22 Agosto 2014

Teorie cospirativiste tra i membri del Movimento5Stelle

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Luca Mastrantonio

Tra dietrologia e fantasy il ritorno del complottiamo che piace tanto ai 5 Stelle

Dalla guerra alle illazioni sullo sbarco sulla Luna

Milano — Mentre il mondo si interrogava sulle implicazioni morali e politiche della diffusione del video dello sgozzamento di James Foley, la domanda che preoccupava il consigliere del Movimento 5 Stelle in Piemonte, Davide Bono, medico, era un’altra: «Non è un po’ una coincidenza che il video della decapitazione del giornalista americano sia uscito proprio oggi?». Poi, è arrivata una rettifica su Facebook: la coincidenza non si riferiva all’uscita di Alessandro Di Battista sulle ragioni dei terroristi, no. Bono ha sentito il bisogno di smentire un collegamento tra il «video della decapitazione del giornalista Usa» e la «visita di Renzi» in Iraq. Crede che il video possa essere «un falso Usa per giustificare i bombardamenti» e gli americani, dice, dovrebbero mettere anche ai musulmani da loro addestrati e armati «un chip di controllo sottocutaneo». Cos’è? Matrix? No, non è un film. Almeno, secondo politici grillini come Paolo Bernini il governo Usa controlla con microchip sottopelle i cittadini: basta leggere su Internet, dice. L’attentato alle Torri gemelle? Opera dei poteri forti.

Il complottismo odierno a 5 Stelle è post-ideologico, dal basso, partecipativo, senza filtri, dilettantesco: un fritto misto di dietrologia, nutrizionismo, fantascienza, fantasy e fobie varie. Tra i parlamentari c’è chi crede all’esistenza delle sirene, come Tatiana Basilio: «Prove schiaccianti!»; altri, come Carlo Sibilia, ridono dello sbarco sulla Luna: «Ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa». Le guerre in Africa? Per Alessandro Di Battista «molte vengono combattute per il rifornimento idrico per l’industria della carne», quindi solo il veganesimo le può fermare. Poi: per Tiziana Ciprini la Ue vuole femminilizzare e indebolire i bamboccioni con la liberalizzazione del cognome materno, che colpisce «il patrimonio androtecnico» dei patronimici. E Claudio Cominardi intesta al club Bilderberg le «stragi di Stato» italiane. Infine, un classico: le scie chimiche, che diffondono veleni nell’aria; dice Paola Taverna: «Chi può escludere che esistano?». Già, chi? Non il complottista, certo di non dover produrre prove; il che, invece, lo renderebbe anticorpo positivo in un sistema politico-informatico plurale. No tocca agli altri dimostrare che lui ha torto.

Fuori dal Parlamento, per vocazione complottista, oltre a Grillo e Casaleggio si segnala Monia Benini, coordinatrice stampa a Bruxelles, convinta che dietro i matrimoni gay ci siano Goldman Sachs e Jp Morgan; l’ex portavoce Claudio Messora scrisse che l’Aids è un balla (uscita poi successivamente smentita, come quella di Tatiana Basilio). Paolo Becchi, l’intellettuale grillofilo per radio e tv, vide negli spari contro i carabinieri il giorno del giuramento di Enrico Letta una strategia di consenso per il governo: «cui prodest»?, si chiedeva, citando Medea di Seneca, madre dei complottisti: la persona cui giova è l’autrice del delitto.

Gridare al complotto e credere che dietro ci sia sempre qualcosa d’altro sono vizi antichi, in Italia, resa fertile da secoli di congiure reali e presunte, dall’antica Roma alla Guerra Fredda, passando per la Firenze risorgimentale e la giovine italiana carbonara Negli ultimi vent’anni, però, indebolitosi il pensiero politico e filosofico, il complottismo è diventato storytelling distorto, diffuso surrogato dei grandi racconti politici, le ideologie, che prima spiegavano — o volevano spiegare — tutto. Così è praticato anche dalle menti più accreditate: Gianni Vattimo è arrivato a rivalutare in funzione anti-israeliana i Falsi protocolli dei Savi di Sion, che sa benissimo essere fasulli e causa di persecuzioni antisemite in Russia e Germania; Roberto Saviano si è concesso un po’ di dietrologia commentando le dimissioni epocali di Ratzinger: «Non vorrei fossero strategiche (…) per chiedere compattezza al voto cattolico» (Facebook: 8mila like, quasi 3mila condivisioni).

C’è poi la dietrologia come arma di distrazione di massa, alibi deresponsabilizzante. Sandro Bondi vide una regia precisa dietro all’attacco a Berlusconi dopo un crollo a Pompei, e Piergiorgio Odifreddi gridò al complotto giudeo-clericale quando lo bocciarono alla guida del Premio Grinzane Cavour…

Che fare? Umberto Eco, ottimo dispensatore di ricette anti-complottismo, consiglia Congetture e confutazioni (il Mulino) di Karl Popper. Altri puntano sull’omeopatia: chiede ai dietrologi chi c’è dietro di loro e a chi giova il complottismo. A loro. Il problema vero, per tutti, è vigilare sulla correttezza propria e altrui di informazioni e opinioni. Scrive Mordecai Richter in Un mondo di cospiratori, citato da Massimo Teodori e Massimo Bordin in epigrafe a Complotto! (Marsilio): ai «teorici della cospirazione dai un dito di porcherie accertate, loro si prendono tutto un braccio di fantasie».