Autore:
Giovanni Baldini
La galassia nera
Inchiesta su social network e i movimenti di estrema destra: chi sono, come si muovono e cosa vogliono, anche dai più giovani. Dall’ultimo numero de «La ricerca», “Meditate che questo è stato”.
Il mondo dell’estrema destra ha conosciuto negli ultimi anni una trasformazione che ne ha ribaltato le strategie politiche e, come immediata conseguenza, le strategie organizzative e comunicative.
La percezione di un dilagare degli slogan e delle parole d’ordine di gruppi come CasaPound Italia e Forza Nuova è confermata quantitativamente da un’indagine che abbiamo condotto a partire dal 2015 sui social network.
Le 5000 pagine Facebook che abbiamo censito a metà 20181 avevano prodotto complessivamente, nel corso della loro esistenza, circa 2 milioni di post, oltre 60.000 nel solo mese precedente le elezioni di marzo del 2018: un investimento di energie notevolissimo. Poco meno di 1000 il numero di pagine attribuibili a CasaPound, altrettante quelle per Forza Nuova. E poi giù nei gruppi più piccoli, fino a quelli piccolissimi, dove un ribollire di sigle dalla vita breve o brevissima testimonia vitalità e desiderio di emergere.
Le misure che si possono fare su questa rete di relazioni fra pagine Facebook (si noti che abbiamo indagato solo le pagine pubbliche delle formazioni dell’estrema destra e non gli account personali dei loro militanti) rivelano uno degli aspetti caratterizzanti del cambio di prospettiva politica effettuato da alcuni gruppi “nuovi” rispetto ai partiti classici che occupano quel settore della politica italiana.
Non più semplici partiti, ma ecosistemi
A titolo di esempio: se si suddividono tutte queste pagine per tipologia si scopre come per una formazione di vecchio stampo come il Movimento Sociale Fiamma Tricolore nell’80% dei casi la pagina si riferisca alla normale declinazione territoriale del partito, “Fiamma Tricolore Napoli”, “Fiamma Tricolore Milano” ecc.
La stessa osservazione è però radicalmente diversa quando la si fa per CasaPound Italia: 80% è la porzione di pagine che non sono declinazioni territoriali. Ed è in questa porzione che troviamo un associazionismo capillare, la “metapolitica” secondo CasaPound Italia, ovvero un formicolante insieme di nomi che sono ad un tempo strumento di propaganda, un tentativo di egemonia culturale, una comunità, una forma diversa di presenza territoriale, un modo di relazionarsi con cittadini e istituzioni e, infine, un certo “farsi Stato”.
Squadre sportive e band musicali, gruppi di motociclismo, scout, escursionismo, paracadutismo, immersioni ed ecologia. Protezione civile e politica studentesca, un sindacato, solidarietà internazionale, sportelli al cittadino e comitati di quartiere. Centri culturali e librerie, riviste, una radio web, case editrici, linee di moda e teatro. Sono decine e decine queste realtà satelliti che compendiano e allargano le capacità del nucleo politico2.
Sia chiaro, sebbene una certa utile ambiguità si possa creare, non si tratta in genere di un travisamento. Il collegamento diretto con la casa madre è esplicito, non di rado espressamente rivendicato.
In Forza Nuova l’operazione è analoga, anche se non arriva ai livelli di CasaPound. In proporzione alle energie disponibili, la cosa si ripete anche per Lealtà-Azione3 e sono molti i tentativi di imitazione in gruppi ancora minori.
Realtà e rappresentazione
Va chiarito subito che questa impressionante pletora di associazioni non moltiplica il numero di militanti. Di fatto le varie associazioni o i gruppi musicali sono composti dalle stesse persone che cambiano casacca a seconda del tipo di attività che portano avanti in una determinata circostanza. È, se vogliamo, una sorta di branding che aumenta la visibilità, ma oltre a questo certamente ha una funzione centrale nelle logiche interne. Un ragazzo che si avvicina a questi gruppi può farlo attraverso percorsi non esclusivamente politici, la musica è un esempio eclatante in questo senso. Inoltre, una volta entrato a far parte di una di queste formazioni, un neoiscritto può sperimentare una militanza totalizzante, un’esperienza dove tutto è parte di quella organizzazione politica: ogni sua passione, dalla birra con gli amici a interessi sportivi, sociali o culturali, può esprimersi inquadrato lì dentro. Non solo politica, ma comunità.
