13 Marzo 2019

Reazioni alla festa in stile neonazista promossa da studenti liceali

Fonte:

Corriere di Bologna

«Colpa anche del clima politico del Paese»

Dalla Comunità ebraica all’Ufficio scolastico regionale: le reazioni

«Purtroppo non posso dire di essere sorpreso, in un’epoca senza memoria si passa facilmente dalla banalità del male alla stupidità del male. Quello che posso dire a quei ragazzi è che sono disponibile a incontrarli, se lo vorranno. Siamo aperti al confronto con tutti, anche gli adulti». Fabrizio Tosi, presidente della sezione bolognese dell’Aned, l’associazione nazionale degli ex deportati nei campi nazisti, prova ad aprire un dialogo con i liceali che il 27 gennaio hanno festeggiato un compleanno con due torte raffiguranti il volto di Adolf Hitler e slogan offensivi nei confronti della Shoah. E in qualche modo, se il dirigente scolastico della scuola frequentata da questi ragazzi è a conoscenza di quanto fatto da alcuni dei suoi alunni potrebbe raccogliere e fare proprio questo invito. «Non si può accettare l’indifferenza — aggiunge Tosi —. Ogni anno incontriamo tanti studenti, episodi come questo dimostrano che non è sufficiente salvaguardare la memoria. Si può anche perdonare, ma non dimenticare». Secondo Daniele De Paz, presidente della comunità Ebraica bolognese, «questa storia, così come la battuta del sindacalista sul binario 21 di Milano, sono figlie di uno sdoganamento avvenuto in Italia, episodi che derivano dal clima politico del Paese». L’affondo di De Paz è sui temi dell’integrazione: «Avere un governo che respinge chi cerca aiuto, provenendo da storie nemmeno immaginabili da noi, porta le persone ad aprire bocca senza sapere nemmeno quello di cui si parla. Dispiace ancora di più perché il tutto è avvenuto da parte dei giovani, probabilmente la categoria che noi, come comunità ebraica, incontriamo di più e con la quale siamo più impegnati per il rispetto della memoria. E di fronte a queste cose l’indifferenza è più colpevole della violenza». Per Stefano Versari, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, «il problema del nostro tempo sembra essere la difficoltà a distinguere che cosa è bene e che cosa è male. Quello che hanno fatto quei ragazzi non è un delitto seconda la legge ma è sicuramente un male dal punto di vista etico». Adesso, secondo Versari, «quei giovani non vanno messi alla gogna, ma aiutati a capire in cosa hanno sbagliato e perché». E infine, un ultimo appello: «Dobbiamo considerare questi fatti come dei virus, che cambiano nel tempo e si modificano. E ci colpiscono se siamo deboli. Dobbiamo quindi tenere alta l’attenzione ed essere pronti, in salute etica, per riconoscere e combattere questi virus». M.G.

Photo Credits: Corriere di Bologna