3 Marzo 2024

Roberto Cenati si dimette da presidente dell’Anpi provinciale di Milano

Fonte:

Corriere della Sera. Il Giornale

Autore:

Andrea Senesi, Alberto Giannoni

Milano, un caso le dimissioni del presidente dell’Anpi «Non si parli di genocidio»

L’addio di Cenati (in rottura con i vertici nazionali): c’è antisemitismo

MILANO «Sono sbagliati gli slogan», diceva già qualche giorno fa Roberto Cenati. Quell’insistere sul concetto di genocidio, per esempio. «E anche gridare in piazza che si vuole una patria palestinese “dal fiume al mare” equivale a dire che Israele deve sparire dalle carte geografiche». Poi le polemiche e gli attacchi, interni ed esterni. «C’è una aggressività in giro che qualche anno fa non esisteva». E infine la goccia che fa traboccare il vaso. L’Anpi nazionale che promuove il corteo di sabato prossimo a Roma, proprio con quella parola d’ordine: «Impedire il genocidio». «Bisognava scrivere “fermare il massacro”, genocidio è improprio. Lascio per una questione di coerenza». Addio alla presidenza dell’Anpi Milano dopo quasi tredici anni. L’annuncio è arrivato nel corso delle riunione dei circoli della città. In minoranza? «A Milano poche sezioni hanno aderito alla manifestazione di sabato scorso, però evidentemente a Roma la pensano in altro modo. Siamo ormai su binari diversi». Nessuna telefonata da Gianfranco Pagliarulo, il presidente nazionale dell’Anpi su posizioni decisamente più radicali. «Non ci siamo sentiti». Pagliarulo ha però commentato la querelle solo in apparenza di natura semantica: «Genocidio è una parola che utilizza il tribunale penale internazionale e, dunque, ci siamo adeguati a una proposta di buon senso». «Mi pare invece — rincara la dose Pagliarulo — che Cenati sia in difficoltà con le sue sezioni». Il gelo tra i due era comunque sceso da tempo. Anche sul sostegno all’Ucraina le posizioni erano ormai distanti. Politica estera a parte, Cenati, cresciuto alla scuola di Carlo Smuraglia, ha sempre sostenuto che l’associazione dei partigiani non dovesse sostituirsi a partiti e sindacati in crisi di iscritti e di idee. «Non dobbiamo occuparci di sanità o di urbanistica. Nostro compito è produrre iniziative di carattere culturale per preservare la memoria e i valori dell’antifascismo». Ma il tema di fondo rimane quello dell’antisemitismo che «cresce in maniera esponenziale anche in Italia». «C’è un sentimento diffuso che si fa largo. Si sente dire “gli ebrei che hanno subito lo sterminio ora si rifanno con i palestinesi”. Ecco questa è una frase pericolosa. Si criticano i governi, mai i popoli…». Cenati ha 71 anni e viene dal Pci-Pds. Non ha mai avuto la tessera del Pd. Con le sue dimissioni ha preso a circolare la voce di una sua possibile candidatura, magari già alle Europee. «Non ci penso nemmeno», giura. Intanto rimarrà nel comitato provinciale dell’associazione e continuerà ad andare nelle scuole «a parlare dei luoghi e dei personaggi dell’antifascismo». «Ma non me la sentivo più di stare in prima linea». La notizia delle dimissioni è arrivata anche nel corpo del corteo milanese del sabato pomeriggio pro Gaza. «Cenati vergogna», hanno urlato in manifestazione. Daniele Nahum, consigliere del Pd ed esponente della comunità ebraica, ha invece candidato l’ex presidente dell’Anpi provinciale all’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza cittadina. di Andrea Senesi – Corriere della Sera

