28 Marzo 2024

Torino, studenti universitari ebrei subiscono discriminazioni

Luogo:

Torino

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

“Noi studenti ebrei ci sentiamo discriminati UniTo non interrompa gli accordi con Israele”

La denuncia: “Subiamo violenza verbale e fisica. Per paura nascondo la mia fede”

Suo zio insegna Italiano all’Università di Gerusalemme. «Sono persone come lui che lavorano per la pace, non chi taglia i rapporti con gli atenei e i centri di ricerca» dice Giulia, studentessa di Psicologia del lavoro all’Università di Torino. Quell’ateneo da cui oggi non si sente rappresentata: «Sono delusa — ripete —, non mi sento più libera di essere me stessa. Qui il clima d’odio cresce ogni giorno, io ho gli attacchi di panico». Carlo (nome di fantasia), 22 anni, studia Giurisprudenza. Da ottobre ha smesso di frequentare le lezioni. «Non rivelo a nessuno la mia identità ebraica perché voglio evitare problemi — dice — contro di noi viene fatta violenza verbale e fisica». Ieri davanti al Rettorato, sotto ombrelli e dietro a bandiere bianche e blu, c’erano decine di studenti con la stessa storia di Giulia e Carlo. Intere famiglie, coppie di giovani e anziani. Vite divise tra Italia e Israele, segnate da quel 7 ottobre 2023. E unite in un appello: chiedere al rettore e al Senato accademico di UniTo un passo indietro sulla sospensione della partecipazione al bando Maeci di collaborazione con le università israeliane. «Questa decisione crea un precedente pericoloso», è stata la denuncia della comunità ebraica. «L’Università è la casa della cultura e del sapere e ora sta diventano terreno franco per l’odio e l’intolleranza—ha aggiunto Luca Spizzichino, presidente dell’Ugei (Unione giovani ebrei d’Italia) —. Ci sono studenti che si sono sentiti discriminati nelle aule, altri hanno paura ad andare in giro». Tra loro c’è Giulia, 23 anni. Nata a Torino ma cresciuta facendo su e giù da Gerusalemme. «Ho sempre considerato entrambe le città casa mia—dice — Oggi purtroppo una meno dell’altra». Perché? «Non mi sento più al sicuro a Torino, ho paura: Israele è in guerra ma non si respira questo clima d’odio che c’è qui. Ci si batte perla pace, ognuno si mobilita come può per aiutare». Sua madre, life coach e insegnante di inglese, tre anni fa, a 55 anni, ha scelto di trasferirsi a Gerusalemme per stare vicino a gran parte della famiglia. Giulia è andata a trovarli a gennaio e, compatibilmente con lo studio, vola da loro appena può. «Da quando la mozione è stata approvata penso a tornare lì perché il clima è peggiorato – racconta – si vede dalla violenza dei presidi pro-Palestina di queste settimane. Noi dobbiamo nascondere le bandiere di Israele perché veniamo insultati, siamo visti come il nemico». Anche all’interno dell’ateneo «non c’è un dialogo costruttivo. A me è stato tolto il saluto da alcuni colleghi e sui social media si leggono solo insulti. Eppure i ricercatori e i professori delle università israeliane non c’entrano niente con la guerra in corso». Carlo, studente di 22 anni, è tornato da Israele solo due settimane fa. «Ho alcuni parenti là ma soprattutto amici spiega-per me è casa e un luogo dove posso fuggire in momenti come questo». Parla di un “clima teso” dentro e fuori l’università: «Mi dispiace perché è un Paese affranto, dove tutti vogliono la pace, ma qui questo non arriva. Nei bagni del campus Einaudi le scritte contro Israele sono ovunque: viene accusato di essere uno Stato “genocida” e “terrorista”, parole che fanno male. Mi provocano un grande dispiacere». Dopo il 7 ottobre frequenta meno le lezioni. «Non rivelo a nessuno la mia identità ebraica perché voglio evitare problemi – confessa -: contro di noi viene fatta violenza verbale e fisica. Ma basta vedere come sono stati trattati Molinari e Parenzo». La decisione di UniTo, di sospendere nuovi accordi con università israeliane, «è stato un ulteriore colpo contro di noi. Mi colpisce il silenzio del rettore e della politica». A Stefano Geuna la comunità ebraica ha indirizzato una lettera. «Chiediamo solo un dialogo – conclude Giulia – e che si continuino le collaborazioni con Israele.

di Caterina Stamin