25 Ottobre 2002

Il pianista

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Varsavia, 1939. Wladyslaw Szpilman è un giovane pianista ebreo di grande talento. La sua vita viene improvvisamente sconvolta quando i tedeschi invadono la Polonia: Wladyslaw e la sua famiglia vengono rinchiusi nel ghetto insieme a tutti gli altri ebrei della città, ed in seguito i suoi parenti sono deportati nei lager. Rimasto solo, Wladyslaw è costretto a nascondersi per cercare di sopravvivere…
Dopo quarant’anni di attività nel mondo del cinema, il grande regista polacco Roman Polanski firma una delle opere più importanti della sua carriera: Il pianista, una straziante pellicola sul dramma delle persecuzioni razziali che rievoca la dolorosa esperienza vissuta da Polanski stesso all’epoca della sua infanzia, quando la sua famiglia fu rinchiusa nel ghetto di Cracovia e poi sterminata nei lager. Basato sull’autobiografia scritta dal musicista Wladyslaw Szpilman e sceneggiato da Ronald Harwood, Il pianista ha vinto la Palma d’Oro come miglior film al Festival di Cannes del 2002 ed ha conquistato le lodi della critica internazionale, aggiudicandosi tre premi Oscar (miglior regista, miglior attore e miglior sceneggiatura) e sette premi César. Un autentico trionfo per questo capolavoro con il quale Polanski, sulle orme dell’analogo Schindler’s list di Spielberg, torna a raccontare la tragedia dell’Olocausto e le sofferenze vissute dal popolo ebraico durante l’oppressione nazista. Ambientato a Varsavia fra il 1939 (data dell’invasione della Polonia e dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale) ed il 1944 (l’arrivo dell’Armata Rossa e la liberazione della città), Il pianista segue le vicende del personaggio di Wladyslaw Szpilman, che sullo schermo ha il volto smagrito e lo sguardo dolente dell’americano Adrien Brody, premiato con l’Oscar come miglior attore per la sua intensa interpretazione. Nella prima parte, il film ci descrive l’impatto delle persecuzioni antisemite sulla comunità ebraica di Varsavia e sulla famiglia del protagonista; nella seconda parte, invece, assistiamo alla solitaria odissea di Szpilman che, animato unicamente da un disperato istinto di sopravvivenza, si aggira come uno spettro in una città-fantasma devastata dalla guerra. E a tendergli la mano, nel momento del bisogno, sarà il Capitano Hosenfeld (Thomas Kretschmann), un ufficiale dell’esercito tedesco che, in nome dell’amore per la musica, gli offrirà un aiuto assolutamente inaspettato.
L’opera di Polanski si propone dunque anche come una riflessione ed una metafora sul potere salvifico dell’arte, capace, perfino negli abissi più oscuri, di ridare luce alla nostra esistenza e di preservare quell’umanità sepolta sotto le macerie della Storia. Szpilman, che nel bel mezzo della guerra si siede a un pianoforte per suonare Chopin, trova così la forza per resistere attraverso le difficoltà incontrate sul suo cammino, sublimando il proprio dolore nella musica. Polanski non si tira indietro nel mostrarci l’orrore, e soprattutto l’assurda insensatezza di ciò che accadde in quegli anni, ma mantiene sempre uno stile lucido e controllato, evitando di scivolare nel patetico; non per questo, però, la pellicola risulta meno coinvolgente ed emozionante per lo spettatore, impegnato a percorrere il medesimo calvario del protagonista. Un film irrinunciabile, per non dimenticare.

Stefano Lo Verme, MyMovies.it