28 Ottobre 2017

Corrado Augias risponde ad un lettore a proposito degli atti di antisemitismo contro la memoria di Anna Frank

Fonte:

la Repubblica

Autore:

Corrado Augias

Le lettere di Corrado Augias

È ignoranza, più che antisemitismo

CARO Augias, gli adesivi di Anna Frank, attaccati per sfregio nello stadio Olimpico, in altri tempi sarebbero stati discretamente rimossi. L’aria che tira in Italia e in Europa spiega a mio parere i contorni che l’episodio sta assumendo: in Europa la partita socio-economica fra popolo e potere finanziario assume ancora una volta la peggiore veste politica; quella dei ‘fascisti’ da una parte, degli ‘ebrei’ dall’altra. Non è tempo di badare (lo scrivo da amante dei colori giallorossi ) a Roma, Lazio e ad altre stupidaggini del genere, è tempo di pensare. Quando saltano tutte le mediazioni della politica ( fenomeno allarmante dall’Italia all’Europa, fino agli Stati Uniti ), se non si vuole rimanere schiacciati in un cieco procedere e ululare, bisogna che si attivino tutte le mediazioni della riflessione. Ciò non ci preserva probabilmente da quanto deve accadere, la storia fa comunque il suo gioco ( come a un livello più alto la natura ) ; ci preserva però almeno dal vivere una tragedia come attori (o, meglio, agiti ) di una commedia.

Giuseppe Cappello

TRA I tanti commenti mi hanno colpito le parole di Betti Guetta del Centro di documentazione ebraica di Milano, forse perché le sentivo prima ancora d’averle lette. Ha detto che leggere qualche riga di Anna Frank negli stadi è stato un gesto di inutile demagogia. Si è data a questi fanatici un’importanza che non meritano: «Prima dell’antisemitismo c’è in loro molta superficialità e ignoranza», ha detto. Anche a me pare questo il punto. Esiste in giro un antisemitismo motivato che spesso si mescola all’antisionismo, all’odio verso Israele, alle colonie ebraiche in Cisgiordania, alle turpi leggende diffuse negli anni Trenta, dai Protocolli dei savi di Sion in giù. Le figurine con il ritratto di Anna Frank non hanno niente a che vedere con questi precedenti, con l’atmosfera culturale o politica che allora li ha partoriti e oggi li favorisce. Nessuno degli autori del gesto — sono pronto alla scommessa — ha mai letto il Diario scritto nella soffitta, né ha idea di che cosa sia stato il documento sulla congiura sionistica mondiale fabbricato in Russia ma poi diffuso anche in Italia durante il fascismo. Ci avvicinano di più alla reale consistenza del gesto le dichiarazioni di un certo Davide Barillari (consigliere M5S del Lazio) che ha dichiarato: «Mentre ci distraggono con Anna Frank, in Senato votano la porcata antidemocratica del Rosatellum». Ognuno nel suo terreno ha trovato motivazioni analoghe, comunque estranee all’argomento. Barillari riconduce le reazioni suscitate da un gesto turpe al complotto contro il suo partito; i poveri ragazzi della curva, persi nella loro ignoranza, lo riducono a uno scherzo, uno scherno innocente. Né per l’uno né per gli altri conta qualcosa il destino di quella sventurata quindicenne, lo sterminio, l’orrore, il nazismo, la guerra. Né contano qualcosa gli ebrei, quelli veri, che loro non conoscono, non frequentano, non leggono e che nel loro scheletrico immaginariosi riducono a una vuota parola senza contorno. Al fondo della piccola tragedia dello stadio, intravedo ancora una volta la più vasta tragedia d’un Paese con un livello culturale inadeguato.