26 Gennaio 2022

Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC, illustra i contenuti della “Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia 2021”

“Cresce il disorientamento sociale, così l’odio rialza la testa”

“Per molti in Italia c’è un antisemitismo che si potrebbe definire ‘a bassa intensità’ che è però pervasivo e continuamente messo in circolazione. Un antisemitismo ‘a bassa intensità’ non significa un antisemitismo senza conseguenze: è proprio il fatto che diventa senso comune, che lo rende pericoloso perché finisce per derubricare atti di antisemitismo e razzismo per ‘cose normali’, non intenzionali, innocue, scherzi senza conseguenze”. È quanto si legge nella Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia a cura dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Nell’ampio e articolato report incentrato sugli avvenimenti del 2021, l’Osservatorio analizza e mette in relazione il difficile contesto sociale con l’emergere e radicalizzarsi di diverse forme di antisemitismo. “Alla luce di queste ricerche si rinforza l’idea che parlare di un unico antisemitismo rischia di essere fuorviante. – spiega a Pagine Ebraiche la sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio – Ci sono forme diverse, di destra, di sinistra, religioso ma anche quello cospirativista no vax. A volte i piani si intrecciano, ma non sempre e per arginare il fenomeno è necessario individuarne l’origine”. Per la sociologa uno dei temi su cui è necessario focalizzare l’attenzione è “l’aumento del rancore sociale. Spesso questo parte dall’online, ma poi lo vediamo avere effetto anche nell’offline, nella vita reale. E questo accade anche per l’antisemitismo: non dobbiamo pensare che quello che inizia in rete rimanga virtuale”. Nella ricerca, in riferimento ai numeri degli atti antisemiti, si sottolinea in particolare come da tempo non venivano registrati sei casi violenti in un solo anno. E il 2022 è iniziato già con il gravissimo episodio in provincia di Livorno, dove la vittima era un giovanissimo di 12 anni. “Questi episodi non sono casuali. Dobbiamo tenere a mente che l’ebreo rimane il bersaglio preferito dell’aggressività sociale, è lo sfogatoio del disagio”, sottolinea Guetta.

In una società in cui, dati Censis alla mano, gli italiani hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni e non trovano una rappresentanza “capace di immaginare un futuro” il rifugio più facile è quello del capro espiatorio. “E così si saldano i pregiudizi più antichi, ben radicati nel pensiero comune, con le nuove teorie complottiste”. Quelle ad esempio che incolpano su più fronti gli ebrei di essere responsabili della pandemia. “Si passa dall’idea degli untori, come durante la peste, alle teorie per cui gli ebrei sono guadagnano dalla crisi sanitaria e sono gli unici a non subirla. Sono rappresentati come l’élite potente e intangibile contro cui si può scaricare la propria rabbia”.

Le principali caratterizzazioni del linguaggio degli antisemiti, si legge nel report, sono il neonazismo, il cospirativismo e l’antisionismo. “Tuttavia, permane un antisemitismo generico basato su pregiudizi e antichi stereotipi economici e di potere secondo cui gli ebrei sono tutti ricchi, legati occultamente tra di loro, tendono alle cospirazioni e al dominio del mondo (‘la piovra sionista’), sono sfruttatori, razzisti, elitari, fedeli a Israele e internazionalisti”. A proposito di Israele, quest’ultima diventa per molti la scusa per poter dar sfogo al proprio antisemitismo, come evidenziano i dati della ricerca Action And Protection League (condotta in 16 paesi dell’Unione europea), citata nella relazione dell’Osservatorio. “La percentuale di intervistati che esprimono un’ostilità antisemitica legata ad Israele è superiore alla presenza di sentimenti antisemiti tradizionali e secondari. – evidenziano i ricercatori del Cdec – Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che molti intervistati hanno trovato un modo ‘accettabile per esprimere il loro antisemitismo pubblicamente, attraverso l’ostilità ad Israele. La media generale europea arriva al 49% (fortemente + moderatamente antisemiti), quella dell’Italia si ferma al 45% (7% fortemente e 38% moderatamente antisemita)”. Un dato che rimane comunque alto e inquietante. Come lo è il fenomeno della banalizzazione e negazione della Shoah, che sempre più si interseca con il fenomeno cospirativista no vax. “L’antisemitismo si nutre da sempre di complottismo, e il fenomeno no vax, con il suo portato di paranoia verso presunti poteri sovranazionali che starebbero sperimentando su tutti noi i vaccini o che addirittura avrebbero creato ad hoc la pandemia, si è innestato perfettamente nel quadro dell’antisemitismo classico. – scrive nell’introduzione all’indagine la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – La pandemia ha fatto anche emergere un fenomeno di distorsione della Memoria della Shoah, con l’accostamento del green pass alla “stella gialla” e con deprecabili sfilate di persone indossanti abiti e simboli dei deportati nei campi nazisti, appropriandosi di quanto avvenuto nella storia per descrivere un proprio presunto male. Un fenomeno, e un modo di pensare pericoloso che alla fine porta alla violenza, che abbiamo denunciato con forza, perché l’antisemitismo che si traduce man mano in esplicito odio passa anche per la banalizzazione, l’abuso e la distorsione della Memoria della Shoah.”

In conclusione della relazione i ricercatori del Cdec riassumono inoltre le politiche di contrasto contro l’antisemitismo adottate sia dall’Ue che dall’Italia. Iniziative concrete portate avanti dalle istituzioni, in collaborazione con le realtà ebraiche, che rappresentano una speranza per arginare efficacemente il fenomeno antisemita. “Ricordiamoci però del difficile contesto sociale. – ribadisce Guetta – Il disagio sta aumentando assieme al disorientamento e all’ansia delle persone. Senza risposte concrete da parte delle istituzioni ai problemi del quotidiano, la più facile e pericolosa valvola di sfogo è l’odio, l’intolleranza, l’antisemitismo”.