26 Maggio 2023

1 italiano su 3 teme la circolazione di fake news

Internet: un luogo (o per meglio dire, un insieme di luoghi) che tanto affascina quanto spaventa. Un luogo in cui, attraverso gli algoritmi e le cosiddette “bolle di filtraggio”, rischiano di crearsi delle realtà personalizzate secondo i contenuti che più ci piacciono. E questo, inevitabilmente, porta a una visione distorta della realtà. Ma quali sono le paure digitali secondo gli italiani?

In occasione della sesta edizione del Festival della Comunicazione non ostile, che si svolgerà a Trieste oggi, venerdì 26, e domani, sabato 27 maggio, Swg ha realizzato un’indagine per Parole O Stili, realtà che dal 2017 si impegna a contrastare il fenomeno della comunicazione violenta online e offline.

Secondo il sondaggio, condotto su un campione di 1.200 partecipanti, 1 italiano su 3 (33%) è preoccupato per la circolazione di fake news in rete, il 29% ha paura di vivere un distacco dalla realtà a causa del massiccio utilizzo dei dispositivi tecnologici e il 24% teme di sviluppare una dipendenza da social network.

Uno scenario che, rispetto al 2017, sembra nettamente cambiato: se fino a 6 anni fa i principali timori erano legati al rischio di furto dei dati personali (il dato si aggirava intorno al 29%), oggi questa preoccupazione è in calo. Si è registrato infatti un -18% per la paura di violazione della privacy e un -9% per il furto di dati personali.

A rimanere stabile è la preoccupazione per l’odio e alla violenza in rete: secondo l’82% degli intervistati, la comunicazione violenta sul web, nota anche come hate speech, letteralmente “discorsi d’odio”, è la nuova normalità che vige in rete.

In merito, ha espresso le sue preoccupazioni Rosy Russo, fondatrice di Parole O Stili: «La normalizzazione di disinformazione e hate speech è un dato davvero preoccupante. Fotografa la profonda mancanza di fiducia che coinvolge anche le nostre vite digitali ma che parte, prima di tutto, da una sfiducia verso la politica, le istituzioni, la scuola, il mondo del lavoro. In questa epoca post pandemica, di guerra e di necessario confronto con la diversità, viviamo alla continua ricerca di punti di riferimento che sappiano darci sicurezza. Come trovarli? Anche gli stessi social non sono più “quelli di una volta”, non più solo uno strumento, ma sono una cultura da abitare».

Dunque, secondo Rosy Russo, non bisogna rinunciare a vivere, per così dire, la propria vita digitale, ma è necessario farlo in modo diverso: «Un riavvio totale che deve partire da ciò che di più importante abbiamo, e che anche attraverso il web possiamo curare, le relazioni. Attenzione, impegno e cura sono le tre parole chiave che ci permetteranno di accorciare le distanze non solo con gli altri ma anche con noi stessi per vivere in modo sostenibile le nostre vite, online e offline».

 

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