15 Marzo 2019

Reazioni del mondo ebraico all’attentato che ha colpito due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda

Fonte:

Moked.it

Autore:

Daniel Reichel, Gadi Luzzatto Voghera

“Vicini alla comunità islamica”

La solidarietà del mondo ebraico

Solidarietà da parte di tutto il mondo ebraico internazionale alla comunità islamica per il doppio attacco terroristico che ha colpito due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. 49 le vittime dell’attentato legato agli ambienti del suprematismo bianco. “Quello che è successo a Christchurch è un atto straordinario di violenza senza precedenti. Un atto per cui non c’è posto in Nuova Zelanda. Molte delle persone colpite sono membri delle nostre comunità di migranti – la Nuova Zelanda è la loro casa – Loro siamo noi”, le parole della prima ministra neozelandese Jacinda Ardern. Tre uomini e una donna sono stati arrestati. “Il New Zealand Jewish Council non ha parole adeguate per descrivere quanto siamo disgustati e devastati dagli attacchi coordinati alle moschee di Christchurch di oggi – ha dichiarato il Presidente della Comunità ebraica neozelandese Stephen Goodman – Offriamo la nostra piena assistenza e sostegno alla comunità musulmana e ci uniamo ad essa contro il flagello del terrorismo e del razzismo, che dobbiamo fare tutto il possibile per bandire dalla Nuova Zelanda”. Messaggi di solidarietà e di impegno per combattere insieme ogni forma di intolleranza religiosa sono stati espressi da molte voci di primo piano dell’ebraismo internazionale.

“Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per combattere l’odio e la divisione nelle nostre società, qualsiasi sia la provenienza”, le dichiarazioni del Presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. Una presa di posizione condivisa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: in un messaggio della Presidente UCEI Noemi Di Segni ai vertici del mondo islamico italiano, è stata infatti ribadita la solidarietà dell’ebraismo italiano in questo momento di dolore e la sfida comune contro ogni forma di odio e intolleranza. “Gli ebrei italiani esprimono piena vicinanza in questo doloroso e sconvolgente giorno alle Comunità islamiche italiane e di tutto il mondo. – si legge nella nota – Alle vittime, ai sopravvissuti e loro famiglie le nostre preghiere. L’attacco alle due moschee in Nuova Zelanda è la drammatica dimostrazione che le parole d’odio e le espressioni nostalgiche di estremismi non hanno confini e possono trasformarsi ovunque in efferata violenza. Quando un qualsiasi luogo di culto viene colpito è l’intera società civile ad essere in pericolo. Le comunità ebraiche continueranno a levare la voce per difendere la libertà di culto di tutti i fedeli e a lottare assieme a tutti coloro che credono nella convivenza, sradicando ogni forma di razzismo”.

“Pochi atti sono peggiori di un massacro di persone pacifiche in preghiera. Gli attacchi in Nuova Zelanda rappresentano il più spregevole terrorismo, pianificato e motivato dal flagello dell’islamofobia. Le vittime e le loro famiglie sono nei nostri cuori e nelle nostre preghiere”, le parole del rabbino capo di Gran Bretagna Ephraim Mirvis. Il rabbino capo di Francia Haim Korsia si è detto “Profondamente scioccato dagli attacchi terroristici di Christchurch”, sottolineando di aver inviato la propria solidarietà “ai leader della comunità musulmana in Francia. Mando i miei migliori pensieri alle vittime e ai loro cari”. Gridiamo forte perché tutta la comunità civile alzi un muro contro ogni forma di discriminazione e fanatismo che sta minando sempre più prepotentemente i pilastri su cui abbiamo fondato la civiltà occidentale che sono il rispetto, la democrazia e la libertà”, le parole del rabbino capo di Firenze Amedeo Spagnoletto, inviate come segno di vicinanza “a tutti i musulmani ed in particolare ai fratelli di Firenze”.

Come spiega il Post, uno degli attentatori ha ripreso la strage in un video di 17 minuti, che ha poi diffuso sui social media, e ha pubblicato un specie di manifesto su Twitter e sul forum online 8chan per motivare l’attacco. Nel manifesto, l’attentatore si identifica come un australiano di 28 anni e un “eroe suprematista bianco”. Su Twitter l’uomo ha pubblicato la foto di alcune armi in suo possesso sulle quali aveva scritto i nomi di importanti generali e uomini che di recente avevano compiuto attentati contro migranti e stranieri (tra cui Luca Traini, il neofascista italiano condannato a 12 anni di carcere per l’attentato di Macerata).

“Condanno con la massima fermezza l’attacco terroristico alle moschee di Christchurch e porgo le mie condoglianze a nome del popolo di Israele alle famiglie delle vittime, dei feriti, del governo e del popolo della Nuova Zelanda”, il messaggio del Presidente d’Israele Reuven Rivlin.

“L’assassinio di persone in preghiera, nel loro luogo santissimo e sacro, è un atto di depravazione e spregevole. Per le persone di tutte le religioni e di nessuna religione, è stata superata una linea rossa. I nostri pensieri e le nostre preghiere per la piena guarigione dei feriti nell’attentato”. D.R. 

…Nuova Zelanda

La strage di questa notte nelle due moschee di Christchurch rappresenta un passaggio politico grave e cruciale. Si tratta di un’azione terroristica organizzata, coordinata e condotta con tecnica militare matura. Oltre alle decine di vittime innocenti di fede musulmana, che a mio giudizio devono essere piante e commemorate in tutti i luoghi di culto del mondo, questa azione ha assassinato per sempre l’illusione che la retorica suprematista, xenofoba e razzista che leggiamo sui social media quotidianamente e che ci illudiamo di tenere sotto controllo sia solo un puro esercizio retorico. Il cosiddetto “hate speech”, per combattere il quale la stessa Unione Europea sta investendo risorse in progetti educativi, è una vera e propria piattaforma politica che connette in una rete globale estremisti irriducibili. Il passaggio dalla realtà virtuale dei social alle armi e al sangue reale delle moschee della Nuova Zelanda dice a tutti noi che la contrapposizione non è più limitata alla polemica politica. Sono necessari efficaci interventi di intelligence per smantellare le reti che sono cresciute in questi anni, ed è urgente un intervento a protezione dei cosiddetti luoghi sensibili. Le comunità ebraiche lo sanno bene: da decenni le sinagoghe sono presidiate da uomini delle forze dell’ordine, ed è paradossale che per recarsi a pregare in un luogo di preghiera (che dovrebbe essere considerato luogo di pace e meditazione) si debba entrare in un bunker. Ma evidentemente questo è il mondo che noi tutti abbiamo permesso che si strutturasse attorno a noi. Oggi andare a pregare in una moschea in Nuova Zelanda o in una chiesa in Egitto o in una sinagoga un po’ ovunque sta diventando un pericoloso atto di coraggio. Sarà necessario riflettere a fondo per creare le condizioni sufficienti a garantire ovunque la libertà di culto, che è uno dei pilastri delle libertà civili. G.L.V.