27 Novembre 2019

Rabbino capo della comunità britannica e l’arcivescovo di Canterbury denunciano l’antisemitismo del partito laburista di Corbyn

Fonte:

la Repubblica, The Times

Autore:

Enrico Franceschini, Kaya Burgess, Francis Elliott, Henry Zeffman

Sull’antisemitismo rabbino e arcivescovo attaccano Corbyn

LONDRA — «Jeremy Corbyn è inadatto a governare il Regno Unito» perché ha lasciato che nel partito laburista si sviluppasse l’antisemitismo. A lanciare la durissima accusa è Ephraim Mirvis, rabbino capo britannico, massima autorità ebraica nazionale. In un articolo pubblicato ieri dal Times di Londra, il rabbino Mirvis afferma che «un nuovo veleno, approvato dal vertice, ha preso piede nel Labour», invitando gli elettori a votare «con la propria coscienza» contro la leadership laburista. È l’ennesimo attacco di questo genere nei confronti di Corbyn e certamente il più grave, anche perché avviene a tre settimane dal voto. Il leader laburista ha risposto immediatamente dichiarando che «l’antisemitismo è vile e sbagliato, nel Labour non c’è posto per l’antisemitismo e non verrà tollerato». Posizioni che Corbyn ha espresso altre volte, ma secondo i suoi critici senza passare dalle parole ai fatti. Anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, leader spirituale della chiesa anglicana, sembra appoggiare le critiche del rabbino capo, con un tweet in cui sottolinea «il profondo senso di insicurezza e di paura provato da molti ebrei britannici». Nell’ultimo anno vari deputati di origine ebraica hanno lasciato il Labour sentendosi discriminati, una commissione parlamentare ha aperto un’inchiesta sull’antisemitismo fra i laburisti e il Jewish Chronicle, più importante giornale ebraico d’Inghilterra, ha riassunto la situazione con un gioco di parole sullo slogan di Corbyn, “for the many, not the few” (per i tanti, non per i pochi): “For the many, not the jews”, per i tanti, non per gli ebrei. Polemiche che non aiutano il Labour in vista delle elezioni del 12 dicembre, in cui i sondaggi lo danno per ora nettamente battuto dai conservatori di Boris Johnson.

Allegati: