11 Ottobre 2025

Torino, durante una manifestazione pro pal imam inneggia al pogrom del 7 ottobre

“Il 7 ottobre non fu violenza ma resistenza”, bufera sulle parole dell’imam in piazza Castello

Il discorso al megafono durante un corteo per la Flotilla. Il presidente della comunità ebraica: «Vergognoso». Il coordinamento interconfessionale: «Inaccettabile come la reazione di Netanyahu a Gaza»

«Io personalmente sono d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre. Noi non siamo qui per essere quella violenza, ma quello che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione, non è una violenza». Giovedì cento persone, convocate dal coordinamento Torino per Gaza, si sono ritrovate in piazza Castello per festeggiare il cessate il fuoco. Tra gli interventi c’è stato anche quello di Mohamed Shahin, imam della moschea «Omar Ibn Il Khattab» di via Saluzzo. Nato in Egitto, Shahin è in Italia da 21 anni. Durante il presidio, dopo aver detto di essere d’accordo con quel che è successo il 7 ottobre, ha elencato i numeri relativi alle morti dei palestinesi nelle guerre che si sono succedute a partire dal 1948: «Vorrei dirvi che la terra e la patria santa dei palestinesi è occupata dal 1948, 80 anni fa. Non dal 7 ottobre».

Accuse a Sisi e difesa di Hamas

Shahin ha elogiato l’ex presidente egiziano Morsi «eletto dal popolo palestinese e ucciso dai sionisti in carcere», in contrasto con l’attuale presidente al Sisi, «sionista, dittatore, pazzo, criminale». E ha poi definito Hamas, gruppo terroristico autore dell’eccidio del 7 ottobre 2023 (1200 morti, 250 ostaggi) «un movimento di resistenza legittima».

Le giustificazioni dell’imam

Interpellato il giorno successivo, l’imam difende la sua posizione. Dice che «quello che è successo il 7 ottobre non lo vedo come un’azione, ma come una reazione». Perché «se non posso né uscire, né lavorare, né avere la libertà, la dignità, poi devo stare calmo, devo morire in silenzio? Il popolo palestinese ha il diritto di difendersi». Il 7 ottobre, quindi «i palestinesi hanno dovuto iniziare tutto questo per cercare di svegliare il mondo perché prestasse attenzione alla loro causa». Ma cosa intende per violenza? «Quello che è successo in queste 11 guerre, prima del 7 ottobre e dopo con il genocidio, io non la chiamo violenza, perché per me è più grave della violenza».

Condanna della violenza locale

Sugli atti violenti di alcuni manifestanti nelle piazze torinesi dei giorni scorsi, però, Shahin è netto: «Non lo accetto, non lo faccio, non lo permetto da nessuna parte. Per me il grosso obiettivo è che il popolo palestinese conquisti la sua libertà. Dobbiamo essere dolci, calmi, sorridenti. Nessun tipo di violenza verrà mai accettato».

La reazione della comunità ebraica

Secondo Dario Disegni, presidente della comunità ebraica torinese, «è vergognoso che non si riconosca il 7 ottobre come un massacro, l’ho già detto parlando delle manifestazioni in cui si dice Palestina libera dal fiume fino al mare. Ma non deve essere sempre la comunità ebraica a rispondere a queste cose».

La posizione del Coordinamento interreligioso

Giampiero Leo, portavoce del Coordinamento Interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”, pensa che frasi come quella dell’imam siano «inaccettabili. Così come inaccettabile è stata la reazione di Netanyahu su Gaza. Gli esponenti musulmani che fanno parte del nostro tavolo della pace non la pensano così. Per loro è stato un atto crudele e blasfemo, perché il Corano vieta di uccidere donne, bambini e innocenti. Per la costruzione della pace queste frasi sono negative, ostative. Oggi deve vincere la speranza, dobbiamo ricostruire un clima di fiducia prima e, in prospettiva, di fraternità tra tutte le parti».

di Riccardo Bessone e Caterina Stamin

Photo Credits: www.lastampa.it