Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Giuseppe Di Bisceglie
Nella città di Padre Pio il Consiglio comunale ha revocato la delibera del 24 maggio 1924, che conferiva la cittadinanza onoraria all’allora capo del regime fascista italiano
San Giovanni Rotondo cancella una delle pagine più controverse della propria storia istituzionale. Con voto unanime nella seduta del 13 giugno, il Consiglio comunale ha revocato la cittadinanza onoraria concessa a Benito Mussolini nel 1924.
La delibera del 24 maggio di quell’anno, con cui il capo del regime fascista veniva insignito del titolo, è stata formalmente disconosciuta su proposta del consigliere di opposizione Roberto Cappucci (Sinistra in Comune), segretario cittadino di Rifondazione Comunista. Tredici i voti favorevoli, tutti i presenti in aula.
Il provvedimento arriva a distanza di poco più di un secolo dalla concessione e dopo anni di sollecitazioni cadute nel vuoto. Una decisione che si allinea a quella già adottata da numerosi altri comuni italiani e che segna, per la città, un punto di svolta.
Esprime soddisfazione il circolo di Rifondazione Comunista “L. Pinto” , che parla di «una pagina storica per la città».
Nella nota si legge: «Un gesto cruciale di rottura con il passato, per troppo tempo rinviato. Una battaglia che i compagni e le compagne del circolo “L. Pinto” hanno condotto, per lunghi anni, con determinazione e coerenza, portandola puntualmente nell’agenda politica e istituzionale, nonostante le resistenze di chi, ancora oggi, fatica a chiamare le cose con il loro nome».
Il percorso per giungere al voto non è stato privo di ostacoli. «Non è stato semplice – spiegano dal circolo -: richieste di ritiro dell’accapo, pretesti burocratici, scuse senza capo né coda e goffi tentativi di rinvio, perché, è stato dichiarato, poteva rappresentare una ‘cattiva pubblicità’ per San Giovanni Rotondo nell’anno del Giubileo. La realtà è semplice: sarebbe stato ben peggiore, per l’immagine della città, il non revocare, nel 2025, la cittadinanza onoraria al capo del fascismo».
La nota si conclude con un riferimento alla memoria storica e alla responsabilità civile: «Alla fine, però, il Consiglio ha votato all’unanimità. Un gesto importante, una marcia indietro che non cancella gli imbarazzi della giornata, ma che consente alla città di chiudere, una volta per tutte, una vergogna durata 101 anni. San Giovanni Rotondo si libera del nome di Benito Mussolini e lo fa nel nome di tutte le vittime del fascismo, delle partigiane e dei partigiani che hanno lottato per la libertà del nostro Paese».
Plaude alla decisione anche il segretario nazionale del Prc, Maurizio Acerbo: «Anche la città di Padre Pio ripudia Mussolini. Ringrazio il nostro compagno consigliere comunale Roberto Cappucci e il circolo di Rifondazione Comunista di San Giovanni Rotondo per aver avanzato la proposta. La difesa della memoria storica e dell’antifascismo come fondamento della democrazia costituzionale devono essere impegno costante per contrastare involuzioni reazionarie».
Sulla stessa linea l’Anpi locale, sezione “Giuseppe Limosani”, che definisce la revoca «un atto atteso da tempo che finalmente restituisce dignità alla memoria democratica della città». «In un tempo in cui le distorsioni della storia rischiano di confondere le coscienze, riaffermare i valori sui quali si fonda la nostra democrazia è un dovere civile», scrivono in una nota.
Nel corso della stessa seduta, il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità anche una seconda mozione, sempre a firma del consigliere Cappucci e del circolo del Prc, con cui San Giovanni Rotondo si impegna a promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina, aderendo all’appello già accolto da numerosi enti locali italiani.