E comunque non tutto funziona, molti progetti nascono per fallire in breve tempo, altri sono solo annunciati, altri ancora durano e poi decadono. Infine, l’autorappresentazione gonfia risultati che magari invece sono magrissimi. Questo però non toglie attrattiva: i militanti di queste organizzazioni hanno la sensazione e la convinzione di fare qualcosa di efficace anche quando la reale incidenza è irrilevante rispetto a quella di associazioni con ben altra strutturazione, come le campagne di aiuto ai meno abbienti a confronto dell’azione della Caritas o dell’escursionismo a confronto con il CAI.
Quale fascismo
La precisa identità politica di queste organizzazioni è relativamente variegata. CasaPound si dichiara, senza mezzi termini, fascista ed erede della Repubblica Sociale Italiana. Avendo intuito che i tempi erano maturi, si può dire che CasaPound sia stata la prima organizzazione a fare pubblicamente outing su questo tema.
Forza Nuova ha fatto inizialmente causa a chi la aveva definita un partito fascista, e la cosa è sfociata in ben due processi, che i dirigenti di Forza Nuova hanno perso. Quindi ha iniziato a tenere una posizione ambigua, affermando che chi li chiamava fascisti non aveva capito la loro vera essenza, ma che comunque non la consideravano un’offesa. Infine negli ultimi anni Forza Nuova, improvvisamente superata in audacia da CasaPound, non ha più remore a fare esplicito riferimento al fascismo. Dicono di essere fascisti, ma lo sono veramente?
La questione è molto ampia e forse anche fuorviante se si vuole concentrarsi su cosa questo voglia dire per la pratica quotidiana e per l’azione politica. D’altra parte il mondo dell’estrema destra è fortemente frazionato ed è legittimo chiedersi se le contrapposizioni ideologiche (ad esempio il laicismo di CasaPound e l’adesione al tradizionalismo cattolico di Forza Nuova) possano essere tutte riconducibili all’alveo del fascismo storico. Sebbene le contrapposizioni siano un campo di analisi interessante, credo che sia più proficuo trovare cosa unisce queste formazioni piuttosto che ciò che le divide.
Differenzialismo
Uno dei fattori unificanti per l’estrema destra, non solo italiana, è il differenzialismo. Partendo dall’assunto antirazzista che non esistono razze ma solo varie culture umane, che fra queste culture non vi siano graduatorie, che tutte siano parimenti degne e di grande valore nel mosaico culturale che la specie umana esprime complessivamente, il differenzialismo postula la necessità di erigere muri – metaforici o meno – a difesa di queste culture, per preservarle da mutue contaminazioni. Di conseguenza, chi si oppone a questa visione, chi non vuol difendere la propria cultura dall’incontro con le altre, è l’unico vero razzista, è un «autorazzista».
Il differenzialismo «è un razzismo in cui il tema dominante non è il fattore biologico ma l’insormontabilità delle differenze culturali, un razzismo che, a prima vista, non postula la superiorità di certi gruppi o certi popoli in relazione ad altri ma “solo” la pericolosità dell’abolire confini, l’incompatibilità degli stili di vita e delle tradizioni» (Balibar e Wallerstein 1991).
Il differenzialismo è un razzismo nel quale l’idea di “cultura” è sostituto funzionale dell’idea di “razza”, perché di fatto sono immutati i sentimenti e le pratiche di esclusione, segregazione e respingimento. Di fatto sono immutati gli obiettivi, in una suddivisione che passa da quella fra razze superiori e razze inferiori a quella fra chi ci è identico per cultura e chi ci è differente. Se il razzismo biologico era un razzismo di aggressione, un razzismo utile al colonialismo, allo sterminio e al soggiogamento, il differenzialismo è un razzismo di difesa con l’obiettivo di creare una situazione in cui cultura, etnia e territorio rendano omogeneo e definiscano un popolo.
