16 Marzo 2015

Riconoscimento ad un ufficiale parmense del Battaglione bersaglieri volontari «Benito Mussolini»

Fonte:

la Stampa

Autore:

Giacomo Galeazzi

Quell’onorificenza al fascista che imbarazza il governo

Medaglia al merito, ma Delrio: se abbiamo sbagliato rimedieremo

Medaglia al «repubblichino» che combatté al fianco dei nazisti e fu ucciso in combattimento dai partigiani. Secondo una commissione tecnica costituita da dieci membri, tra i quali uno della Presidenza del Consiglio, Paride Mori è morto per l’Italia Lui e non altri merita l’onorificienza perché ha combattuto per frenare l’avanzata delle truppe di Tito sul fronte orientale. A Parma gli avevano già dedicato una via. E così scoppia la polemica per il riconoscimento conferito all’ufficiale parmense del Battaglione bersaglieri volontari «Benito Mussolini» e poi inquadrato nell’esercito della Repubblica di Salò. Un incidente che ha fatto gridare alla clamorosa riabilitazione politica per la medaglia ricordo del governo dedicata a un militare fascista «in riconoscimento del sacrificio offerto per la Patria». Ad alimentare la bufera è anche l’occasione in cui ciò è avvenuto: lo scorso 10 febbraio, quando per legge l’Italia festeggia «Il giorno del ricordo» e commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Un riconoscimento consegnato ai figli durante una cerimonia a Montecitorio con il presidente della Camera Laura Boldrini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Una tempesta.

Istruttoria contestata

«Se la commissione che ha vagliato centinaia di domande ha valutato erroneamente, il riconoscimento dovrà essere revocato», corre ai ripari Delrio. Le associazioni partigiane avevano protestato ufficialmente. Giovanni Paglia, deputato Sel, aveva chiesto che la medaglia fosse ritirata e che i membri della commissione fossero destituiti da ogni incarico: «C’è un’unica memoria che i fascisti meritano oggi come domani: quella della loro ignominia». Da parte sua Laura Boldrini aveva subito lanciato la palla verso Palazzo Chigi chiarendo di non aver consegnato alcun premio alla memoria del repubblichino e di non aver concorso in alcun modo ad individuare quel nome: «L’individuazione dei soggetti cui attribuire le medaglie spetta a una commissione istituita presso la presidenza del Consiglio». Il confronto si allarga al contesto accademico. «Va posto il problema di come si utilizza la memoria soprattutto su queste materie sensibili – avverte Agostino Giovagnoli, storico dell’Università cattolica di Milano -. Le radici non sono neutre e i morti non sono tutti uguali. L’Italia repubblicana nasce sulla base dell’antifascismo e lo conserva nel proprio Dna». E’ «paradossale» che proprio a Montecitorio sia stata conferita questa onorificenza. «Fu Aldo Moro all’assemblea costituente a proporre e ottenere che l’antifascismo fosse esplicitato come fondamento della democrazia repubblicana – aggiunge Giovagnoli -. E, come conseguenza pratica, fu vietata dalle disposizioni transitorie la ricostituzione del partito fascista». E non si capisce perché la medaglia al «repubblichino» sia stata consegnata nella giornata in cui si ricordano le foibe. Il governo promette di far luce.