderni. Confusione, demagogia, o demagogica confusione? Su un punto, comunque, Veneziani avrebbe ragione, se solo lo dicesse: che il fenomeno dell’immigrazione va controllato e regolamentato, e non può essere lasciato all’improvvisazione e alla demagogia ideologica, di destra o di sinistra. Nulla di tutto questo, comunque, giustifica le manifestazioni e le espressioni di razzismo e di antisemitismo che, giorno dopo giorno, si stanno insinuando nella nostra società rendendone irrespirabile l’aria.