21 Luglio 2016

Analisi di Lisa Palmieri-Billig, Rappresentante in Italia e di collegamento presso la Santa Sede dell’AJC – American Jewish Committee, del rapporto sull’antisemitismo in Italia 2015 a cura dell’Osservatorio antisemitismo CDEC

Fonte:

La Stampa Vatican Insider

Autore:

Lisa Palmieri-Billig

Antisemitismo e altri pregiudizi in Italia

Presentati i risultati di una ricerca condotta dall’Osservatorio del Cdec (Centro di Documentazione Ebraica contemporanea di Milano) e della Mappa dell’Odio su Twitter 2015 di Vox – Osservatorio sui Diritti . Le reazioni negative alla visita di Francesco presso la sinagoga di Roma, sintomo di un malessere diffuso

Durante la conferenza stampa organizzata a Roma dall’Alleanza parlamentare contro l’intolleranza e il razzismo del Consiglio d’Europa sono state presentate notizie allarmanti e inaspettate sulla situazione del pregiudizio in Italia. I risultati di uno studio aggiornato sull’antisemitismo in Italia pubblicato dall’Osservatorio del Cdec (Centro di Documentazione Ebraica contemporanea di Milano) e della Mappa dell’Odio su Twitter 2015 di Vox – Osservatorio sui Diritti (in cooperazione con le Università di Roma, Bari e Milano) mostrano che l’Italia è il Paese maggiormente antisemita in Europa Occidentale.

A prima vista nessuno potrebbe immaginare che un italiano su cinque (il 21% della popolazione) ha convinzioni antisemite, oltre il doppio della Germania il cui totale è “solo” del 9% (meno di uno su dieci), superiore ai numeri del Regno Unito e della Francia con il 7% ciascuna, e della Spagna, seconda con il 17%. Eppure sono questi i numeri che emergono dallo studio condotto dal Pew Research Center.

La seconda sorprendente scoperta riguarda l’ondata di tweet antisemiti che hanno fatto seguito alla visita di Papa Francesco alla sinagoga principale di Roma avvenuta il gennaio scorso, e le parole del Pontefice riguardanti “gli ebrei e i cristiani, una sola famiglia”. Tutto questo porta necessariamente a porre delle domande sulla validità dei metodi educativi contemporanei nell’insegnamento dei precetti stabiliti dal Concilio Vaticano II, – come il documento “Nostra Aetate”, il cui cinquantesimo anniversario è stato intenzionalmente celebrato in Italia e all’estero l’anno scorso – così come la fondatezza delle tecniche usate oggi per insegnare l’apprezzamento e l’amicizia tra persone di diverse tradizioni culturali e religiose. Potremmo affermare, in realtà, che questi metodi hanno largamente deluso le nostre aspettative.

Secondo le statistiche di Vox, le regioni più intolleranti d’Italia sono la Lombardia, il Lazio e l’Umbria, mentre agli ultimi posti troviamo la Val D’Aosta (con soli 37 tweet), il Molise e la Basilicata. Affermazioni antisemite erano presenti nel 2,2% dei 6754 tweet infamanti e razzisti. Accanto a “ebreo”, “giudeo” e “rabbino”, troviamo “sionista” (il che mostra l’influenza della propaganda anti-israeliana) e “strozzino”, parole che rivelano stereotipi populisti storicamente radicati, basati sull’ignoranza e la mancanza di educazione alla tolleranza, oltre alla mancanza di conoscenza del contributo positivo degli ebrei alla società ed alla cultura italiana attraverso i secoli.

 Un dato triste e forse inaspettato è che gran parte dei tweet negativi (il 63% del totale monitorato da Vox) sono tweet contro le donne, con espressioni come “troia”, “zoccola”, “puttana”, “cesso”, “vacca” e “cagna”. Seguono i migranti con il 10,9% e subito dopo gli omosessuali (10,8%), i musulmani (6,6%), i disabili (apostrofati con vari sinonimi offensivi) e gli ebrei (2,2%).

