27 Novembre 2012

Striscioni e scritte fasciste condannato Maurizio Boccacci

Fonte:

Il Messaggero

Autore:

Michela Allegri

Apologia del fascismo e discriminazione razziale: Maurizio Boccacci, 55 anni, leader di «Militia», movimento della destra extraparlamentare di cui è anche il fondatore, è stato condannato ieri a un anno di reclusione, pena sospesa per aver tappezzato la Capitale di striscioni e scritte murali contro Gianfranco Fini, contro il sindaco Gianni Alemanno, ma soprattutto contro Israele e il presidente della comunità ebraica, Riccardo Pacifici. Per questa vicenda è finito in manette nel dicembre del 2011 con la contestazione del reato di istigazione all’odio razziale. Ieri, seduti al banco degli imputati accanto a lui c’erano anche Stefano Schiavulli che dovrà scontare un anno di reclusione, mentre Alessandro Dessì e Giuseppe Tetti sono stati condannati a sei mesi. L’accusa, per tutti quanti, è quella di aver partecipato a un movimento fondato sull’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi. Secondo la ricostruzione della procura, è stato Boccacci a far esporre decine di manifesti xenofobi. Il primo striscione, a firma «Militia», era comparso subito dopo la strage di Castel Volturno e l’omicidio del giovane Abba, il diciannovenne di colore ucciso a sprangate a Milano nel settembre del 2008. A via Portonaccio, sui muri del sottopassaggio della Tangenziale Est, si leggeva: «Temperature minime in Italia: Milano -1 Castel Volturno -6». Un mese più tardi, in un altro angolo della città è spuntato un inno al negazionismo: «L’olocausto è la più grande menzogna della storia». A inizio dicembre, insulti ad Alemanno e Pacifici, e nei giorni seguenti scritte contro Gianfranco Fini. Fino ad arrivare al 10 dicembre: a piazza del Popolo, un manifesto con una stella di David insanguinata piazzata nel mezzo. I militanti avevano anche messo in atto azioni di disturbo, come cospargere di colla i lucchetti delle saracinesche di alcuni negozi di viale Libia, impedendo l’apertura degli esercizi commerciali gestiti da ebrei. Era il gennaio del 2009, e lo stesso giorno delle serrande sigillate, a piazza Emerenziana, era stato affisso un nuovo striscione che non lasciava spazio a equivoci: «Boicotta Israele».