25 Ottobre 2022

Giovanissimi inviavano files neonazisti, pedopornografici e violenti su piattaforme social

Bimbi nudi, omicidi e meme nazisti: la banalità del male nelle chat dei ragazzi

Messaggi scambiati da 700 adolescenti. Tra i sette sotto inchiesta, un quattordicenne che ha confessato alla madre: “Sono ricattato”

ROMA – La prima a togliere il coperchio sull’orrore che corre nelle chat degli adolescenti è stata una mamma di Chieti, nel settembre 2021, e ha subito detto: “Sono sconvolta”. Ha chiamato il numero 114, il Servizio emergenza infanzia, ha presentato una denuncia alla polizia postale di Pescara e ha raccontato cosa le aveva confidato il figlio. Ha mostrato decine di immagini di bambini tra i 3 e i 4 anni vittime di abusi sessuali scoperte sul cellulare dell’adolescente di 14 anni. Ma quello è stato solo l’inizio.

C’è anche dell’altro su cinque chat di Telegram e Whatsapp seguite in Italia da 700 ragazzini: torture su uomini e animali, cadaveri mutilati, abusi su vittime di guerra, immagini di Hitler e Mussolini. Una galleria raccapricciante. I nomi delle chat sono molto espliciti: Necrofilo, Splat, Zoofilo, Scat, Splatter.

Sotto ricatto

Nonostante la denuncia, sotto inchiesta è finito per primo il figlio della mamma abruzzese. Poi si sono aggiunti altri sei adolescenti, tra i quali una ragazzina. Hanno tutti 14 e 15 anni, sono accusati di avere ricevuto e inviato, sui gruppi social, le immagini pedopornografiche. Figli di pregiudicati ma anche di bancari e impiegati di Bergamo, Bari, Napoli, Roma che sono rimasti senza parole davanti alle perquisizioni dei poliziotti in casa loro. “Non c’è un legame tra disagi in famiglia e la partecipazione a quelle chat”, spiegano gli investigatori. I cellulari sequestrati hanno svelato che in quelle chat ci sono finiti anche ragazzini di 13 anni, non imputabili, che banalizzano o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri.

L’adolescente di Chieti si è rivolto alla mamma quando è rimasto stritolato da un ricatto su una chat Telegram: “O continui a mettere le immagini o diciamo a tutti che sei coinvolto anche tu”. Una estorsione per gli esperti delle indagini sul web a quel ragazzino che chiedeva di avere in cambio foto porno. “Mamma ho bisogno di aiuto”, è stata la sua resa dopo mesi in quelle chat.

Il ruolo degli adulti

Le indagini, in un anno, si sono estese grazie all’impulso del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma e hanno coinvolto altri 22 minorenni, sempre tra i 13 e i 15 anni, che hanno condiviso dei meme di Mussolini, di Hitler, di vittime delle guerre. È emerso un mondo in cui il dolore, invece di scuotere le coscienze, è stato oggetto di scherno, divertimento e condivisione da parte degli adolescenti. “Stickers e meme – racconta un investigatore – vengono caricate così a raffica che spesso, alcune, passano inosservate”. Una sfida a chi resiste senza scandalizzarsi davanti a immagini orribili scovate sul web e in alcuni casi sul dark web. La polizia postale si è ritrovata a dover esaminare oltre 85mila messaggi. Non viene tralasciata la testa di questo scempio, gli investigatori del web sono a caccia di chi, tra gli adulti, spinge la circolazione delle immagini. Nei tribunali per i minorenni saranno convocati anche i genitori degli indagati per comprendere cosa si sia interrotto nella vigilanza sui figli. “Stiamo cercando di comprendere se ci sono adulti che pianificano questa diffusione – spiega Ivano Gabrielli, direttore del Servizio polizia postale e delle comunicazioni – Quello che vediamo nelle nostre indagini è un’assuefazione a un percorso che è sempre più drastico, cruento e raccapricciante”.

Un aiuto a famiglie e ragazzi

L’operazione che ha alzato il velo sulle chat senza limiti si chiama “Poison” perché per la polizia postale quelle immagini scambiate tra ragazzini sono veleno che scorre nelle giornate dei minorenni. Quei ragazzini indifesi e sordi alla violenza di foto e anche video, per chi lavora da anni con la circolazione di certe immagini sui social potrebbero avere bisogno adesso di un aiuto. Non sono esclusi provvedimenti da parte delle procure con l’intervento dei servizi sociali a sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie. Perché è innegabile che in quella che gli inquirenti definiscono “una gara a chi posta l’immagine più sprezzante o truculenta per stupire” le vittime restano loro, i ragazzini. (25 ottobre 2022)

