5 Marzo 2014

“I predicatori di odio, libertà di espressione e istigazione all’odio” il titolo del dibattito organizzato da Benè Berith, Centro di Documentaqzione Ebraica Contemporanea – CDEC, e Fondazione Corriere della Sera

Fonte:

Mosaico-cem - www.mosaico-cem.it

Autore:

Roberto Zadik

I predicatori dell’odio che avvelenano l’informazione

Lo scandalo Dieudonné e le sue dichiarazioni esplosive nella Francia odierna hanno fatto il giro del mondo stimolando come piattaforma di lancio l’interessante dibattito “I predicatori dell’odio, libertà di espressione e istigazione all’odio”, organizzato dalla fondazione Corriere della Sera, dall’associazione Benè Berith e dal Cdec  e tenuto la sera del 4 marzo all’Auditorium San Fedele da importanti relatori.

Moderato dal presidente del Cdec, Giorgio Sacerdoti, avvocato penalista e docente universitario alla Bocconi, l’incontro nonostante la pioggia – come ha ricordato il presidente del Benè Berith Maurizio Ruben – ha registrato una nutrita affluenza  grazie al pregio dei suoi ospiti e all’attualità del tema affrontato. Come diceva lo scrittore Carlo Levi “Le parole sono pietre” e infatti gravi sono le responsabilità del linguaggio e della comunicazione di certe personalità pubbliche con i loro strali e le loro frecciate possono risvegliare pregiudizi sopiti e scatenare violente polemiche.

Sul palco dell’Auditorium Philippe Karsenty, vicesindaco di Neuilly Sur Seine, che si è soffermato sul comico francese di origine camerunense e sulle sue gravi frecciate sul sionismo da lui paragonato al nazismo con frasi sconvolgenti come “Israele heil!” e approfondendo tutto il fenomeno mediatico che ha creato con gesti celebri come la “quenelle”, saluto nazista malcelato per poi estendersi all’aggressività del recente antisemitismo francese.

Secondo i dati, successivamente confermati, anche da Betti Guetta “l’anno scorso sono state  ben 423 le aggressioni antisemite con 105 attacchi fisici. Per questo il 59 percento di ebrei si sentono minacciati mentre in Italia questo dato scende al 19 percento”. Karsenty ha attaccato la televisione francese e il ciclone dei mass media, che hanno per anni creato false idee su Israele e gli ebrei invitando Duedonnè nonostante le sue dichiarazioni.

L’avvocato penalista Claudia Shammah invece ha sviluppato alcune considerazioni sulla legislazione contro l’antisemitismo e gli interventi per eventuali attacchi su internet.

La ricercatrice del Cdec Betti Guetta successivamente ha rassicurato la platea: “sono contenta di non vivere in Francia, in Italia la situazione non è paragonabile, neppure riguardo al caso Grillo, anche se c’è molto pregiudizio e tanti stereotipi”. Mentre Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera che ha vissuto vent’anni in Israele, ha raccontato i preconcetti anche a livelli alti delle amministrazioni politiche dei Paesi arabi verso ebrei e Israele ancora oggi e elogiato la libertà di espressione delle democrazie europee.

Fra i tanti temi, le colpe dei mass media e dei cosiddetti “intellettuali” come Stephane Hessel (autore del libro “Indignatevi” e venerato oltralpe) o il fanatico Tariq Ramadan, che oltre a Dieudonnè hanno incrementato il pregiudizio antisemita e antisionista nella popolazione e la riflessione sul peggioramento dell’antisemitismo negli ultimi 15 anni e della disinformazione su Israele. Il politico ebreo francese di origine marocchina è partito  dalle frecciate di Dieudonnè Mbala Mbala “che è più una marionetta che un colpevole, il grave è stato dargli visibilità e importanza e cercare di bloccarlo da parte della comunità ebraica vantandosene invece che aspettare che autorità nazionali lo giudicassero”. Karsenty ha fatto sapere che il pericolo dell’antisemitismo e dell’intolleranza riguarda anche i cristiani e che gli integralisti musulmani dicono che “dopo il sabato con gli ebrei ci sarà la domenica contro i cristiani”.

Insomma cosa fare in questi casi dove l’odio viene nascosto da diritti come la libertà d’espressione? Ci sono in Italia normative in grado di tutelare gli ebrei in caso di violazioni? Di questo ha parlato Claudia Shammah, sorella della regista teatrale Andreè Ruth e avvocatessa, ribadendo che “anche se l’Italia è diversa dalla Francia e ci sono diverse leggi contro il razzismo pensiamo alla Legge Mancino e c’è una buona tutela penale che blocca chi intende compiere gesti antisemiti e si rischia fino a 3 anni di galera”. Anche se, ha aggiunto prudentemente “bisogna sempre essere vigili riguardo a questi fenomeni e quanto dobbiamo esserlo dipende se noi pensiamo sia una società avanzata e quindi non sia necessario  o il contrario”.

In materia di antisemitismo ed Europa si sono pronunciati tutti i relatori, seguendo l’argomento lanciato da Karsenty che ha ricordato come un’eccessiva attenzione riguardo ai predicatori di odio può essere controproducente invece che costruttiva e che in Francia c’è molta “stanchezza rispetto agli ebrei e alla Shoah” e c’è una legge molto dura contro il negazionismo che paradossalmente ha accresciuto teorie complottiste e discorsi nocivi. Nell’ultima parte del suo intervento Riprendendo l’intervento di Betty Guetta, la studiosa ha parlato di pregiudizi molto diffusi in Italia e di una “straordinaria ignoranza e indifferenza con l’idea fissa che gli ebrei si aiutino fra di loro, forse non ci conoscono bene” ha scherzato la Guetta.

Concludendo la serata, Lorenzo Cremonesi, il più “internazionale” della serata, prima delle domande da parte del pubblico che ha messo in evidenza, da conoscitore del mondo arabo e mediorientale come “sia bello vivere in democrazia, dove non ti ammazzano per quello che dici e non ti perseguitano per quello che scrivi”. “Preoccupato per questa empasse della democrazia che comunque è un valore da preservare,  per l’avanzamento della Cina e l’assenza dell’America. Facendo tacere gli antisemiti si peggiorano le cose e se ne aumenta la risonanza. Anche Noam Chomsky, pensatore e saggista noto per le sue posizioni anti israeliane, era stato bloccato in Giordania aumentando la sua popolarità”.

Nel suo discorso Cremonesi ha descritto i preconcetti anti israeliani e antisemiti dei Paesi arabi. “In Egitto pensano che la caduta di Morsi sia colpa del Mossad, mentre un intellettuale come il rettore dell’Università di Islamabad a cena mi ha detto che le Torri Gemelle e l’11 settembre erano colpa degli israeliani con assoluta naturalezza come fosse un’ovvietà mentre eravamo a cena”. Bisogna dunque tutelare la democrazia stando attenti a evitare esagerazioni e violenze questo è stato il filone generale del dibattito e cercando come ha sottolineato Piergaetano Marchetti, presente di Rcs, in sala “di educare le giovani generazioni ad avere una visione critica dell’antisemitismo e dei pregiudizi ponendosi degli interrogativi”.