Nel 2015, all’indomani degli attentati contro «Charlie Hebdo» a Parigi, Forza Nuova chiede di «espellere tutti i finti profughi entrati negli ultimi mesi e il milione di immigrati – clandestini o colpevoli di reati – ancora in circolazione, spesso in possesso di ridicoli fogli di espulsione che nessuno riesce ad eseguire» e di «avviare l’umano e rispettoso rimpatrio di quei cittadini provenienti da Paesi islamici che hanno seguito le regole e vissuto onestamente».
Ma già nel 2011 proclamavano sulla propria pagina Facebook nazionale: «Difendere la propria terra non è razzismo ma patriottismo. Ci stanno invadendo ed il nostro governo non riesce a fermarli. Resistenza Etnica unica soluzione». Si scansa l’accusa di razzismo e si rilancia sul lato etnico.
Per Generazione Identitaria «il governo italiano dovrebbe impegnarsi a remigrare nei Paesi d’origine tutti i cittadini non provenienti dall’area Schengen», mentre ultimamente Azione Studentesca, a commento del Friday for Future del 27 settembre scorso, scrive: «Ecologismo è identità e tradizione, coscienza e spirito, sangue e suolo!», facendo proprio quel Blut und Boden cardine della politica sociale e territoriale del nazismo storico e fondamento delle prospettive differenzialiste.
CasaPound fa un’operazione analoga ma più sottile. Da una parte si dichiarano lontani dal razzismo, arrivando a definire le leggi razziali del 1938 uno dei più grandi errori del regime fascista, dall’altra promuovono una raccolta firme a sostegno di una proposta denominata “Reddito Nazionale di Natalità” dove, dirottando i fondi destinati all’accoglienza e all’integrazione, immaginano di finanziare un reddito da 500€ mensili per ogni ragazzo italiano dalla nascita ai 16 anni. Ma non per tutti i ragazzi italiani: solo per quelli che sono italiani dalla nascita e che hanno almeno un genitore italiano dalla nascita. Sono inoltre esclusi tutti i ragazzi le cui famiglie vivono in abitazioni mobili o comunque non allacciate al sistema fognario.
Insomma, una misura appetibile basata su un certo grado di purezza etnica che risale fino ai nonni, visto che si nasce italiani solo se si hanno genitori italiani, e che esclude con cura non solo stranieri e rom (in gran parte arrivati in Italia da paesi della ex-Jugoslavia o dalla Romania) ma anche i sinti che, pur non potendo essere esclusi dalla clausola di italianità visto che ci sono famiglie sinte che vivono in Italia dal Rinascimento, per tradizione spesso fanno mestieri che implicano mobilità, come i giostrai.
Perché quale sia il requisito essenziale di cittadinanza per CasaPound lo si evince direttamente da un articolo a firma del responsabile cultura e direttore della rivista Primato Nazionale all’indomani della conclusione dei mondiali di calcio del 2018: «con soli 6 francesi su 23 la nazionale transalpina ha mostrato in Russia cosa significhi concretamente l’espressione “grande sostituzione”». Ovviamente tutti i giocatori in questione sono cittadini francesi e molti lo sono da più generazioni, ma “francesi” veri lo sono solo i sei “francesi etnici”.
«Al centro dell’ossessione non c’è tanto la perdita del rango quanto la scomparsa delle caratteristiche proprie. E, senza dubbio, queste caratteristiche proprie, talvolta con qualche trucco dell’intelligenza ideologica, continuano a chiamarsi Sangue o Razza, ma sempre di più si usa tradurle con i termini nobili della postmodernità: etnia, cultura, patrimonio (culturale e genetico), ereditarietà, memoria, storia, tradizione, mentalità, differenza e identità. Il differenzialismo è un razzismo clandestino» (Taguieff, 1994).
Capacità di influenza
I militanti delle formazioni dell’estrema destra sono un numero molto limitato. Al di là delle dichiarazioni pubbliche è stimabile che CasaPound e Forza Nuova, di gran lunga le due formazioni più grandi, non raccolgano che poche migliaia di iscritti e che le altre formazioni più note contino i militanti nell’ordine delle centinaia, se non delle decine. Inoltre i risultati elettorali a livello nazionale sono sempre stati limitatissimi. Dove risiede quindi la pericolosità di queste organizzazioni?
