9 Marzo 2023

Intervista al professor David Meghnagi sull’antisemitismo

Fonte:

Il Riformista

Autore:

Umberto De Giovannangeli

«Gli antisemiti attaccano Schlein per attaccare la democrazia»

«Il complottismo e le accuse contro le presunte lobby, anche quando non fanno esplicito riferimento agli ebrei, prima o poi li prendono di mira: un dispositivo di odio collaudato»

Fango antisemita su Elly Schlein. La campagna di odio di cui è stata oggetto la neo segretaria PD è qualcosa di profondo, viscerale, che non va sottovalutato, e che trae spunto e alimento dai più retrivi pregiudizi e stereotipi anti ebraici. Il Riformista ne discute con il professor David Meghnagi, già Vicepresidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) e delegato per l’Italia presso la Conferenza dell’Osce contro l’antisemitismo.

Professor Meghnagi, la neo segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, è stata oggetto di una campagna di odio che ha fatto leva sulle sue origine ebraiche. Cosa racconta questa storia?

La storia di un odio millenario che come un fiume carsico attraversa la nostra società, riemergendo quando meno te l’aspetti. Le cito un episodio che mi è accaduto molti anni fa, ma che aiuta a capire. Durante un ricovero feci la conoscenza di un giovane al quale detti diversi consigli per gli studi e per il lavoro. A quell’epoca mia madre era viva e il venerdì pomeriggio mi fece recapitare del pane preparato da lei per lo Shabbath. Quando gli offrii del pane caldo e fumante, rifiutò. Dal suo sguardo confuso intuii che nel rifiuto c’era qualcosa di non detto. Il riflesso di Pavlov diceva chiaramente che il pane aveva stuzzicato l’appetito. Qualcosa aveva provocato un corto circuito psichico. Spezzare il pane con il sale è dalla notte dei tempi un atto di amicizia e di fiducia condivisa. Il giovane mi aveva sentito parlare in ebraico, il mio nome non dà adito ad equivoci. Ma qui c’erano forse altre motivazioni che non so come mi balenarono nella mente. Gli dissi che al contrario di quanto forse aveva falsamente appreso a casa da bambino, gli ebrei non impastano il pane con il sangue dei bambini cristiani. Gli dissi che era una falsa accusa che ha provocato tanto sangue innocente. Come se avessi letto nel suo pensiero, mi chiese scusa. Da piccolo aveva effettivamente sentito qualcosa del genere nel periodo delle festività pasquali. Il giovane prese il pane, lo mangiò e parlammo d’altro.

L’Osservatorio antisemitismo del centro di documentazione ebraica di Milano ha rilevato una serie di post e tweet sulla nuova segretaria del Pd ribattezzata “Elly Shloma” e “garante dell’ebraismo internazionale”. Sono stati riscontrati infatti diversi commenti antisemiti o complottisti alla vittoria di Elly Schlein alla presidenza del Partito Democratico. “Alcuni utenti – si legge nel report del Cdec – riprendono il mito accusatorio dell’ebraismo internazionale”, degli “ebrei ashkenaziti” e di Soros, sempre legando tutto alle sue origini ebraiche paterne per alimentare l’idea che tutto faccia parte di un complotto ebraico. Un utente sostiene che gli ebrei, dopo 2000 anni, si stanno vendicando degli italiani che “li hanno cacciati” da Israele, mentre un altro sostiene di cominciare “a comprendere Hitler.”

L’elezione della Schlein rappresenta sul piano culturale uno sviluppo nuovo. Non tanto per la persona, quanto per le rappresentazioni simboliche che veicola in una zona carsica dell’inconscio, indipendentemente dalle sue convinzioni e dalle sue scelte personali. Negli Stati Uniti dove le *** comunità ebraiche hanno conosciuto una grande stagione di progresso e sono una parte integrante e importante della cultura del Paese, non c’è mai stato un presidente ebreo. Ci sono stati presidenti cattolici e afroamericani, ma un ebreo ancora no. Nel periodo dello Stato risorgimentale l’Italia fu sotto questo aspetto un esempio per il mondo intero. Gli ebrei parteciparono attivamente alla vita del Paese in ogni sfera della cultura e della società. Con le Leggi razziste del 1938 un intero mondo andò in frantumi L’Italia precipitò nell’abisso e nonostante si sia dopo la guerra rinnovata ed è profondamente cambiata, c’è ancora molta strada da fare nella lotta al pregiudizio.

