Fonte:
Il Resto del Carlino
Autore:
Federica Orlandi
Bologna, 29 maggio 2023 – Il nazismo all’ombra degli Appennini che protessero i partigiani. L’antisemitismo che viaggia tramite siti internet e chat Telegram. In particolare una. Si chiama ’Werewolf Division’ (come i “lupi mannari” militarmente organizzati guidati da Himmler alla fine della Seconda guerra mondiale) la rete Telegram gestita da bolognesi che, per la Procura di Napoli, serviva per organizzare “atti eversivi violenti”, inneggiando alla Shoah. Una chat mirata a reclutare sempre nuovi membri, “addestrandoli ad azioni violente” anche mettendo a disposizione armi. Con una finalità che per l’accusa è chiara: l’eversione dell’ordine democratico a carattere “neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica, religiosa”.
Sono accuse pesantissime quelle che ora pendono su otto indagati, quasi tutti bolognesi: associazione con finalità di terrorismo, incitamento in gruppo alla discriminazione razziale e, per una sola di loro, detenzione illegale di una pistola. Nell’inchiesta appunto sei bolognesi, di età comprese tra i 44 e i trent’anni, poi una donna di sessant’anni originaria di Roma e un uomo milanese di 41 anni.
Le indagini portate avanti dalla Digos di Napoli, impegnata nell’inchiesta della struttura eversiva neonazista ’Ordine di Hagal’, hanno portato all’analisi di diverse chat del social criptato Telegram, che, con ramificazioni in tutta Italia, diffondevano idee antisemite e negazioniste. In particolare, balzavano agli occhi degli inquirenti i contatti diretti tra il “leader” dell’Ordine di Hagal e alcuni bolognesi, attivi appunto nella chat “d’area” ’Werewolf Division’.
Un canale aperto nell’aprile del 2022 e che contava 81 membri, le cui immagini del profilo già da sole lasciavano ben poco spazio al fraintendimento delle tematiche che vi si trattavano: spade incrociate, il teschio delle SS, croci celtiche. Poi messaggi, articoli condivisi “con finalità di propaganda e proselitismo” su Hitler, Himmler e altri gerarchi, affiancati da citazioni come “dobbiamo preparare i nostri giovani alla lotta, la vita è lotta. La democrazia è un veleno e la sua ora è trascorsa”.
Attività di proselitismo che non si sarebbero limitate ai messaggini sul telefono. Per l’accusa infatti in almeno un’occasione, durante una manifestazione sotto le Torri a maggio 2022, alcuni membri del gruppo avrebbero distribuiti volantini inneggianti all’eversione. “La nostra pazienza è finita”, vi campeggiava a caratteri cubitali, poi simboli nazisti e inviti a “distruggere la democrazia”.
Ad amministrare il gruppo era un bolognese di 35 anni. Nei giorni scorsi, la sezione antiterrorismo della Digos ha eseguito perquisizioni a casa degli indagati, alla ricerca di armi che almeno una di loro aveva riferito di possedere, illegalmente.
Il timore degli inquirenti è che “il gruppo neonazista e antisemita non si limiti a fare propaganda e proselitismo in rete, ma si proponga di realizzare concrete azioni sul territorio”. Ipotesi basata sui riferimenti a “incontri e riunioni” che gli indagati avrebbero voluto organizzare per i primi giorni di marzo 2023, qui a Bologna, di persona, per evitare di essere intercettati durante l’organizzazione di “azioni future”. A tutti sono stati sequestrati computer, telefonini e dispositivi tecnologici. C’è riserbo però sul rinvenimento o meno della pistola citata.
Copyright dell’immagine: Il Resto del Carlino