19 Febbraio 2021

Torino: indagata dalla Procura la consigliera comunale dei 5Stelle autrice di un post antisemita

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Giuseppe Legato

Il post antisemita inguaia la consigliera Cinquestelle

Per la procura è diffamazione aggravata dall’odio razziale. Lei: ho già chiesto scusa

Le scuse politiche non sanano tutto. Anzi. Perché quando — per distrazione o no — si pubblica una vignetta antisemita, c’è un altro fronte in cui i mea culpa non bastano a chiudere la questione. Ed è quello giudiziario. Da ieri la consigliera del M5S Monica Amore, è indagata dal procuratore aggiunto Emilio Gatti per diffamazione aggravata dall’odio razziale. Le è costata cara, la vignetta satirica a sfondo razzista sugli ebrei pubblicata sui social (e poi rimossa a furor di polemiche) pochi giorni fa. L’aveva pubblicata in un post a corredo del testo «Interessante!». Raffigurava un collage di testate giornalistiche del gruppo Gedi accompagnato da immagini evidentemente antisemite e cioè la caricatura di due uomini con naso pronunciato, Kippah e la Stella di David, giunte alla consigliera attraverso un canale Telegram. Scaricata da molti colleghi di avventura politica (anche del Movimento), Amore era corsa ai ripari chiedendo scusa e rimuovendo il post per sfuggire al fuoco incrociato anche della sindaca Appendino e del ministro Di Maio che — da quel post — avevano preso le distanze bollando l’iniziativa come «gravissima e inaccettabile». Le scuse però — ammesso che costituiscano un’attenuante morale – non valgono spesso in punta di diritto. Tanto è vero che nei giorni scorsi un legale incaricato da Dario Disegni, presidente della comunità ebraica, aveva presentato in procura un articolato esposto. Che ha avuto un seguito: inchiesta aperta e consigliera indagata. Gli accertamenti dovranno ora stabilire una serie di cose: intanto se la cornice giuridica del reato è solo quella o se vi possono essere contestazioni ancora più grave. Verranno anche effettuati approfondimenti sulla genesi di quella vignetta: a chi è stata veicolata, da chi altro è stata condivisa. «Non sono razzista e non sono antisemita, l’ho già detto. Quelli non sono i miei abiti, ho già chiesto scusa per il mio errore» ha spiegato ieri la consigliera Monica Amore. Che, il giorno stesso della pubblicazione, e dopo la raffica di polemiche scatenate da quel post sul suo profilo Facebook, diceva di sentirsi vittima di un attacco da parte di odiatori web: «Mi hanno detto e scritto di tutto». Tanto che, dal giorno dopo, il suo profilo è scomparso dal social. Sono rimaste invece le difese di molti suoi colleghi di partito, che parlando di svista e di leggerezza, si sono dimenticati di ricordare che quello commesso da Amore poteva essere un reato.

Photo Credits: La Stampa