Fonte:
HaTikwa
Autore:
Gabriel Venezia
Lo scorso 18 luglio, alla Camera dei Deputati, si è tenuto un evento promosso da Azione, UCEI e UGEI, dedicato al tema dell’antisemitismo nelle piazze e negli atenei. L’incontro, moderato da Daniele Nahum – consigliere comunale di Milano per il partito Azione – ha visto la partecipazione di numerosi ospiti. Aprendo i lavori, Nahum ha ricordato la drammatica realtà del conflitto in corso, con gli ostaggi ancora in mano ad Hamas e le vittime da entrambe le parti, per poi introdurre il tema centrale dell’incontro: la crescente violenza nelle manifestazioni pro-palestinesi e l’atteggiamento delle opposizioni, spesso inclini a giustificare tali derive.
Tra i relatori, il segretario di Azione, Carlo Calenda, il senatore PD, Graziano Del Rio, oltreché la presidente UCEI Noemi Di Segni e il presidente UGEI, Luca Spizzichino, che hanno sottolineato il pericolo del rigurgito antisemita. Citando, così, i fatti avvenuti al Campus Einaudi di Torino, al pride di Roma e Napoli contro il gruppo ebraico LGBTQ Keshet Dura, e anche gli attacchi digitali contro il giornalista David Zebuloni. Come dimostrato dalle statistiche presentate dal generale e Coordinatore Nazionale per la Lotta all’antisemitismo, Pasquale Angelosanto, assieme al presidente CDEC Gadi Luzzatto Voghera, è una tendenza in continua salita.
Particolarmente significativo è stato l’intervento dedicato all’analisi del “nuovo antisemitimo”, con contributi di alto profilo accademico e istituzionale. Il professor David Meghnagi, la professoressa Milena Santerini – già Coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo – e la storica Dina Porat, docente alla Tel Aviv University e collegata in diretta da Israele, hanno offerto una lettura approfondita del fenomeno. Secondo gli esperti, il nuovo antisemitismo si caratterizza per un’impronta terzomondista, di sinistra e legata a una tradizione antisemita di matrice cattolica, spesso camuffata da antisionismo per eludere l’accusa di razzismo. Una narrazione che affonda le sue radici nella propaganda sovietica, quando l’URSS adottò una linea fortemente filoaraba e anti-israeliana. Come ha sottolineato il professor Meghnagi, questa impostazione trovò legittimazione ufficiale nella Conferenza di Durban del 2001, durante la quale il sionismo venne equiparato al razzismo, aprendo la strada a un antisemitismo “accettabile” in certi ambienti internazionali.
Con la fine degli interventi di natura storica e sociale si è aperta una tavola rotonda a cui hanno preso parte Calenda, Del Rio, e Nahum, sull’approccio della Sinistra italiana verso Israele. Graziano Delrio ha definito gli attacchi del 7 ottobre non semplicemente atti di terrorismo, ma un vero e proprio tentativo di genocidio. Il senatore del Partito Democratico ha inoltre denunciato la mancata presa di coscienza da parte di molti colleghi all’interno del suo stesso partito. Dopo l’attacco di Hamas, numerosi esponenti del centrosinistra sono stati criticati per aver omesso, durante le manifestazioni pro-palestinesi, qualsiasi riferimento agli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza.
Carlo Calenda ha posto l’attenzione sulla “negazione dell’esistenza” del popolo israeliano da parte di Hamas, espressa in modo brutale attraverso l’attacco del 7 ottobre. Il segretario di Azione, pur ribadendo la necessità di condannare gli sviluppi più recenti dell’operazione militare condotta da Netanyahu, ha sottolineato – facendo un parallelismo con il conflitto in Ucraina – come sia un errore bandire dai negozi o dai ristoranti cittadini russi, così come israeliani. In chiusura, gli ospiti hanno espresso consenso sulla lettura proposta da Calenda riguardo alla forte adesione alle manifestazioni pro-palestinesi da parte di molti studenti universitari. Una tendenza, secondo il leader di Azione, legata al senso di colpa verso le responsabilità storiche dell’Occidente nei confronti del Terzo mondo, che si traduce oggi in un’alleanza simbolica con frange estremiste del mondo islamico.