23 Agosto 2023

Vannacci, fino a quando c’è diritto di libertà d’espressione?

Non cita gli ebrei nel suo libro “Il mondo al Contrario” il generale Roberto Vannacci. Ma la stoccata arriva in un’intervista a Repubblica in cui parlando di gay, risponde di credere all’esistenza di una lobby che guida l’informazione. “Ma secondo me sì, nulla viene fatto a caso – dice Vannacci – C’è qualcuno, un gruppo di pressione che opera. Comunque, sono per la libertà di espressione e anche contrario al fatto che ci siano categorie protette. Dire ‘gay di m.’ o ‘professore di m.’ è grave lo stesso. Perché dovrebbe essere diverso? Ho citato anche la legge Mancino, che non condivido, dire ‘ebrei di m.’ non è peggiore che dire ‘cristiani di m.’. Ho capito: c’è stata la Shoah, va bene, ma questo non configura la religione ebraica come protetta”.

La confusione con cui Vannacci superficialmente parla di Shoah e di religione protetta già parla da sé, i nazisti non teorizzavano il credo ma la razza e tutto era basato su una presunta superiorità genetica dei cosiddetti ariani. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha inviato una lettera al ministro Crosetto e al Capo di Stato Maggiore in cui si esprime preoccupazione su come una persona del suo rango istituzionale possa usare lo strumento di pubblicazione e prestigio dell’esperienza militare maturata per veicolare contenuti e idee che mettono in discussione la libertà dell’individuo. L’UCEI nella missiva manifesta anche apprezzamento per aver avviato un procedimento di disciplina nei confronti del Generale Vannacci.

Un libro lungo, corredato dalle immancabili slides, 354 pagine sono una sfida considerevole in un paese come l’Italia dove non legge nessuno o quasi. Il problema è il contenuto e quanto questo possa essere compatibile con la libertà d’espressione, come l’ultima esternazione di oggi. “La pallavolista Paola Enogu – insiste a Tv play – non solo è bravissima, ma è anche molto intelligente perché non si è lamentata. È giustissimo che giochi con l’Italia. Quando vedo una persona con la pelle scura non la identifico subito come italiana. L’italiano da 8mila anni è identificato con la pelle bianca. Anche se Paola Egonu è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. E nel suo libro racconta di quando, appena arrivato a Parigi, “nel 1975, per la prima volta cominciai a venire a contatto quotidianamente con persone di colore. Mi ricordo nitidamente quanto suscitassero la mia curiosità tanto che, nel metrò, fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro per capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura o rugosa della nostra”.

Vannacci se la prende poi con i gay, la vera lobby che discrimina la famiglia tradizionale, padre, madre e figli che “ha assicurato la sopravvivenza della specie, squadra che vince non si cambia” mentre “il socialismo reale brama di “comunizzare” la società e di assegnare alle sole istituzioni statali l’educazione dei giovani che devono essere, sin dai primi anni d’età, sottratti alle grinfie familiari che ne potrebbero alterare i valori di riferimento”. Insomma, la colpa del decremento demografico sarebbe delle donne che devono lavorare, delle femministe e della lobby LGBT. “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”, spiega il generale. C’è poi il capitolo migranti che dovrebbero essere bloccati ai confini come fanno Grecia, Spagna, Ungheria e Polonia. Secondo il generale, “il rispetto del diverso trova già applicazione nella maggioranza nelle libere società occidentali, i mussulmani sono liberi di professare la loro fede (…) ma questo evidentemente non basta. La dittatura delle minoranze ha prevaricato il concetto di democrazia dove la maggioranza decide e il resto si adegua. (…) In Italia “vi sono quartieri dove la giustizia e il vivere comune sono amministrate da altre entità rispetto a quelle statuali, dove bande di extracomunitari occupano interi stabili e li gestiscono secondo le regole della prevaricazione e della violenza, dove si vorrebbe applicare la Sharia (ammesso che non lo si faccia) oppure le leggi tribali africane, dove i minorenni non vengono avviati alle scuole e all’istruzione obbligatoria, dove le donne devono essere coperte dietro lo chador e dove è loro vietato uscire di casa”.

La democrazia di un paese si misura da come sono rispettate le minoranze e le donne. Stupisce che un uomo dello stato di un paese democratico parli ancora di differenze di razze e religioni, contravvenendo all’articolo 3 della Costituzione e non rispettando dunque la sostanza dell’articolo 21, quello sulla libertà d’espressione che dovrebbe garantirla senza offendere gli altri. Stupisce perché quando scorgiamo i soldati e le soldatesse proteggerci noi vediamo un’altra Italia, non quella immaginata da Roberto Vannacci.