31 Gennaio 2023

Milena Santerini, ex Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo fa un bilancio del suo mandato

Fonte:

Riflessi Menorah

Autore:

Massimiliano Boni

Milena Santerini, ex Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, descrive l’impegno di questi due anni e cosa c’è ancora da fare

Professoressa Santerini, per quanto tempo ha svolto il ruolo di Coordinatore Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo?

Milena Santerini (a destra), Liliana Segre e Mario Draghi. La Santerini insegna pedagogia all’Università cattolica di Milano ed è stata parlamentare dal 2013 al 2018, eletta con Scelta civica

Sono stata nominata nel gennaio 2020, con il secondo governo Conte, e confermata dal governo Draghi, nell’aprile 2021, esercitando il mio mandato fino all’insediamento del governo Meloni.

Come nasce la figura del Coordinatore?

Si tratta di una carica chiesta dal Parlamento europeo, nel 2017, che incoraggia ogni paese a creare un Coordinatore. L’Italia è stata tra i primi ad adempiere, assieme, ad esempio, ad Austria e Francia (dove il coordinatore si occupa anche di razzismo).

C’è una legge che prevede questo ruolo?

Il coordinatore è stato istituito con Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (d.P.C.m.), che ne ha previsto la collocazione nella Presidenza del consiglio. È una scelta interessante, perché in tal modo si ha una visione più ampia, si svolge al meglio il ruolo di coordinamento, perché si è nel cuore delle istituzioni.

Di che si occupa il Coordinatore?

Quando sono arrivata nessuno aveva idea di cosa dovessi fare; quindi per così dire, ho inventato le funzioni della figura. Avevo però un mandato: realizzare una ricognizione relativa al recepimento della definizione IHRA nel nostro paese. Da qui, ho ritenuto poi di interpretare il mio ruolo, sempre con il sostegno della Presidenza del consiglio, fino a progettare una Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo, elaborata sulla base della definizione IHRA.

La strategia è stata efficace?

Mi permetto di dire che è stato un esempio anche all’estero, perché poi è nata una strategia europea, e tutti gli Stati sono stati incoraggiati a fare quello che noi già avevamo.

Come c’è riuscita?

Dal giugno 2020, per un anno, ho coordinato un gruppo con rappresentanti Ucei, IHRA, Cdec, e i ministeri dell’Istruzione, Esteri e Giustizia, oltre ad esperti, come giuristi penalisti. Abbiamo lavorato in una situazione d’emergenza, col Covid, ma abbiamo steso il documento, e poi abbiamo creato il sito “no antisemitismo”. Questo ha consentito di far acquisire autorevolezza alla figura del coordinatore e diffondere la Strategia nel paese, cosa non facile, se pensa che eravamo in una fase in cui il paese era concentrato su altre priorità, come il PNRR.

Come giudica il lavoro svolto?

Direi che la politica italiana contro l’antisemitismo oggi si incentra su due punti: la Strategia elaborata dal Coordinatore e dalla “Commissione Segre”. A questo punto, occorre continuare su questa strada, altrimenti rimarrà un pezzo di carta.

È soddisfatta dei risultati ottenuti?

Abbiamo fatto molto. Sono state redatte le Linee guida contro l’antisemitismo nelle scuole, che stiamo presentando in tutti gli Uffici regionali, a fine anno tutte le Regioni saranno state visitate. Le Linee guida non si occupano solo di tutelare la memoria, ma spiegano come affrontare i pregiudizi inconsci dei ragazzi, il pregiudizio contro Israele, e l’ignoranza sull’ebraismo. Poi abbiamo favorito la formazione della magistratura e delle forze dell’ordine, realizzando corsi con la Scuola superiore della magistratura e il Ministero dell’interno. Sui Social media, poi, il problema è aperto. In generale, come sappiamo, è difficilissimo intervenire sulle grandi piattaforme; c’è bisogno di un intervento normativo, sia europeo che nazionale. Perciò auspico un intervento legislativo, che moderi e imponga alle piattaforme di combattere i discorsi d’odio. Abbiamo poi lavorato con Google, Amazon, Tik Tok, per monitorare i contenuti antisemiti con celerità. Per Google abbiamo elaborato un lessico che contiene espressioni tipiche antisemite, così oggi quando si fanno certe ricerche (ad esempio: “Protocolli dei Savi di Sion”), la piattaforma mette in evidenza i siti che chiariscono si tratti di una falsità, anziché quelli che spargono menzogne. Sul piano religioso, infine, abbiamo formato gli insegnanti di religione, insieme ai responsabili degli uffici diocesani, presentando le linee guida. Certo, poi ci sono alcuni punti su cui occorre ancora lavorare molto.

Le linee guida sono uno strumento di educazione nella scuole contro ogni forma di antisemtiismo

Nella magistratura, però, non sembra ci sia molta sensibilità nella lotta all’antisemitismo.

Ho commentato molto duramente la recente decisione di assolvere chi aveva indossato la maglietta con su scritto “Auschwitzland”. La strada tracciata è quella della continua formazione dei magistrati, perché è evidente che molti di loro ancora non percepiscono la gravità del saluto romano o della maglietta. Va chiarito il legame tra la banalizzazione e la distorsione della shoah e l’incitamento all’odio.

Cos’altro non va?

