15 Novembre 2016

Ritratto di Steve Bannon, collaboratore di Trump, accusato di razzismo ed antisemitismo

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Massimo Gaggi

Il ciclone Steve Bannon

L’incendiario che ha demolito

i repubblicani e anche Hillary

Soldato, banchiere, genio dei siti di ultradestra: ora alla Casa Bianca

New York«Se scoppia un incendio, state certi che, girando lì intorno, troverete Steve Bannon coi fiammiferi in mano». Non è un avversario ma uno dei suoi giornalisti di punta, il corrispondente politico da Washington di Breitbart News Matthew Boyle, a dipingere così il capo del sito più estremo della destra americana, l’ispiratore della retorica incendiaria di Donald Trump che ora sarà il suo principale consigliere alla Casa Bianca. Bannon è un personaggio inquietante e straordinario, dalle molte reincarnazioni: prima di assurgere a un ruolo che potrebbe fare di lui il Rasputin della presidenza Trump, questo 62enne figlio di una povera famiglia operaia irlandese di Norfolk, in Virginia, è stato ufficiale di marina, banchiere d’affari per Goldman Sachs, investitore a Hollywood, produttore di film, sitcom tv e documentari. Lo stesso Steve ha raccontato di essere cresciuto tra democratici e sindacalisti, amando la figura di John Kennedy. Ma divorziò dalla politica progressista quando, da ufficiale imbarcato su un incrociatore della Navy nel Golfo Persico, giudicò disastrose le debolezze politiche e militari di Jimmy Carter. Risale ad allora il suo innamoramento per Ronald Reagan. Ma ci vorranno altri vent’anni e il trauma degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 per vedere Bannon impegnarsi in pieno in politica. Cruciale l’ultimo decennio: dai documentari epici sulla nascita dei Tea Party al ruolo di consigliere di Sarah Palin a quello di impresario di gruppi dell’estrema destra, compresi quelli dei nazionalisti bianchi e dei «white supremacist». Dopo la scomparsa di Andrew Breitbart, prende la guida del suo sito d’informazione politica. Era già il più estremo d’America: lui lo trasforma in una macchina specializzata nella demolizione tanto dei leader democratici quanto dei repubblicani moderati. Quando lancia offensive, Breitbart non si nasconde, anzi rivendica l’efficacia delle sue tecniche. È Breitbart che, avendo intuito i vizietti sessuali online di Anthony Wiener, finanzia il tracking del traffico Internet del politico democratico che aveva sposato l’assistente di Hillary Clinton, Huma Abedin, e tende la trappola che ne stroncherà la carriera. Breitbart dà spazio a crociate xenofobe, attacca i gay, mentre Bannon viene accusato più volte anche di antisemitismo. Prima dall’ex moglie che lo denuncia per violenze e sostiene che lui ha tentato di ritirare le figlie da una scuola perché frequentata da troppi ebrei. Poi il suo sito definisce «un ebreo rinnegato» l’intellettuale conservatore Bill Kristol, un oppositore della candidatura Trump. Ma passano da Bannon anche operazioni molto più complesse come la promozione di «Clinton Cash», il libro di Peter Schweizer (poi anche un film) che documenta alcuni casi di uso distorto o improprio dei fondi della Fondazione Clinton: nasce da qui la seconda inchiesta dell’Fbi contro di lei. Definito da Business Week «l’operatore politico più pericoloso d’America» più di un anno fa, quando ancora non aveva un ruolo visibile a fianco di Trump, Bannon è stato uno degli architetti dell’assalto che ha costretto John Boehner a dimettersi da leader repubblicano alla Camera. Poi è passato alla demolizione dei candidati che hanno conteso a Trump la nomination repubblicana, a cominciare da Jeb Bush (con un libro di rivelazioni simile a quello contro Hillary, ma meno efficace). Breitbart, intanto, guarda anche all’estero e si allarga per sostenere i movimenti antiestablishment in Europa: Farage nella Gran Bretagna di Brexit, Le Pen in Francia, la Lega e il Movimento 5 Stelle in Italia, con un gran numero di analisi a sostengo dell’esperimento Raggi a Roma. La sua scelta da parte di Trump scandalizza mezza America. Reince Priebus, suo prossimo compagno di banco alla Casa Bianca, lo difende: «A me non è mai parso xenofobo». Ma lo stratega repubblicano John Weaver, ex consigliere di John McCain e manager della campagna elettorale del governatore dell’Ohio, John Kasich, va già duro: «Lui è razzista e fascista: America, stai molto attenta».