Non si tratta solo di odiatori seriali da tastiera. Fatto. forse. ancora più grave c che. secondo l’Unione Giovani Ebrei d’Italia (Ugei) questo tipo di contenuti sarebbero stati condivisi anche da alcuni politici come Chiara Bonomi. assessore alla sicurezza urbana del comune di Abbiategrasso e Nella Corrado. consigliere comunale ad Arluno. che stilando un elenco dei “difetti” di Schlein avrebbero menzionato il fatto di essere “ebrea ashkenazita».

La cultura del complottismo, le accuse contro il cosmopolitismo e le presunte lobby, anche quando non fanno esplicito riferimento agli ebrei, prima o poi finiscono per prenderli di mira. Si tratta di un dispositivo di odio collaudato che ha fatto da sfondo alla diffusione del falso storico del “I Protocolli del savi di Sion” e che ha origini lontane. L’antisemitismo prescinde dalla presenza fisica degli ebrei. La violenta campagna antisemita scatenata dal regime comunista in Polonia nel 1968, avvenne in un Paese dove gli ebrei dopo lo sterminio nazista e la fuga di chi era sopravvissuto, erano quasi scomparsi. Era nei fatti la manifestazione di un odio antiebraico senza ebrei. Nel mondo islamico, da cui gli ebrei sono fuggiti in massa, dopo essere stati perseguitati e depredati, c’è molto più antisemitismo oggi che in passato. L’odio antiebraico si è coagulato in un unicum indifferenziato contro tutti gli ebrei e contro lo Stato ebraico accusato non per quello che fa, ma per il fatto di essere.

Senza memoria non c’è futuro. Ma non crede che l’antisemitismo di cui Schlein c stata Vittima nasce proprio da un colpevole, voluto. oblio della memoria. che connota tuia società che vive in un eterno presente, senza un prima né un dopo?

In una società liquida e confusa che fatica a immaginare un futuro condiviso, dove la cultura del complottismo ha assunto un richiamo crescente (si pensi a l’uso che se ne è fatto con il Covid), l’intero schieramento della politica, dovrebbe farsi più consapevole dei pericoli che si annidano nelle derive del linguaggio e nell’odio diffuso attraverso i social. Per rispondere a chi l’accusa di avere un presunto “naso ebreo”, la Schlein si è appellata ad un presunto “naso etrusco”. Uno scivolone le cui intenzioni non erano certamente di ridurre la complessa dell’identità e dell’appartenenza a una presunta forma del naso. Ma il linguaggio ha una sua logica e in politica non lo si deve in alcun modo trascurare. L’antisemitismo non è solo ed unicamente l’espressione di uno stereotipo di matrice razzista utilizzato per colpire gli ebrei in un loro presunto aspetto fisico. L’antisemitismo è una costruzione ideologica che ha come obiettivo la distruzione del sistema democratico e prende di mira gli ebrei con tali finalità. Ed è per questo e non per altro che è stata odiosamente attaccata. Rivendicando il suo lato paterno, la Schlein si è dichiarata “non ebrea” in quanto nell’ebraismo la trasmissione è matrilineare. Una definizione adatta per un seminario sulla giurisprudenza rabbinica di matrice ortodossa, che nel contesto della risposta manifesta una evidente difficoltà a fronteggiare le sfide con cui dovrà misurarsi su questo terreno insidioso. Elly Schlein non si sarebbe mai riferita ad un elemento religioso, se suo padre fosse appartenuto per origine ad una delle diverse Chiese locar avrebbe giustamente rivendicato quel suo lato in termini storici e cultural’, tanto più che in quelle aree del mondo l’appartenenza religiosa e quella nazionale sono fortemente intrecciate. Ma per chi sa leggere tra le righe, c’è un brano delicato che parla da solo e che non ha bisogno di commenti: “lo e mio padre siamo andati nel 2018 in Polonia a cercarli con le loro foto e non abbiamo più trovato nessuno. Sono stati tutti spazzati via dall’Olocausto» Era questo sentimento che gli antisemiti volevano colpire, ferire umanamente e delegittimare. In un mondo in cui la differenza è assurta a valore ed è declinata talora come assoluta, anche quando fa vacillare l’idea di un bene comune da custodire e valorizzare, la differenza ebraica sembra rappresentare ancora un problema. La questione ebraica è in realtà una questione antisemita. Ed è su questa patologia del pensiero che gli antisemiti puntano. Sanno per esperienza che in un mondo in profonda crisi il dispositivo potrebbe funzionare.