23 Febbraio 2020

Ragazzino indossa una maglietta pro Hitler

Fonte:

La Repubblica edizione di Bologna

Alle medie con la t-shirt dedicata a Hitler

La maglietta con la scritta “Me ne frego” esibita in occasione di una rappresentazione teatrale a scuola, un istituto superiore della provincia, per il Giorno della Memoria. E la t-shirt numero 32 e il nome “Adolf” che inneggia a Hitler che un ragazzino delle medie, sempre nel bolognese, si è scelto per partecipare al torneo di pallavolo della scuola. Episodi gravi, il segnale di un clima che ha sdoganato anche tra i giovanissimi rigurgiti di antisemitismo e neofascismo, anche se si tratta di casi isolati, che meritano di essere riportati a monito, più che per suscitare clamore e, dunque, rischiare l’emulazione. Se nel primo episodio, avvenuto all’indomani del Giorno della Memoria che commemora le vittime dell’Olocausto, è stata una compagna a redarguire lo studente e la sua provocazione, alle scuole medie si è arrivati alla sanzione: 6 in condotta, accompagnato dall’obbligo di studiare la Costituzione e l’apologia di fascismo. L’episodio risale a fine gennaio, come ogni anno le classi si scelgono le magliette per partecipare al torneo di pallavolo con nome e numero. Ma quando il pacco delle t-shirt è arrivato in classe l’insegnante si è accorta subito del nome, Adolf, e del numero, il 32, in riferimento all’anno prima delle elezioni in Germania che portarono al successo del partito nazista. «L’insegnante ha dunque trattenuto la maglietta spiegando al ragazzo che era uno scherzo inaccettabile», racconta la preside. Lo studente, 13 anni, bravissimo in storia, ha pensato a un simpatico scherzo tanto per ridere, ma in fondo «non si è giustificato. Con lui abbiamo fatto un lavoro di riflessione e di ricostruzione storica e il 6 in condotta è stato dato come segnale. Importante è il lavoro di crescita che abbiamo fatto con lui. Non è stata una punizione fine a se stessa, non lo abbiamo abbandonato», spiega la dirigente. La sorpresa è arrivata al colloquio con la famiglia. «Il papä l’ha giustificato dicendo che Adolf poteva essere il nome del nonno, quando invece era inequivocabile il riferimento». E si è arrabbiato, piuttosto, per il colore della maglietta: rosa. «Mio figlio non la indossa, è un uomo». Il genitore è pronto ad adire vie legali, e ha già mosso un avvocato che contesta il provvedimento. «Può denunciare, ma noi come scuola non potevamo rimanere indifferenti». il. ve.