In Parlamento, le richieste che avevamo fatto, e cioè: punire in più casi l’apologia di fascismo e l’hate speech on line, non sono ancora state soddisfatte. Mi aspetto che prima o poi il Parlamento si attivi. Nel mondo del calcio, io m’aspetto ora che il nuovo coordinatore agisca, come ha già dichiarato, perché è noto il forte antisemitismo nelle curve. Credo che si potrebbe agire di più, ad esempio da parte della giustizia sportiva, o con la maggiore sensibilizzazione dei club; se devo esprimermi, credo che più severità sarebbe auspicabile. Anche la federazione dovrebbe essere più incisiva. Quando abbiamo chiesto che sia vietato di usare il n. 88 sulle maglie (un noto richiamo al nazismo, n.d.a.) solo il Milan ci ha risposto. Poi si fa la campagna importante e utile “noi non dimentichiamo”, però ci vorrebbe più coerenza.

gli stadi sono uno dei luoghi in cui maggiori sono i casi di antisemitismo

E nelle Università?

In Italia a mio avviso l’odio contro Israele è forse meno visibile di quello neonazista o della distorsione dell’Olocausto. Tuttavia si sta creando tra i giovani una simpatia per la causa palestinese, come “nuove vittime” al posto degli ebrei. È chiaro che occorre agire a livello culturale, dialogare con i giovani. Ad esempio sono intervenuta sulla radio dell’Università statale di Milano dove si era parlato di “sterminio” israeliano contro i palestinesi. Parlando con loro gli studenti hanno compreso. Io sono pedagogista, vorrei precisare che dialogare non vuol mancanza di fermezza o incisività, ma esattamente il contrario. Nella prima parte della Strategia, dedicata alla definizione di antisemitismo, è chiarito il confine sottile tra critica a Israele e antisemitismo. Non possiamo negare la critica a Israele, ma dobbiamo individuare il confine oltre i quali non si può andare. Quando la critica è una forma di antisemitismo? Posso criticare i coloni, il governo, la Corte suprema?

Nel mondo universitario italiano si diffonde il BDS (Boycott, Disinvestemet and Sanction) contro Israele?

A me non risulta un aumento di casi, anche se non escludo che si stia diffondendo, e specie a livello giovanile avviene in particolare nei momenti di esplosione dei conflitti. Il conflitto in Medio Oriente fa da detonatore. È un discorso per ora sommerso, ma temo riemergerà.

A che punto è l’antisemitismo in Italia?

manifestazione no vax

Dal punto di vista dei dati, forniti dal Cdec, gli atti di antisemitismo fino a oggi sono sostanzialmente costanti, poco oltre i 200. C’è stato un aumento nel 2019, con la nascita della commissione Segre. Ripeto però che, ad oggi, l’Italia è sotto la media europea. Certo, potremmo dire che c’è un 10/15% della popolazione italiana che ha pregiudizi antisemiti espliciti, non pochi, a cui si aggiunge una fascia coperta, che ha pregiudizi impliciti. Non dobbiamo essere allarmisti, ci sono anche aspetti positivi: ad esempio per SGW c’è un’alta percentuale di italiani che ritiene importante ricordare il Giorno della memoria. Però non dobbiamo sottovalutare questa ostilità sommersa che potrebbe riemergere in qualsiasi momento e trasformarsi in odio, come è avvenuto durante la guerra, né la banalizzazione della memoria, come hanno fatto i no vax.

Lei ha da poco lasciato l’incarico, perché non riconfermata dal governo Meloni. Si è sentita sostenuta dal governo precedente?

un viaggio della memoria

Certo c’è stata condivisione di intenti, ma sarebbe stato importante poter avere più risorse per svolgere i miei compiti, come una segreteria tecnica. Credo che i ritardi dipendano dalla lentezza della burocrazia, che avrebbe dovuto impegnarsi in modo importante nella struttura della Presidenza del consiglio.

Cosa servirebbe per rafforzare il Coordinatore?

Il mio omologo tedesco ha un budget di 1 milione all’anno: faccia lei la differenza. Occorre un ufficio, dei collaboratori per contare su una squadra ed essere più incisivi. Servirebbe un riconoscimento dell’importanza di questo ruolo.

È stata sostituita da un prefetto, Pecoraro, mentre lei è una pedagogista: che messaggio dà il governo?

Giuseppe Pecoraro, prefetto, nuovo coordinatore per la lotta contro l’antisemitismo

Sarebbe sbagliato dare il messaggio che si passa dall’educazione alla repressione. Io spero si comprenda che un intervento a tutela dell’ordine pubblico è sempre prima di tutto culturale e sociale, e che ambedue i piani sono importanti. L’azione a vari livelli – normativo, sociale, formativo, culturale – va affiancata a interventi forti sul piano civile e penale.

Il prefetto Pecoraro l’ha cercata per lo scambio di consegne?

No, non ancora.

I prossimi suoi impegni?

La Santerini con Andrea Riccardi, della comunità di S. Egidio, e la Segre

Ho cominciato a occuparmi della Shoah nei primi anni 90, insieme a Goti Bauer, Nedo Fiano, Liliana Segre. Insieme alla Segre è nata l’idea del Memoriale, dove con la Comunità di Sant’Egidio ricordiamo la sua partenza per Auschwitz ogni 30 gennaio. Oggi sono Vicepresidente del memoriale, faccio parte della Delegazione IHRA e del CDEC. Al Consiglio d’Europa ho avuto il ruolo di Rapporteur generale contro l’intolleranza e il razzismo. Ho scritto libri sul tema già nel 2004. Insomma, il mio lavoro contro tutte le forme di odio non è nato con la nomina a Coordinatrice e continuerà in futuro.