29 Marzo 2022

Cronaca del convegno internazionale “L’hate speech nell’infosfera della comunicazione”

“Odio online, fenomeno in crescita. Da media e politica serve responsabilità”

Conoscere e comprendere in maniera profonda l’antisemitismo 2.0 per capire come agire in modo efficace per contrastarlo sia online che offline. In particolare avviando un confronto con gli operatori del mondo della comunicazione, dell’informazione, dell’editoria e delle piattaforme social dove questa forma d’odio si ritaglia sempre più spazio. Da questo presupposto ha preso il via un convegno sull’hate speech nell’infosfera della comunicazione organizzato all’Università Cattolica di Milano. A promuoverlo, l’Osservatorio Mediavox sull’odio online della Cattolica, assieme all’Unar e alla Fondazione Cdec. Nel corso dell’incontro è stata presentata l’indagine sull’odio online, specie antisemita, realizzata dai ricercatori di Mediavox e dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec. Il fenomeno è in crescita, è stato evidenziato, e trova un terreno fertile in cui diffondersi in rete e sulle piattaforme social in particolare. “Sui social viene favorita la radicalizzazione e la polarizzazione e sempre più l’antisemitismo in forma di ‘opinione’, di negazione o di derisione viene legittimato”, ha spiegato la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini. “Nelle conversazioni quotidiane, nei luoghi comuni, nelle prese in giro, nei commenti estemporanei, specie contro Israele, o sulle ‘cospirazioni ebraiche’, si diluisce un antisemitismo raramente rimosso dalle piattaforme”. Quando lo è, ha sottolineato, “i gruppi organizzati si trasferiscono sulle piattaforme più piccole e periferiche dove tutto è permesso”. Intanto però i discorsi d’odio proliferano e attecchiscono a maggior ragione in una società condizionata da incertezze e paure legate alla pandemia e al conflitto, come ha rilevato la sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec. “Disagio sociale diffuso, ansia e paura, spaesamento mediatico, incapacità di decodificare la realtà – ha detto – sono tutti elementi che favoriscono la diffusione dell’odio antisemita online”. E non solo. Perché, come hanno ricordato i ricercatori Stefano Pasta e Stefano Gatti, quello che accade online ha poi un riflesso diretto sulla vita reale. Le minacce non rimangono circoscritte alle piattaforme. Si pensi agli insulti diffusi sui social contro la senatrice a vita Liliana Segre, che hanno costretto le autorità a garantire alla Testimone della Shoah la scorta. Ma il pericolo non è circoscritto all’Italia, come ha evidenziato il rappresentante del Consiglio d’Europa sui crimini d’odio, Daniel Holtgen. “Uno studio della Commissione Ue – ha affermato Holtgen, aprendo la tavola di confronto – mostra l’aumento di dieci volte dell’antisemitismo nei mesi scorsi, in particolare in Francia e in Germania”. Per contrastare questo aumento, cinque le principali strade da perseguire: agire attraverso gli strumenti giudiziari e legislativi. “Per definire quale sia il reato, per definire le pene” correlate, ha evidenziato il rappresentante del Consiglio d’Europa. Accanto a questo, è necessario “introdurre nuove leggi affinché gli attori web mondiali si adeguino alle leggi europee”. Seconda via, quella dell’educazione, in particolare con l’aiuto da garantire ai giovani nell’uso consapevole di internet, “anche per evitare i rischi dell’odio on line”. A fianco dell’educazione, continuare ad impegnarsi nel promuovere percorsi di Memoria in grado di costruire un sistema valoriale che faccia da argine alle manipolazioni di chi propugna discorsi d’odio. Con lo stesso obiettivo, lavorare per il “dialogo interconfessionale ma anche dialogo tra i giovani”. Politica e media poi, ultimo punto toccato da Holtegen, devono dimostrarsi responsabili e denunciare “razzismo, antisemitismo, antislamismo, così che chi discrimina sia solo, non sostenuto dall’opinione pubblica”.