28 Maggio 2023

USA, strategia nazionale contro l’antisemitismo

Contrasto all’antisemitismo, la nuova strategia Usa

Secondo l’indagine “Lo stato dell’antisemitismo in America 2022”, realizzato dall’American Jewish Committee, lo scorso anno il 41 per cento degli ebrei americani dichiarava di sentirsi insicuro nel paese. Una percezione legata a un reale aggravarsi della minaccia antisemita negli Stati Uniti. Negli ultimi dieci anni infatti, rilevava l’Anti-Defamation League, l’aumento di attacchi contro gli ebrei negli Usa è stato costante, con un picco di episodi raggiunto lo scorso anno. Una situazione intollerabile che ha portato l’amministrazione Biden ad intervenire con un piano concreto: la prima strategia nazionale degli Stati Uniti per contrastare l’antisemitismo. Iniziativa presentata in questi giorni che comprende oltre cento nuove azioni di contrasto e sensibilizzazione volte a proteggere la comunità ebraica Usa. “Dobbiamo dire con chiarezza e forza che l’antisemitismo e tutte le forme di odio e violenza non hanno posto in America”, ha dichiarato il presidente Biden, presentando la strategia nazionale. “Il silenzio è complicità”.
La strategia dell’amministrazione Biden è stata sviluppata in consultazione con circa un migliaio funzionari federali e locali, leader religiosi e gruppi della società civile, e contiene oltre cento raccomandazioni che il governo federale dovrà adottare nel prossimo anno. Il tutto condensato in sessanta pubblicata online e suddivise in quattro pilastri: aumentare la consapevolezza e la comprensione dell’antisemitismo e del patrimonio ebraico americano; migliorare la sicurezza delle comunità ebraiche; invertire il processo di normalizzazione dei pregiudizi antisemiti e, ultimo punto, costruire reti tra le comunità per combattere l’odio.
Nello specifico, si parla ad esempio di seminari per contrastare i pregiudizi nelle assunzioni e sul posto di lavoro, programmi di educazione alla Shoah e uno sforzo per eliminare gli ostacoli alla denuncia di potenziali crimini di odio.
“È particolarmente degno di nota il fatto che questo approccio riconosca che l’antisemitismo non riguarda la politica, ma i principi”, la valutazione del capo dell’Anti-Defamation League, Jonathan Greenblatt. “Siamo lieti che questa strategia affronti in modo completo l’odio e l’antisemitismo nei campus, online e da parte di estremisti sia di estrema destra che di estrema sinistra”.
Secondo l’Fbi, gli ebrei americani rappresentano il 2,4 per cento della popolazione statunitense, ma sono vittime del 63 per cento dei crimini d’odio a sfondo religioso. Un dato ricordato da Doug Emhoff, membro della comunità ebraica nonché marito della vicepresidente Kamala Harris. Ad Emhoff è stata affidata la gestione della strategia contro l’antisemitismo, assieme alla coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo Deborah Lipstadt. “Conosco la paura. Conosco il dolore. Conosco la rabbia con cui gli ebrei vivono a causa di questa epidemia di odio”, ha dichiarato Emhoff, presentando la strategia di contrasto dell’amministrazione Usa.
Oltre a corsi di formazione legati al contributo ebraico alla storia americana rivolto alle scuole, al mondo dello sport e ad altri settori specifici, la strategia nazionale tocca un tema complesso che va ben oltre i confini Usa. Quello delle responsabilità delle piattaforme social rispetto alla diffusione dei discorsi d’odio. “Le aziende tecnologiche hanno un ruolo cruciale da svolgere e per questo motivo la strategia contiene dieci inviti distinti a stabilire una politica di tolleranza zero per i discorsi d’odio sulle loro piattaforme, a garantire che i loro algoritmi non trasmettano discorsi d’odio e contenuti estremi agli utenti e ad ascoltare più da vicino i gruppi ebraici per capire meglio come l’antisemitismo si manifesta sulle loro piattaforme”, ha dichiarato Elizabeth Sherwood-Randall, il principale consigliere di Biden per la sicurezza interna, durante un briefing con i giornalisti in merito alla strategia. “Il presidente ha anche chiesto al Congresso di eliminare l’immunità speciale per le piattaforme online – ha aggiunto Sherwood-Randall – e di imporre requisiti di trasparenza più forti per garantire che le aziende tecnologiche rimuovano i contenuti che violano i loro termini di servizio”.