12 Novembre 2018

Seminario “Il nemico innocente. L’incitamento all’odio nell’Europa contemporanea” promosso dalla Presidenza italiana dell’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra) e dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca in collaborazione con la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea

Fonte:

Moked.it

Qui Milano – Il seminario dell’Ihra “Disinneschiamo le parole d’odio”

“Sono rimasta viva, nonostante il male assoluto, nonostante un male da cui non ci si poteva difendere. Sono ancora la bambina di allora, seppur invecchiata, che entra in senato e con le forze che ancora mi restano, cerco di urlare, di parlare di pace, di uguaglianza, di libertà, contro i nuovi portatori d’odio. Perché con l’odio si perde sempre, con l’amore si vince”. Con il chiaro messaggio di impegno della senatrice a vita Liliana Segre si è aperto nelle scorse ore il seminario “Il nemico innocente. L’incitamento all’odio nell’Europa contemporanea” promosso dalla Presidenza italiana dell’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra) e dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca in collaborazione con la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Al centro degli interventi dei diversi relatori di primo piano, l’analisi dell’evoluzione di antisemitismo, razzismo e altre forme di discriminazioni presenti nelle società moderne, la comprensione di quali siano gli strumenti attraverso cui vengono propagati, le risposte che le istituzioni devono dare per arginare questi fenomeni. “Come ha spiegato Zygmunt Bauman la Shoah non è stato un incidente della Storia, ma un coerente sottoprodotto della modernità. Oggi non possiamo diminuire l’attenzione e la vigilanza. Come ha denunciato Bauman, il progresso rende più difficile comportarsi in modo morale perché allarga la distanza tra noi e l’effetto finale del nostro comportamento, sterilizzando così la nostra percezione di responsabilità personale”, ha messo in guardia il presidente dell’Ihra a guida italiana, l’ambasciatore Sandro De Bernardin. Dopo il messaggio di saluto arrivato dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach ha ricordato come il Memoriale stia diventando sempre più un luogo pubblico, aperto alla città, come dimostra il numero in costante crescita di visite e di appuntamenti. E sempre più diffuso è anche il suo messaggio di lotta contro l’indifferenza, parola che Liliana Segre ha voluto fosse posta al suo ingresso. “Non dobbiamo rassegnarci all’odio né al linguaggio violento perché inquina la convivenza sociale. Dobbiamo combattere, come ha detto Liliana, la fascistizzazione del senso comune”, il monito di Milena Santerini, docente della Cattolica di Milano e vicepresidente del Memoriale, le cui parole hanno chiuso la parte istituzionale per lasciare il posto alla prima sessione di lavori, coordinata dal presidente del Cdec Giorgio Sacerdoti. A parlare della stretta connessione tra retorica del nemico e nazionalismo, è stato lo storico Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri. “Il nazionalismo ha organizzato e convogliato l’odio. Presenta la nazione – qualunque essa sia – come una casa omogenea anche se non lo è mai stata.

Nazione si presenta sempre più come casa omogenea, anche se non è e mai stata secondo geografia – nazionalismo ha organizzato e convogliato l’odio” ha ricordato Riccardi richiamando la poesia di Wislawa Szymborska – L’odio sul Novecento: “Guardate com’è sempre efficiente, come si mantiene in forma nel nostro secolo l’odio. Con quanta facilità supera gli ostacoli. Come gli è facile avventarsi, agguantare”. Il territorio dell’odio, ha sottolineato Riccardi, è un territorio immenso che tocca soprattutto le periferie e il web. “Sono mondi con cui bisogna dialogare, mondi in cui ci sono paure e solitudine, in cui mancano gli strumenti intellettuali, in cui l’odio getta in avventure senza ritorno, avvelena la vita. Solo la cultura può aiutare a proteggere il nemico innocente”. Un nemico che ancora oggi è, tra gli altri, l’ebreo come ha ricordato Katharina von Schnurbein, Coordinatore speciale per la lotta all’antisemitismo della Commissione Ue, che ha presentato una panoramica delle attività svolte dall’Europa per contrastare il riemergere dell’antisemitismo. Un antisemitismo che ha cambiato volto nel corso del tempo, ha spiegato il sociologo Michel Wieviorka, facendo riferimento da una parte al negazionismo della Shoah e dall’altro all’odio per Israele. Tra le nuove forme del pregiudizio antisemita, ha sottolineato Wieviorka, l’idea che gli ebrei siano i censori della libertà di opinione, che il fatto che insorgano contro chi deforma la Storia sia la dimostrazione che vogliano controllare la “verità”. L’ebreo, in particolare sul web, viene così di nuovo riproposto come il nemico che in qualche maniera opprime. O come il responsabile delle cospirazioni contro la nazione, come ha ricordato l’ungherese Peter Franko, che ha dato un quadro del problema e della pervasività delle Fakenews, citando tra l’altro il magnate George Soros, bersaglio di false campagne in Ungheria come in tutta Europa. “Anche le persone di cultura cadono nella trappola delle fakenews e delle campagne d’odio e questo dimostra che nessuno è immune a questo veleno”. Nel pomeriggio, la seconda sessione dei lavori con protagonisti, tra gli altri, l’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick e la sociologa del Cdec Betti Guetta.