21 Marzo 2024

Bologna, università, aggressioni e minacce da parte degli studenti pro pal

Luogo:

Bologna

Fonte:

La Repubblica edizione di Bologna

Antagonisti in marcia contro l’Università la polizia carica il corteo per la Palestina

Il Teatro Manzoni circondato dai blindati. In via Indipendenza scontri e manganellate

Hanno cercato di forzare il cordone messo a protezione del Teatro Manzoni. E la polizia ha reagito con forza spingendo indietro i manifestanti con gli scudi. Ed è partita anche qualche manganellata dopo che gli studenti hanno lanciato contro i poliziotti bottiglie e altri oggetti. Quello che si temeva è successo, gli scontri ci sono stati, ma i 200 studenti dei collettivi che volevano “rovinare” la festa dell’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Alma Mater sono stati tenuti lontani. È stato però un pomeriggio ad alta tensione. È successo tutto in via Indipendenza, dove alle 17 è arrivato il corteo Pro-Palestina partito da piazza Verdi con l’intenzione di raggiungere l’auditorium per protestare contro «un’università che non ha mai preso in maniera netta le distanze della guerra a Gaza e che, per questo, va considerata complice del genocidio in atto». Il Manzoni era però completamente circondato dai blindati delle forze dell’ordine, ad ogni via d’accesso. Quando i ragazzi sono arrivati faccia a faccia con la polizia è cominciata una lunga trattativa tra gli organizzatori della manifestazione e la digos, conclusa con una sorta d’accordo con i vertici dell’ateneo. A un gruppo di ragazzi è stato consentito parlare per qualche minuto dal palco. Sembrava una partita chiusa, ma gli animi si sono scaldati quando la rappresentanza degli antagonisti ha dovuto attendere a lungo che si concludessero gli interventi programmati. Il corteo ha iniziato a muoversi verso il cordone di polizia e quando c’è stato il contatto con lo schieramento, gli agenti hanno reagito. Uno dei manifestanti ha scagliato contro i poliziotti un cestino dei rifiuti. Bloccato a terra, è stato rilasciato appena gli agenti si sono resi conti che era completamente ubriaco. La calma è tornata appena la delegazione degli universitari ha cominciato a parlare al Manzoni. Parole durissime contro l’Alma Mater e il rettore Giovanni Molari «responsabili di non aver interrotto i rapporti con Israele, autore di un vero e proprio genocidio». Poi il corteo si è nuovamente mosso poco prima delle 18 in direzione di piazza Verdi. Passando davanti al rettorato tra gli slogan contro i vertici dell’università, a terra è stata lasciata la scritta: “Unibo complice del genocidio”. E oggi si ricomincia: i collettivi hanno annunciato una contro-apertura dell’anno accademico in zona universitaria. Ieri in serata la Questura ha diffuso un comunicato sui tafferugli: due gli agenti feriti, in maniera lieve ai quali il questore Antonio Sbordone ha espresso solidarietà.

di Giuseppe Baldessarro

Bernini e quella kefiah sul podio “Non è un problema, lasciatela lì l’Università è luogo di confronto”

La protesta pro Gaza al centro della cerimonia: bandiera palestinese sul palco, contestato anche il rettore Molari

Sventola la bandiera palestinese sull’inaugurazione dell’anno accademico dell’Alma Mater. La kefiah ricopre il leggio dei relatori ufficiali. Il rettore Giovanni Molari viene accusato dal palco di «avere le mani sporche di sangue». E se l’ospite d’onore doveva essere Jacinda Ardem, l’ex leader neozelandese, a tenere banco fin dall’inizio alla cerimonia ieri all’auditorium Manzoni è stato il conflitto in Medio Oriente e il dissenso che in questi mesi ha agitato la comunità accademica, mentre fuori infuriava la protesta. Sfilano rettori e prorettori con la toga bordata d’ermellino, ma i primi a prendere la parola, alzandosi in piedi dalla galleria, sono gli studenti del collettivo Cambiare Rotta che con la bandiera palestinese in mano chiedono alla ministra Anna Maria Bernini, presente in platea, e a Molari, di interrompere ogni rapporto di cooperazione scientifica con Israele. Gridano “Fuori Israele dalle Università” e “Palestina libera”, tra gli applausi inediti di parte della platea. A infastidirsi è invece il deputato leghista Jacopo Morrone, che chiede vengano zittiti, ma a zittire lui è la ministra Bernini. «No, per favore, fammi una cortesia – lo bacchetta – Siamo in università, ascoltiamo tutti». È solo l’antipasto delle due ore di lì a venire. Tocca a Molari che nel raccontare presente e futuro annuncia che l’ateneo intende «potenziare tutte le misure d’accoglienza per chi fugge da zone di guerra, a partire dalla Palestina». Ma non basta. Glielo dice, tra gli interventi ufficiali, la presidente del Consiglio degli Studenti, Francesca Saccardi, che prima di iniziare il suo discorso stende la kefiah sul leggio. «Con quale coraggio insegneremo ancora nelle nostre aule il valore e l’importanza della memoria storica se non siamo in grado nel presente di essere coraggiose e coraggiosi e schierarci quando la storia ci chiede di farlo?» chiede tra i battimani. Sulla stessa linea Federico Barbino, in rappresentanza del personale tecnico-amministrativo. A sorpresa Bernini, chiamata sul palco, mentre il personale di sala porta via la kefiah rimasta in bella vista sul leggio, dichiara: «Per me la kefiah può restare. Questa, per quanto ci riguarda, è l’idea di università. La vera libertà è quella degli altri, la nostra è troppo facile da rivendicare». La ministra spiega però «che bisogna consentire a tutti di parlare, e non solo a chi ha tesi radicali. Io rispetto tutti e mi aspetto una reciprocità. Quando si è ascoltati, bisogna anche ascoltare. Altrimenti è un privilegio. E voi che siete onesti intellettualmente, e siete giovani, non potete vivere di privilegi». Poi finalmente è il momento di Jacinda Arbern, celebre per le sue dimissioni da Primo ministro, che tiene il suo discorso ed è l’unica a non pronunciare mai la parola Palestina. Parola che pero torna in primo piano quando, dopo averlo concordato con la Digos e il rettore, sul palco giungono, in rappresentanza degli studenti che fuori hanno manifestato, cinque ragazze. Sventolano la bandiera palestinese, si presentano come parte del collettivo Giovani palestinesi, denunciano la complicità del governo italiano a quanto sta accadendo a Gaza. Sotto gli occhi un po’ increduli di Ardern, mentre in tanti di nuovo fanno scattare l’applauso. Fino a quando se la prendono con l’Alma Mater e il rettore, colpevoli di avere le «mani sporche di sangue». Troppo, anche per chi fino a quel momento aveva simpatizzato. Dalla platea partono i fischi, Molari le invita ad andarsene. Una signora, vicino al generale Figliuolo, anche lui tra i presenti, commenta «che errore farle salire». «Dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico» prova il rettore a riportare, almeno sul finale, la normalità nell’inaugurazione dell’anno accademico più difficile degli ultimi anni.

di Emanuela Giampaoli

Photo Credits: La Repubblica edizione di Bologna