16 Marzo 2024

Napoli, negato il diritto di parola a Maurizio Molinari

Caccia al sionista L’estremismo ha definitivamente inquinato il dibattito pubblico su Israele

A Napoli negato il diritto di parola a Maurizio Molinari, in quanto ebreo. Un episodio che è l’immagine di un Paese in cui l’antisemitismo serpeggia ovunque, anche dove meno te l’aspetteresti

È incredibile ma in Italia nel 2024 è partita la caccia ai “sionisti”. I sostenitori dello Stato di Israele, ebrei e non ebrei, ma soprattutto ebrei, da un po’ di tempo fanno fatica a parlare in pubblico. I nuovi untorelli, questi gruppetti di proPal, provocano, intimidiscono, tentano di tappargli la bocca: ormai succede troppo spesso ed è indegno di un Paese democratico. Ultimo episodio squadristico ieri all’Università Federico II a Napoli, dove il direttore di Repubblica Maurizio Molinari avrebbe dovuto presentare il suo libro “Mediterraneo conteso” ma un gruppo di studenti dei collettivi con le bandiere palestinesi ha cominciato a urlare per impedire il dibattito. E lo ha impedito. Anche perché Molinari, che pure aveva tentato di stabilire un dialogo, ha deciso di chiudere per evitare guai peggiori. Dopo i fatti, Molinari ha commentato su X: «Bisogna sempre essere pronti al dialogo, nel rispetto per il prossimo». Una vera lezione.

Ora, come chiamarlo questo fatto di Napoli, se non squadrismo? Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato a Molinari (tra l’altro direttore di un giornale sul quale scrive da Gaza un palestinese, Sami al-Ajrami) per esprimere la sua solidarietà mentre in una nota ha scritto che «quel che vi è da bandire dalle Università è l’intolleranza, perché con l’Università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente». Clima pesante.

Lo Stato deve consentire ai sostenitori di Israele di poter parlare. Non siamo nel 1938, ma nemmeno nel 1977, quando i violenti non facevano intervenire i democratici.

La stessa cosa era successa il 6 marzo a Firenze dove si presentava il bel volume di Elisabetta Fiorito su Golda Meir. Una gazzarra fascistoide non ha impedito la presentazione del libro, ma il pubblico è dovuto uscire da una porta secondaria. Alla Sapienza di Roma hanno impedito di parlare a David Parenzo. La nostra senatrice a vita Liliana Segre, che vive sotto scorta per le minacce filonaziste, recentemente è stata oggetto di insulti e minacce. Le femministe di “Non una di meno” tutto hanno ricordato tranne gli stupri del 7 ottobre. A Milano il presidente cittadino dell’Anpi Roberto Cenati si è dimesso, in polemica con l’Anpi nazionale.

Ormai l’antiebraismo serpeggia anche dove in teoria meno te l’aspetteresti: sempre a Milano ieri il presidente e il Consiglio della Comunità ebraica hanno espresso la loro solidarietà a Daniele Nahum, consigliere comunale, che ha detto addio al suo partito, il Partito democratico, dicendo «basta parlare di genocidio per Gaza».

Da mesi nei cortei studenteschi “From the river to the sea” riecheggia come un selvaggio grido antisemita. Si confonde, per ignoranza ma più spesso per malafede, il governo Netanyahu con il popolo ebraico. E dunque non siamo alla Notte dei cristalli ma è comunque intolleranza verso il “sionista”, un termine di cui questi giovanotti non conoscono il senso né la storia. Dovrebbero leggere il grande Abraham Yehoshua: «Il sionismo non può e non deve essere considerato un’ideologia poiché, come sappiamo, sia in passato che al presente, ha rappresentato una piattaforma comune a idee sociali e politiche differenti e persino contraddittorie. Il sionismo auspicava e prometteva un’unica cosa: fondare uno Stato ebraico. E ha mantenuto questa promessa soprattutto, sfortunatamente, in seguito al fenomeno dell’antisemitismo […]. Una volta fondato lo Stato ebraico – Israele – l’unico residuo attivo e significativo del sionismo è il principio della Legge del Ritorno! Vale a dire che lo Stato ebraico, oltre a essere controllato e governato mediante il Parlamento da tutti i suoi residenti in possesso di nazionalità israeliana, è ancora aperto a qualunque ebreo che ne voglia richiedere la cittadinanza…».

C’è dunque una grande battaglia politico-culturale da ingaggiare. Contro gli estremisti in primo luogo. Ma anche a sinistra. Sempre sul sionismo, è perfetto ciò che è contenuto nel manifesto di Sinistra per Israele, che ha finora raccolto mille firme: «Il sionismo è stato il legittimo movimento di liberazione nazionale e sociale del popolo ebraico e in esso sono vissuti e tuttora vivono i valori di uguaglianza, giustizia, liberazione umana della sinistra democratica e del progressismo. Soltanto la conoscenza delle radici di Israele può arginare i pregiudizi anti-sionisti e anti-israeliani che albergano nella società italiana, anche a sinistra e nel campo progressista, e che si manifestano attraverso forme antiche e nuove di delegittimazione, di ostilità, quando non di aperto antisemitismo». La battaglia continua ed è facile prevedere che sarà dura e non breve.

di Mario Lavia