16 Aprile 2021

Saul Meghnagi e Raffaella Di Castro (a cura di), L’ebreo inventato-luoghi comuni, pregiudizi, stereotipi, La Giuntina, 2021

Fonte:

Il Manifesto

Autore:

Lia Tagliacozzo

Come decostruire luoghi comuni e pregiudizi sedimentati nel tempo

Un volume collettaneo a cura di Saul Meghnagi e Raffaella Di Castro per Giuntina

«Alla “logica” del pregiudizio e dello stereotipo non si può rispondere contrapponendo semplicemente il vero al falso, il positivo al negativo», si tratta infatti di una «logica» che si sottrae alla razionalità. Da questa consapevolezza prende le mosse L’ebreo inventato-luoghi comuni, pregiudizi, stereotipi a cura di Saul Meghnagi e Raffaella Di Castro (Giuntina, pp. 312, euro 18).

ALLE SEMPLIFICAZIONI che propongono «un ebreo immaginario» non basta infatti opporre strumenti conoscitivi e argomentazioni, ma bisogna- sostengono Meghnagi e Di Castro – «avere un metodo». Si tratta di individuarne la concatenazione concettuale per poi troncarla: «occorre cioè, dietro l’apparente coerenza e fissità dei suoi “sillogismi” riportare alla luce le contraddizioni, le complessità e le trasformazioni dei fenomeni». Da qui, l’indice del volume, surreale solo in apparenza: «Vi considerate superiori, il popolo eletto», «Il vostro è il Dio della vendetta», «Avete usanze barbare come la circoncisione», «Dichiararsi antisionisti non vuol dire essere antisemiti», «Vi sentite più ebrei che italiani» sono i titoli di alcuni dei saggi. Un florilegio di luoghi comuni che il libro collettaneo cerca, appunto, di smontare. Inizia Gadi Luzzatto Voghera dalla constatazione di una attenzione crescente verso l’antisemitismo, «un fenomeno in netta crescita a tutti i livelli» in cui convergono fenomeni diversi: «l’intensificarsi del cosiddetto hate speech (discorso d’odio), la violenza razzista in genere xenofoba, le azioni contro la comunità Lgbtq e la violenza sulle donne. Tutti fenomeni che gli studi sociologici tendono a considerare fortemente connessi tra loro. E tutti in generale crescita».

PUR RIGUARDANDO quindi una realtà specifica della società e della storia culturale italiana – gli stereotipi che riguardano la minoranza ebraica – il libro ha un’acutezza paradigmatica nel decostruire luoghi comuni sedimentati nel tempo. «Gli ebrei – scrive Meghnagi – non sono definibili solo in relazione al credo religioso; sono un popolo che ha costruito la propria fisionomia culturale attraverso pratiche, rituali, usi, tradizioni, normative, sistemi di valori, modi di essere e di pensare. Sono il risultato di un costante confronto con la storia e con gli altri gruppi umani con cui hanno convissuto: nel tempo, hanno assunto lingue e modi di lettura e decodifica della realtà propri dei luoghi di residenza, a fianco a quelli della comunità di origine. Sono l’esito di un processo di ibridazione, rimescolamento, riscrittura dei proprio modo di essere e di pensare». Ciascun singolo pregiudizio discende così proprio da questo costante essere in relazione con «gli altri» oltre che con chi esercita il potere, scrive Raffaella Di Castro, «tutti i pregiudizi si innestano su una base di verità per semplificarla, irrigidirla, alienarla dal suo contesto originario», come spiega anche David Bidussa nel capitolo dedicato all’usura e al denaro: «II prestito ad interesse a titolo privato (…) è svolto, nella sua fase iniziale, dagli ebrei, unici autorizzati ad assolvere a tale compito. II prestito ad interesse rende molti cristiani debitori di ebrei, cosa che appare insopportabile agli occhi della Chiesa. Su questa base viene alimentato un pregiudizio».

L’IDEA DI «POPOLO ELETTO” e quella del dio della vendetta contrapposto al dio cristiano dell’amore è invece spiegata dal rabbino Roberto Della Rocca. Dell’accusa di deicidio scrive Daniele Garrone: «L’idea di una perenne colpevolezza degli ebrei per la morte di Gesù e di una loro maledizione perpetua ha pervaso per secoli non soltanto la teologia, ma anche la predicazione e la catechetica cristiane entrando in questo modo a far parte del bagaglio culturale e dell’immaginario del cristiano “normale”». Sulle incrostazione antisemite di alcuni discorsi antisionisti e dell’equazione che vuole che gli ebrei compiano oggi sui palestinesi ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei come sulla «demonizzazione» che si sostituisce al giudizio politico scrive Claudio Vercelli, collaboratore del manifesto. Il capitolo sulla circoncisione – «un uso barbaro» recita il titolo e il pregiudizio cui fa riferimento -è firmato dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e da Livia Ottolenghi La riflessione su quanto accaduto alle comunità ebraiche del mondo arabo e al loro esodo silenzioso e dimenticato – indipendentemente dalla nascita dello stato d’Israele, che è il luogo comune che gli si accompagna – è raccontato da Fiona Diwan mentre il saggio che declina «cittadinanza, nazionalità e identità nella Costituzione italiana» è di Davide Jona Falco.