L’orrore nelle chat di 700 tredicenni: corpi mutilati, cadaveri e foto di Hitler e Mussolini. Accertamenti sui genitori

Nel mirino della polizia postale 5 chat dove i ragazzini si scambiavano immagini raccapriccianti. E’ stata la madre di uno di loro a denunciare: il figlio aveva subito un’estorsione. Gabrielli: “Preoccupante assuefazione all’orrore”

L’operazione si chiama “Poison” perché per la polizia postale quelle immagini scambiate tra ragazzini dai 13 ai 15 anni sono veleno. Corpi mutilati, cadaveri, immagini di Hitler e Mussolini, video raccapriccianti, atti di crudeltà verso gli uomini e gli animali, foto di bambini vittime di abusi sessuali.

C’era tutto questo in cinque gruppi Whatsapp e Instagram. Sette minori sono stati già segnalati alla procura per i minorenni, tra loro c’è anche una ragazzina. Su altri 22 e sui loro genitori ci sono accertamenti in corso. Ma i gruppi contavano 700 ragazzini e oltre 85mila messaggi.

Denunciati sette minori in tutta Italia

Un veleno che scorreva nelle giornate dei minorenni tra Roma (dove sono stati denunciati due ragazzini), Campania, Lombardia e Puglia. La prima denuncia è stata di una mamma che si è rivolta al Servizio Emergenza Infanzia 114. Il figlio aveva subito una estorsione. In cambio di foto porno avrebbe dovuto ricambiare con immagini pedopornografiche. La mamma si è resa conto di tutto quello che stava accadendo controllando il suo cellulare.

Le chat erano divise per categorie: Zoofilo, Splat, Necrofilo, Pedopornografico e Porno. L’inchiesta è partita dal Centro operativo sicurezza cibernetica della polizia postale di Pescara, coordinata dalla procura per i minorenni di L’Aquila, per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico e che ha portato all’identificazione e alla denuncia dei 7 minori.

Le indagini si sono estese grazie all’impulso del C.N.C.P.O. (Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online) del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma che rintraccia su gruppi social, oltre ai contenuti pedopornografici, anche stickers/meme di carattere zoofilo, necrofilo, scat, splatter, di violenza estrema, apologia del nazismo/fascismo, atti sessuali estremi e mutilazioni, atti di crudeltà verso essere umani e animali. Immagini e video raccapriccianti di vittime innocenti il cui dolore, invece di scuotere le coscienze, è stato oggetto di scherno, divertimento e condivisione da parte del gruppo di adolescenti. Una poca sensibilità nei confronti di quelle immagini che deriva anche dall’età dei minori che, ancora, non sanno scindere cos’è giusto e cosa sbagliato.

Le indagini su 85mila messaggi

Gli investigatori della polizia postale, con un lavoro certosino, hanno analizzato oltre 85.000 messaggi in 5 diversi gruppi social, allo scopo di identificarne gli autori. Nella fase delle perquisizioni sono stati coinvolti anche i centri operativi di Sicurezza cibernetica della Postale di Puglia, Lazio, Lombardia e Campania. I sette minori indagati sono accusati di  aver ricevuto e inviato, sui gruppi social, diverse immagini di bambini, anche di tre o quattro anni, vittime di abusi sessuali.

Gli altri 22 minori si sono limitati all’invio dei “Meme”. Non sono esclusi provvedimenti con l’intervento dei servizi sociali a sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie.

“L’operazione di oggi ha confermato un fenomeno dilagante tra i giovanissimi, i quali, spesso, nei contesti social banalizzano eventi terribili del passato o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri, anche nei confronti di bambini piccolissimi; a volte si assiste ad una gara a chi posta l’immagine più sprezzante o truculenta, al fine di stupire, all’insegna dell’esagerazione”, scrive in un comunicato la polizia postale.

Il capo della polizia postale: “Assuefazione all’orrore”

“Stiamo cercando di comprendere se ci sono adulti che pianificano questa diffusione di immagini – spiega Ivano Gabrielli, direttore del Servizio polizia postale e delle comunicazioni – Quello che vediamo nelle nostre indagini è un’assuefazione a un percorso che è sempre più drastico, cruento e raccapricciante”.

E aggiunge: “L’esposizione a immagini di questo tipo abbassa la soglia critica dei ragazzi rispetto a quelli che sono episodi che possono essere vissuti nella vita reale. E’ pericoloso. Chi aderisce a queste chat lo fa in modo cosciente per far parte del gruppo e dare prova di essere coraggioso nel gestire anche certi tipi di immagini”. (24 ottobre 2022)