9 Marzo 2020

VKontakte la piattaforma sociale russa che concede largo spazio agli odiatori telematici

Fonte:

Il Fatto Quotidiano

Autore:

Pietro Mecarozzi

Tra nazisti e pedofili, il social russo VKontakte che sfugge a ogni regola

Una prateria senza limiti o codici morali, dove professare liberamente ideologie fasciste o neonaziste, vendere armi o trafficare materiale pedopornografico. Il social network russo VKontakte è tutto questo e molto altro, complici anche i blandi controlli e dalle maglie ben più larghe rispetto ai concorrenti occidentali. Il Facebook russo vanta una platea di circa 400 milioni di utenti, e nel 2019 è salito di diritto nell’olimpo dei 50 siti più popolari al mondo. Successo che trova, per l’appunto, spiegazione nelle policy tolleranti che la piattaforma adotta per le varie categorie d i contenuti, a partire da quelli riguardanti il ventennio fascista e la dottrina neonazista. La stessa dottrina che guida, secondo il recente report dei servizi segreti italiani, una”propaganda virtuale attraverso le piattaforme online”, mirata a irretire “i profili più esposti, ovvero quelli dei giovani”.

 DOPO AVER dato asilo alle pagine di Forza Nuova e CasaPound bannate dal veto di Zuckerberg, Vk è diventato quindi un ricettacolo di gruppi dediti a preservare la razza ariana e onorare l’eredità di Hitlere del Duce: sono circa 300 i gruppi pro-Führer e pro-Mussolini, senza contare la galassia nera amatoriale e i profili personali. A livello internazionale, a spiccare sono le pagine della comunità nazista americana Nsm Usa Public Action, quella del The Nordic Resistance Movement e gli oltre 20mila fan di Aryan Girls, mentre in Italia l’aggregatore comune rimane la parola Duce e il gruppo più emblematico quello dell’Ordine ario romano. Tra i componenti di quest’ultimo spiccava, fino a poco tempo fa, anche Miss Hitler, la 26enne milanese con un’aquila nera tatuata sulla schiena e la scritta “dux” sul braccio, recentemente indagata assieme a un’altra ventina di persone nell’ambito dell’operazione di polizia “Ombre nere”. Il gruppo appare ossessionato dal pericologiudaico e, nonostante la chiusura di alcuni account connessi, rimane tutt’ora rintracciabile e attivo. Così che, una volta dentro la pagina, basta cliccare su uno dei profili membri, “Lictoriae”, per capire la portata del fenomeno. Oltre a innumerevoli foto antisemite, corredate da scritte del tipo “Ogni ebreo un infame” oppure “Periranno tutti sotto il sacro simbolo della lotta ariana”, il carattere più inquietante è il crocevia di link che si snodano da un singolo account. Dagli shop come “Langson Art”, specializzata nella vendita di stemmi con svastiche e volti del Führer, alle comunità nelle quali si commerciano armi, come il “Mercatino delle armi nuove e usate Italia”, “Usarmy-shop” o i profili privati come quello di Nathaniel Eidelberg, fino a fantomatici movimenti Nazional-Fascisti che tra saluti romani e foto di rito invocano un congresso delle forza antisemite all’Hot Shower Fest, un rinomato festival di estrema destra popolare tra i fascisti del terzo millennio. Ad appesantire la reputazione del social, come se non bastasse, compaiono pure le fake news. Tra cospirazioni che considerano “l’Olocausto un’industria per fare soldi” e illazioni miste a sessismo contro Carola Rackete, nello spezzatino disinformativo ci è finito anche il coronavirus. Scorrendo la bacheca di Vk si trovano commenti e articoli creati ad hoc per dare una lettura cospirazionista dell’epidemia, mentre sono a migliaia i post – falsi secondo la Procura generale russa – che denunciano il contagio di una buona parte della popolazione moscovita. Destando non pochi dubbi, il Roskomnadzor (l’Autorità garante per le comunicazioni) ha prontamente cancellato i contenuti in merito, con criteri tutt’altro che trasparenti. Come è possibile tutto ciò? La creatura dell’imprenditore russo Pavel Durov, assieme alla versione di messaggistica Telegram, è famosa per essere un baluardo della privacy a ogni costo. E anche se nel 2014, per motivi mai ben chiariti, la piattaforma è passata in mano a due oligarchi molto vicini a Vladimir Putin, cioè Igor Sechin e Alisher Usmanov, Vk ha posto la riservatezza come suo principio cardine, che si trattasse di conversazioni tra amanti, tra terroristi o tra pedofili. Una scelta coraggiosa, non priva però di complicazioni.

VKONTAKTE, così facendo, non è solo il luogo dove si sono trasferiti armi e bagagli, dal 2016, fanatici e sostenitori dell’estrema destra, bensì in breve tempo è divenuta una piattaforma dove la pornografia scorre libera e priva di censura (sono circa 3mila i gruppi e 60mila i video alla dicitura porno), lasciando così spazio aperto anche a tutte le storture del caso. “In circa 5 anni,dal 2014 a oggi, la nostra Onlus ha smascherato più di 250 profili in possesso di materiale pedopornografico presenti nella piattaforma Vk”, spiega don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, nota per la sua lotta contro la pedofilia e la tutela dell’infanzia. “Il numero corrisponde a utenti reali. È una situazione preoccupante, aggravata dalla flessibilità di azione che il social russo concede, grazie alla quale chi spaccia questo tipo di materiale può appoggiarsi a server esteri difficilmente rintracciabili. Si parla di decine di migliaia di contenuti pedopornografici che in tal modo, passando da Vk, sono distribuiti in tutto il mondo”. Nonostante la Convenzione di Lanzarote del 2007 in materia di protezione dei bambini contro lo sfruttamento egli abusi sessuali, sul sito russo continuano quindi a proliferare loghi e simboli identificativi delle organizzazioni pedofile e delle loro preferenze sessuali (“boylove”, “girllove” e “childlove”). E non finisce qui. Altre finestre inquietanti si aprono alla ricerca delle parola inglese “rape”, ovvero stupro. Sono circa 20mila i video e 200 le comunità che, con diversi gradi di gravità, propongono l’argomento senza remore o controlli, inquinando il sottobosco dell’intera piattaforma che già di per sé non brilla per legalità. Qualcosa più di un semplice sospetto rimane inoltre la questione del revenge porn: in quanto chiunque può caricare video o immagini a sfondo sessuale che coinvolgono altre persone, spesso poco più che adolescenti, a loro insaputa. In quello che ha tutta l’aria di non essere un normale social network.