Solo dieci anni fa rivendicare pubblicamente che un’organizzazione politica fosse, tout-court, fascista era impensabile o comunque avrebbe generato un forte stigma. Invece nel 2015 Lega e CasaPound siglano un accordo elettorale per le amministrative di quell’anno, sebbene già da tempo quest’ultima si fosse fregiata del titolo di «fascisti, ma del terzo millennio», optando successivamente per un «fascisti e basta» (non a caso proprio dopo quella tornata elettorale).
Lo slogan «Prima gli italiani» è stato usato da CasaPound già nel 2015 e solo successivamente adottato dalla Lega. Insomma, spostando verso terreni politici sempre più estremi la soglia di ciò che è tollerabile in democrazia, le formazioni dell’ultradestra aprono ad altre forze spazi di manovra e tematiche un tempo inaccettabili.
E nello stesso senso vanno svariate iniziative politiche meno incisive o di livello locale, come la già citata riproposizione dell’idea cardine del nazismo di “sangue e suolo” da parte di Azione Studentesca o la proposta fatta dai consiglieri comunali in quota CasaPound a Bolzano di vietare l’uso della bicicletta agli immigrati, replicando l’analogo provvedimento che colpì gli ebrei a seguito delle leggi razziali, contribuiscono un passo alla volta alla normalizzazione di temi e simboli rendendoli, anche se estremi e provocatori, comunque fruibili in democrazia.
In questo senso la presenza qualificata, strutturata e pervasiva sui social network è un megafono di grande importanza che ha certamente influito su un cambio del senso comune e alla normalizzazione di temi che danneggiano la qualità della democrazia.
Facebook chiude le pagine dell’estrema destra
Il 9 settembre 2019 CasaPound Italia e Forza Nuova si vedono chiudere alcune centinaia di pagine pubbliche e alcuni profili privati dei suoi militanti su Facebook e su Instagram. Il 3 ottobre successivo vengono chiuse le pagine delle associazioni studentesche interne ai due partiti, Blocco Studentesco e Lotta Studentesca. Già a fine giugno dell’anno precedente Generazione Identitaria aveva subito la stessa sorte, così come una serie di importanti pagine del nostalgismo fascista nelle settimane immediatamente precedenti le elezioni del marzo 2018.
Sebbene le pagine dell’associazionismo di CasaPound e Forza Nuova siano ancora attive, è innegabile che l’operazione abbia già ridotto in maniera drastica la loro visibilità. Come atteso le due organizzazioni hanno rafforzato la propria presenza su Twitter, hanno iniziato ad aprire dei canali di comunicazione su Telegram e anche VKontakte conosce un allargamento della presenza dell’estrema destra italiana.
Fuori dai social network
Non c’è alcun dubbio che l’azione di Facebook sia un duro colpo che indebolisce l’azione di propaganda, ma il punto è che oramai i temi dell’estrema destra non sono più solo propaganda virtuale.
A titolo di esempio: si è molto parlato dell’esclusione della casa editrice Altaforte, interna a CasaPound, dall’edizione di quest’anno del Salone Internazionale del Libro di Torino, ma ha avuto poco risalto invece un altro appuntamento librario fortemente connotato nell’area dell’estrema destra, già alla terza edizione. Libropolis – festival dell’editoria e del giornalismo – si tiene a ottobre e porta in scena temi e personaggi di questa area politica. Pur invitando a esporre anche alcune case editrici di tutt’altra estrazione, il programma è politicamente orientato in maniera netta. I tre incontri che chiudono le giornate sono affidati al professor Marco Tarchi (il più importante intellettuale italiano della Nuova Destra, corrente di pensiero all’interno della quale si è sviluppato, fra le altre cose, il differenzialismo), Sandro Teti (editore che pubblica in italiano gli ideologi del nazionalbolscevismo) e infine, per la giornata conclusiva, Alain De Benoist (il maggiore intellettuale di riferimento della Nouvelle Droite, per così dire: il padre del differenzialismo).