La conferenza stampa è stata promossa e presieduta dalla deputata Milena Santerini (della Comunità di Sant’Egidio), Presidente dell’Alleanza parlamentare del Consiglio d’Europa. Tra i relatori erano presenti Betti Guetta, Presidente dell’Osservatorio del CDEC; Marilisa D’Amico, fondatrice di VOX, il Presidente dell’Unione Nazionale delle Comunità Ebraiche in Italia Noemi Di Segni e il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello. Ha preso la parola anche il deputato del PD Emanuele Fiano, membro della Commissione Affari Costituzionali. Ha sottolineato le statistiche negative riguardo l’antisemitismo, affermando che non si era mai illuso che l’antisemitismo fosse scomparso dall’Italia o dall’interno dei vari partiti politici. Ha detto poi che bisognerebbe indagare in maniera più approfondita riguardo il rigurgito dell’antisemitismo che ha fatto seguito all’affermazione calorosa rivolta agli ebrei da Papa Francesco, quando ha dichiarato che entrambi sono parte di una sola famiglia.

Betti Guetta del CDEC ha dichiarato che, in generale, ci troviamo di fronte ad un abbassamento degli standard riguardo cosa sia considerato politicamente corretto, e ad un maggior permissivismo riguardo al linguaggio violento e volgare. Questo è il terreno dove può attecchire l’incitamento all’odio. Marilisa D’Amico di Vox ha descritto gli strumenti sofisticati utilizzati in collaborazione con quattro università per la geo-localizzazione e l’analisi del linguaggio di odio dei tweet in oggetto. Questa è “informazione libera”, ha affermato, e di conseguenza più accessibile dei post di Facebook, che sono spesso diretti all’interno di gruppi chiusi. Ha sottolineato la scoperta che il 65% dell’odio verbale era volto a denigrare le donne. Questo potrebbe mettere in dubbio la comune convinzione che la nostra società democratica sia in uno stato veramente migliore rispetto a quelle che consideriamo “retrograde” nel trattamento delle donne. La rabbia contro il “gentil sesso” è sempre sul punto di esplodere, ed è successo in varie occasioni attraverso la furia omicida che ha fatto tante vittime tra le ragazze e le donne d’Italia. Forse sarebbe necessario uno studio sociologico sulle cause di tanto risentimento violento verso le donne.

Noemi Di Segni, Presidente dell’UCEI, ha affermato che le istituzioni italiane devono diventare più consapevoli dei pregiudizi e dell’antisemitismo facendo sentire la propria voce e agendo ove necessario. Ha anche sottolineato l’importanza per i bambini dell’affetto spirituale e fisico (come gli abbracci), per aiutarli a crescere in un ambiente più stabile emotivamente. Ha continuato poi dicendo che “accogliere” e “dare” in ebraico hanno la stessa radice, avendo le stesse consonanti ma vocali diverse, il che mostra la connessione inseparabile tra il ricevere l’amore da bambino e l’abilità di restituirlo da adulti. Di Segni crede che sia quella la base per evitare sfoghi di violenza una volta diventati adulti. Riguardo all’apparente abbondanza di stereotipi antisemiti in Italia, il Presidente dell’UCEI trova che, sfortunatamente, si basino soprattutto sull’ignoranza; c’è bisogno di maggiori investimenti sull’educazione.

Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha detto di non essere per niente sorpresa da queste statistiche. “Sfortunatamente, l’antisemitismo unisce, piuttosto che dividere le persone”. Anche lei pensa che sia basato sull’ignoranza, e che l’ignoranza vada combattuta.

Un ulteriore tema molto problematico scaturito dalla ricerca sui tweet è che il picco principale dei messaggi antisemiti è avvenuto proprio attorno al 27 gennaio, la Giornata della Memoria, mentre il secondo picco è stato dieci giorni prima, il 17 gennaio, giorno della visita di Francesco alla sinagoga di Roma.

È quasi come se qualunque notizia riguardante gli ebrei, la memoria dell’Olocausto (col pericolo del negazionismo, che è un’altra seria conseguenza non sconosciuta all’interno e attorno alcuni poli universitari italiani) sia destinata ad avere un impatto negativo.

La sfida per il futuro è come interpretare questi dati ed agire per combatterne i risultati. Dobbiamo riesaminare l’efficacia, o inefficacia, dei metodi di educazione correnti riguardo la storia, la memoria, e i documenti del Concilio Vaticano II.