22 Giugno 2021

Prima audizione della Commissione contro l’odio

Commissione contro l’odio, al via i lavori

Costituire la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza è stato, per la senatrice a vita Liliana Segre, “un dovere personale”.

“L’ho sentito come una conclusione della mia vita, io che l’odio l’ho provato sulla mia pelle e so cosa vuol dire”. Per questo, ha spiegato, “sono commossa che si dia inizio oggi ai lavori della Commissione”.

In queste ore infatti si è tenuta la prima audizione della Commissione con gli interventi di Nunzia Ciardi, direttore della Polizia postale, e del prefetto Vittorio Rizzi, presidente dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad). Ciardi si è soffermata sull’odio online e sulla sua diffusione, ricordando come tra i bersagli preferiti degli odiatori in rete ci siano donne, ebrei, migranti, musulmani, omosessuali e disabili. Ha inoltre evidenziato in apertura come a incentivare la violenza online sia la tecnomediazione: “La frapposizione tra noi e uno schermo crea una distanza dalle nostre azioni e dalle loro conseguenze. Abbiamo perso la sensorialità, non riusciamo più a vedere e percepire gli effetti delle nostre azioni con una conseguente sottovalutazione dei loro effetti dannosi”.

“C’è un allentamento consistente dei nostri freni inibitori” ha spiegato il direttore della Polizia postale, prima di fare un quadro dei soggetti da cui possono provenire attacchi d’odio. Gruppi organizzati e politicizzati, attacchi di persone singole e/o gruppi informali che colpiscono obiettivi personali; autori di cyberbullismo; persone che assumono un atteggiamento provocatorio per creare dissenso, definiti con il termine troll.

A fare invece un quadro delle norme a contrasto del discorso d’odio in Italia e in Europa è stato il prefetto Rizzi. In Italia non esiste una definizione giuridica di crimine d’odio, ha ricordato il presidente dell’Oscad. Per questo, ha aggiunto, in genere è utilizzata quella elaborata dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti Umani (Odihr) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) in base alla quale il crimine d’odio è un reato, commesso contro un individuo e/o beni ad esso associati, motivato da un pregiudizio che l’autore nutre nei confronti della vittima, in ragione di una “caratteristica protetta” di quest’ultima. Il crimine d’odio, quindi, si caratterizza per la presenza di due elementi: un fatto previsto dalla legge penale come reato (cosiddetto reato base) e la motivazione di pregiudizio in ragione della quale l’aggressore sceglie il proprio “bersaglio”. A riguardo, il prefetto ha ricordato la collaborazione, per quanto riguarda gli attacchi antisemiti con la realtà ebraica italiana. In riferimento al lavoro specifico di monitoraggio dell’Oscad, Rizzi ha poi evidenziato come ci sia ancora un problema di under-reporting (mancanza di denunce). Dall’altro lato, ha aggiunto, si è comunque raggiunta una maggiore consapevolezza come dimostra il numero di segnalazioni: 27 nel 2010, 532 dieci anni dopo. Numeri che sono poi stati oggetto di un ulteriore analisi nel corso del confronto con la Commissione, che tornerà a riunirsi il 24 giugno con le audizioni di Triantafillos Loukarelis, il direttore dell’Unar, e di Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec.