21 Marzo 2024

Milano, scritte antisemite in vari punti della città

Luogo:

Milano

Fonte:

Libero

L’odio sui muri: già 800 graffiti anti-Israele

L’ultimo sfregio è una scritta che inneggia alla distruzione dello stato ebraico. E l’autore è un writer vicino al Lambretta

“From the river to the sea”. Il murale, steso a caratteri cubitali lungo una trentina di metri, spunta lunedì sera. Dal fiume (Giordano) al mare (Mediterraneo): è un inno alla cancellazione dello Stato di Israele. La mano è quella di Davide “Smake” Nuzzi, street artist molisano ma trapiantato a Milano da oltre dieci anni, nome noto nel panorama antagonista e legato al centro sociale Lambretta (gli ex abusivi di recente regolarizzati dal Comune attraverso l’associazione Mutuo Soccorso nell’immobile di via Rizzoli 13/A concesso dall’ amministrazione per 18 anni a 275.000 euro totali). Quando la pattuglia della Polizia Locale di Zona 3 interviene è ancora pomeriggio e c’è appena lo “scheletro” della scritta: le lettere sono tracciate ma non già colorate di arancione con sfumature blu. A terra gli attrezzi del mestiere: bombolette, pennelli, spugne. C’è anche una sedia di plastica. Dopo poche ore l’opera sarà completata e fieramente documentata e rilanciata sui social. La digos, come sempre avviene nei casi di blitz “politici”, è stata subito informata dai ghisa. Il salto di qualità, rispetto al passato, è evidente. La tensione, sul fronte della guerra israelo-palestinese, si alza di ora in ora. E tracima persino sui muri. La città, ormai, è diventata un’enorme tela utile agli sfoghi “artistici” dei pro Gaza. Sarebbero tra gli ottocento e i mille, infatti, i graffiti sparsi per tutta Milano.

LA SCIA DEI CORTEI

Dal centro alla periferia. In inglese e in italiano. «Free Palestine». «Free Gaza». «Stop bombing». «Stop genocide». «Palestina libera». «Gaza libera». «Stop genocidio». «Con la Palestina fino alla morte». E poi bandiere rosse-nere-bianche-verdi, donne velate e pugni chiusi. Le zone più colpite dai raid a colpi di vernice, nemmeno a dirlo, sono quelle battute dai cortei anti-Israele che dal 7 ottobre scorso – giorno dei sanguinosi attacchi terroristici di Hamas – hanno attraversato in lungo e in largo la metropoli tra slogan, cori e vessilli contro l’Occidente nemico. I muri di via Padova, dove il 27 gennaio il presidio antagonista ha tentato di farsi corteo arrivando allo scontro fisico con polizia e carabinieri, ormai parlano palestinese. La concentrazione più alta di imbrattamenti è proprio qui, nelle viscere del quartiere più multietnico della città, e si allunga anche all’asse piazzale Loreto-via Vitruvio-stazione Centrale.

GAZA FREESTYLE

La street art in salsa gazista, del resto, si lega a doppio filo alla galassia dei centri sociali milanesi sin dal 2014, quando nasce il Festival delle Culture poi rinominato Gaza Freestyle Festival. Una «collettività di persone» che si divide in cinque gruppi: il gruppo skate, il gruppo donne, il gruppo musica, il gruppo media e ovviamente il gruppo writing. Ed è lì, nella striscia, che gli antagonisti si sbizzariscono ridipingendo case diroccati, carceri e luoghi abbandonati «per dare colore alla sofferenza». Nel 2022 i militanti del gruppo writing si sono concentrati su tre obiettivi: una lunga scritta «Free Palestine» al porto di Gaza con il volto di Vittorio Arrigoni (l’attivista rapito dagli jihadisti e trovato cadavere dai miliziani di Hamas il 15 aprile 2011, ndr); una «murata» al Green Hopes Gaza, il più grande skatepark della Palestina «alla cui costruzione il Gaza Freestyle ha dato un contributo fondamentale»; una terza «murata» a Jabalia, cittadina a nord di Gaza «che ospita uno dei più grandi campi profughi palestinesi». Dal Medio Oriente a Milano il passo è breve. Nel segno dell’illegalità. Scritte e murales, compreso quello realizzato lunedì sera, non sono infatti per nulla autorizzati dalle istituzioni: sono veri e propri blitz, per cui esiste anche un apposito nucleo anti-graffiti dei vigili, che non sottostanno ad alcuna regola. I messaggi politici, quando di mezzo ci sono gli antagonisti, la fanno sempre da padrone. Ma è abbastanza scontato che nessuno paghi, sia civilmente che penalmente, per quelli che a tutti gli effetti sono imbrattamenti.

SFREGIO AL MEMORIALE

Negli ultimi mesi, nemmeno i luoghi della Memoria dell’Olocausto sono stati risparmiati. Il 31 gennaio la scritta “Palestina Libera”, con tanto di falce e martello, è comparsa sui muri del Me Disegni e graffiti pro Gaza apparsi sui muri di Milano, da via Padova alla stazione Centrale L’ultimo murale, che inneggia alla cancellazione di Israele, comparso in Zona 3 mortale della Shoah, a pochi centimetri dall’opera “Binario 21, i Simpson deportati ad Auschwitz” dello artist aleXsandro Palombo. In un anno questo angolo di Milano, raffigurante la famiglia Simpson in veste di ebrei deportati ai campi di sterminio, è stato sfregiato cinque volte. Persino con scritte dal tenore antisemita come “W Hitler” e “Fuck Israele”. di Massimo Sanvito

Photo Credits: Libero