2 Marzo 2018

Will Eisner, Fagin l’Ebreo, 001 editore, 2018

Fonte:

Il Fatto Quotidiano

Autore:

Stefano Feltri

Fagin l’Ebreo: Will Eisner riscrive Dickens contro l’antisemitismo

Negli anni Trenta, il più grande fumettista americano del Novecento, Will Eisner, era autore di una serie tanto popolare quanto innovativa, The Spirit: come ogni supereroe anche quello di Eisner aveva una spalla, un ragazzino nero (all’epoca si diceva “negro”) che assecondava ogni stereotipo razzista, a cominciare dal nome sarcastico, Ebony White. Dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale, Eisner torna a New York con meno pregiudizi: il suo Ebony inizia a parlare come un ragazzo normale, smette di essere una macchietta e i lettori afroamericani trasmettono al fumettista il loro apprezzamento. Eisner si trova così a riflettere su quante responsabilità abbia la narrativa popolare nel creare (o distruggere) stereotipi che condizionano la percezione – e la vita – di interi gruppi sociali. Nel 2003, due anni prima di morire, Eisner realizza uno di suoi graphic novel meno conosciuti, pubblicato ora in Italia in uno splendido volume da 001 Edizioni: Fagin l’Ebreo. Eisner, lui stesso ebreo e grande raccontatore dei successi e delle miserie degli ebrei newyorchesi, riscrive l’Oliver Twist di Charles Dickens, rendendo protagonista quello che là era la sintesi lombrosiana del male. Il capo dei ladri ragazzini, la spia, il mercante infido: Fagin non era un personaggio negativo di origine ebraica, no, era malvagio proprio in quanto ebreo. Anche Dickens poi si pentirà di aver assecondato l’antisemitismo dell’epoca e farà qualche tentativo per rimediare. Eisner non stravolge il personaggio di Dickens, resta un fallito che vive di espedienti poco legali, ma restituisce umanità a Fagin, la cui vita non è meno nobile, anche se più sfortunata, di quella dello stesso Oliver Twist. Il tutto con la forza epicae la tecnica fumettistica inarrivabile dell’inventore del graphic novel.