25 Gennaio 2017

Reazioni alla vandalizzazione della pietra d’inciampo dedicata a Dante Coen

Fonte:

Corriere della Sera edizione di Milano

Autore:

Sergio Harari, Paola D’Amico

La memoria e il brutto inciampo

Inciampare significa imbattersi in qualcosa o qualcuno di spiacevole, ma può anche voler dire inciampare nella realtà, inciampare nella memoria, inciampare nel ricordo di quelli che non hanno pagato e dei tanti che furono vittime perla sola colpa di essere nati. Le pietre d’inciampo create dall’artista tedesco Gunter Demnig vogliono restituire un nome e un cognome ai milioni di perseguitati ai quali furono tolti. Come lui stesso ha scritto, «una persona si dimentica solo quando il suo nome è dimenticato». Inciampare in una pietra non è come leggere una targa, magari piccola e discreta al limite dell’invisibile, è fermare l’attenzione, quasi per necessità. Le «stolpersteine» sono le tombe dei morti senza tomba dei quali si erano perse memoria e dignità, di chi è diventato invisibile a tutti, solo un numero e polvere. Sono la memoria fastidiosa di chi non vuol sentire, di chi preferisce non ricordare, di chi non seppe riconoscere neanche i pochi che tornarono e di chi oggi nega la storia. Sono anche l’inciampo che gli ebrei si porteranno sempre dentro, fastidio per un mondo che li ha spesso detestati, perseguitati, disprezzati. I sampietrini di Demnig sono un ostacolo al flusso della quotidianità, un invito a fermare un momento la mente. Milano è arrivata ultima alla loro posa e dopo meno di 24 ore già una di queste pietre, dedicata alla memoria di Dante Coen, arrestato a 33 anni per la sola colpa di essere ebreo il 26 luglio 1944 nella nostra città e deportato dapprima ad Auschwitz e poi a Buchenwald dove infine morì nell’aprile del 1945, è stata sfregiata con la vernice. Un’azione mirata e pensata e per questo ancora più odiosa e spregevole, quasi a volere cancellare ancora una volta il ricordo, una vergogna per i responsabili e per tutta la città. Alla posa delle prime pietre hanno partecipato dei ragazzi, a loro si tramanda la fiaccola della memoria anche attraverso questi momenti simbolici. «L’ho sofferta, l’indifferenza. Li ho visti, quelli che voltavano la faccia dall’altra parte. Anche oggi ci sono persone che preferiscono non guardare… meglio non guardare», sono parole di Liliana Segre. Ecco, le pietre d’inciampo ci aiutano invece a guardare e a ricordare, chi le sfregia è figlio della stupidità e dell’odio.

S.H.

Catena umana per Dante Coen

«Saremo i custodi delle Pietred’Inciampo». Il comitato Abruzzi Piccinni, da dieci anni in prima linea nella lotta contro i graffiti, adotta il sampietrino posato in via Plinio 20 in memoria di Dante Coen, che lì abitò fino al giorno della deportazione a Buchenwald, lager dal quale non fece più ritorno. E mette sotto tutela anche quello di via Spontini 8, che ricorda Giuseppe Lenzi, deportato perché si oppose al regime nazifascista, «impegnandoci a monitorarle e a ripulirle in caso di eventuali nuovi imbrattamenti», dice la portavoce del comitato Fabiola Minoletti, che ieri ha scritto al sindaco Sala. Nella notte tra venerdì e sabato scorsi, la pietra di via Plinio è stata coperta di vernice nera. Prossimo impegno è far sì che insieme al Coordinamento dei Comitati Milanesi siano coinvolte altre associazioni e comitati di quartiere per la cura di tutte le Pietre di inciampo già posate e di quelle che verranno. L’Anpi, per voce del presidente provinciale Roberto Cenati, applaude all’iniziativa: «Fare Memoria significa non soltanto ricostruire le tragedie provocate dal nazifascismo nel corso del Novecento, per evitare che la storia si ripeta, ma impegnarsi concretamente per quanto ci accade intorno, per la difesa della democrazia e della legalità». E ieri, in poche ore, si sono registrate anche molte adesioni all’iniziativa partita dal Municipio 3: sabato pomeriggio una catena umana da via Plinio arriverà al Memoriale della Shoah. «Tra la casa di Dante Coen e il Binario 21, da dove partirono migliaia di deportati milanesi, questa volta ci saremo noi cittadini per dire forte e chiaro che a Milano non si cancella la storia», spiega la pagina Facebook dell’iniziativa. Infine, oggi alle 17 in Sala Messi, l’assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open Data, Lorenzo Lipparini, parteciperà all’iniziativa pubblica «L’olocausto del popolo rom: un riconoscimento che valga per l’oggi». Davide Romano, assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese conclude: «La guardia deve restare alta contro l’indifferenza. Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni non facciano nulla».

P.D.