Ricordiamo inoltre le dichiarazioni di Lorenzo Fontana, Ministro per la famiglia e le disabilità nel precedente governo Movimento 5 Stelle-Lega: «Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano». Parole che riprendono il tema classico dell’autorazzismo per attaccare il principale presidio normativo italiano contro i crimini d’odio.
A seguito delle dichiarazioni appena citate, il ministro Fontana torna sulla questione alcuni giorni dopo, precisando che «è una legge giusta usata per fini sbagliati. Benissimo perseguire i razzisti veri. Ma il problema è che ormai tutto quello che non si uniforma al pensiero unico e al mainstream globalista diventa razzismo», dove per «razzismo vero» si individua il razzismo biologico, sdoganando di fatto il differenzialismo.
La questione è dunque oramai ben oltre i confini dei social network e di internet: certe narrazioni nate nel piccolo mondo dell’estrema destra possono passare nell’armamentario di idee di formazioni ben più influenti, capaci di darne realizzazione e di incidere profondamente sulla nostra società.
Antidoti
Conoscere le meccaniche della propaganda e la loro origine permette di smontarne la retorica e svelare l’uso disumanizzante di questo approccio.
I temi cardine dell’estrema destra sono però reali, sono alcuni dei temi importanti dell’oggi, e necessitano discussione, coinvolgimento. Identità, multiculturalismo, tradizioni, globalità, cittadinanza: gli interrogativi che fenomeni così importanti e di così ampia portata pongono devono essere affrontati, soprattutto dalle giovani generazioni, che sono anche quelle verso le quali si rivolge con più insistenza la propaganda dell’estrema destra.
L’antidoto ideologico dell’antifascismo di matrice costituzionale a cui potevano attingere le generazioni più vicine agli anni della sconfitta del regime fascista non è disponibile che in proporzioni molto minori ai ragazzi di adesso. È quindi necessario individuare un percorso diverso, un percorso di riflessione e approfondimento nel solco dei valori della Costituzione, per fare in modo che nel momento in cui siano esposti alle soluzioni caldeggiate dall’estrema destra non siano impreparati ad affrontarle criticamente.
Infine è bene chiarire che non siamo nell’ambito di una rivalità fra destra e sinistra, lo scontro si svolge su un’altra linea di frattura. Da una parte abbiamo adattamenti tattici al nuovo contesto storico di idee e sentimenti fondanti per fascismo e nazismo, dall’altra i principi di democrazia, i diritti individuali e collettivi, la pluralità e quindi l’eterogeneità.
È una frattura che attraversa non solo i temi trattati qui, ma che inevitabilmente passa sulle questioni ambientali, su quelle di genere, sull’idea di giustizia, di comunità, di identità.
NOTE
1. Il censimento della presenza dell’estrema destra italiana su Facebook è disponibile in forma di mappa di relazioni su http://www.patriaindipendente.it/progetto-facebook/.
2. Per un’analisi dell’ecosistema di CasaPound si veda http://patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/inchieste/le-scatole-cinesi-di-casapound/.
3. Alcuni dettagli su Lealtà-Azione, incluse le sue realtà associative: http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/inchieste/lealta-azione-vestita-di-nuovo/.
Bibliografia
G. Cammelli, Fascisti del terzo millennio. Per un’antropologia di CasaPound, Ombre Corte, Verona 2015
E. Rosati, CasaPound Italia. Fascisti del terzo millennio, Mimesis, Milano 2018
P. A. Taguieff, La forza del pregiudizio. Saggio sul razzismo e sull’antirazzismo, il Mulino, Bologna 1994
E. Balibar e I. Wallerstein, Razza, nazione, classe: le identità ambigue, Edizioni Associate, Roma 1991
F. Germinario, La destra degli dei. Alain de Benoist e la cultura politica della Nouvelle droite, Bollati Boringhieri, Torino 2002
Giovanni Baldini
matematico, si occupa di analisi dati. Conduce ricerche sull’estrema destra italiana attraverso la loro presenza su social network e web, pubblica principalmente attraverso «Patria Indipendente», la rivista dell’ANPI.