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Milano «E una questione di coerenza e di coscienza». Non è tipo che svende le sue idee per un incarico Roberto Cenati, questo a Milano lo sanno tutti. Ed è nel segno della coerenza, e del rigore, che ieri ha deciso di lasciare la presidenza dell’Anpi provinciale più importante d’Italia, che guidava da 13 anni. «Emarginato? Si, c’erano state discussioni, poi ho visto quel comunicato sul 9 marzo con la Cgil, con quella parola d’ordine, e ho pensato che non potevo restare». La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’uso della parola «genocidio» riferita alla guerra in corso a Gaza, ma gli ultimi tempi sono stati un rosario di distinguo, con l’Anpi nazionale lanciata su una deriva populista, e il presidente milanese a tenere su posizioni di equilibrio, di saggezza, di responsabilità; su tutto, sul terrorismo come sulla cancel culture – tanto che condannò anche l’imbrattamento della statua di Montanelli – sulle foibe come sulla guerra di Putin. «Sono stato e resto al fianco della resistenza ucraina – spiega ancora – il pacifismo è un grande movimento ma la Liberazione è stata lotta per pace, guerra contro il nazifascismo. Io dico sì alla pace ma a una pace giusta» ribadisce. Pensieri e parole molto distanti da quelle in voga ultimamente a sinistra. «Non mi piacciono gli estremismi – spiega Cenati al Giornale – non mi piacciono le posizioni rigidamente ideologiche». E di fronte al massimalismo montante a sinistra e dilagante a tutti i livelli dentro l’Anpi nazionale guidata dal cossuttiano Gianfranco Pagliarulo, ieri Cenati ha scelto un gesto di libertà, che non sa di resa: «E una mia decisione – racconta -. Non sto nel coro di coloro che più usano parole forti più hanno successo. Mi dispiace ma non ci sto, lascio con grande sofferenza, ma non me la sento di guidare un’associazione così sbilanciata su questo tema». L’ultimo dissidio è sul Medioriente. «Non sono d’accordo sulla linea dell’Anpi nazionale che il 9 marzo farà una manifestazione con la Cgil – racconta – “genocidio” è diventato una parola di moda, ma va trattata con cura. La usano estrapolandola dall’istruttoria della corte dell’Aia, che non ha neanche emesso una sentenza. E un termine delicatissimo, coniato da un ebreo polacco scampato alla Shoah, che riuscì a farlo passare all’Onu, e significa sterminare un altro popolo dalla prima all’ultima persona. Allora, il 7 ottobre abbiamo visto un pogrom, l’attacco barbaro di Hamas che ha massacrato i civili con atrocità e nefandezze, la reazione d’Israele è stata sì rabbiosa, un bagno di sangue, anche per i tunnel costruiti sotto scuole e ospedali di Gaza, però l’obiettivo di Israele è colpire Hamas, che vuole la distruzione dello Stato ebraico, è contrario alla soluzione “due popoli e due Stati” e vuole la caccia agli ebrei». «Parlare di genocidio è profondamente sbagliato, non c’è nelle intenzioni di Israele lo sterminio di un popolo. Non è questione di forma ma di linea». E questione di coerenza. «Non posso dire che sono contrario e poi partecipare» spiega. All’ennesimo corteo di Milano, ieri Cenati è stato insolentito dai soliti militanti dei soliti centri sociali, ma a sinistra qualcuno già lo rimpiange. «Le sue dimissioni sono una grande perdita, in un momento di grande delicatezza politica – dice Lele Fiano del Pd – Roberto ha rappresentato spesso il punto di equilibrio della comunità antifascista milanese». Non è un caso che al corteo del 25 aprile di Milano, a differenza di quanto accade a Roma, abbia sempre partecipato a pieno titolo anche la Brigata ebraica. «Con le sue dimissioni perdiamo una garanzia di credibilità ed equilibrio per tutti» commenta il direttore del Museo della Brigata ebraica Davide Romano, che lo ringrazia per la «serietà e il cuore che ci ha messo». E di serietà parla anche un esponente della sinistra Pd Pierfrancesco Majorino. «Si dimette un faro nella difesa dell’antifascismo» ammette il consigliere regionale Pd Pietro Bussolati. «Tira davvero una brutta aria dentro l’Anpi di Milano» commenta amareggiato il consigliere comunale ed ex vicepresidente della Comunità ebraica cittadina, Daniele Nahum. di Alberto Giannoni – Il Giornale