24 Maggio 2013

Quotidiano neonazista fingeva di vendere migliaia di copie attraverso un paio di società di disinfestazione

Fonte:

Il Messaggero edizione di Roma

Truffa editoriale sequestri a Rinascita

Fingevano di vendere migliaia di copie attraverso un paio di società di disinfestazione e si facevano dare dal fondo per i contributi all’editoria finanziamenti milionari. Finisce così la storia della testata giornalistica Rinascita, quotidiano «nazimaoista» con lo stesso nome del settimanale fondato da Palmiro Togliatti. Ieri, il Nucleo di polizia tributaria e il Nucleo Speciale spesa pubblica della Guardia di finanza hanno sequestrato beni mobili, immobili, conti correnti e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di oltre 2,3 milioni di euro. Redazione centrale a Roma, altre cinque sedi in Italia (Milano, Verona, Sora, Caserta, Napoli), una all’estero (Belgrado) e due corrispondenti a Dublino e Parigi, il giornale è pressoché clandestino e contrassegnato da posizioni neonaziste e negazioniste. Tant’è che i suoi articoli finiscono spesso nella rassegna stampa dell’Ucei, l’Unione delle comunità ebraiche italiane. Nell’inchiesta si ipotizza che la cooperativa «Rinascita» abbia percepito oltre 2,3 milioni di finanziamenti pubblici senza avere i requisiti previsti dalla legge. Il presidente del consiglio di amministrazione, M. M., è indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato perché avrebbe falsamente attestato la vendita, nel 2009, di 934.632 copie. Il numero è di poco superiore al 25% della tiratura netta complessiva, pari a oltre 3,7 milioni di copie: per ottenere i contributi dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria di Palazzo Chigi occorre infatti che la diffusione della testata sia pari ad almeno un quarto della tiratura netta. L’attenzione delle Fiamme Gialle si è concentrata, in particolare, sull’«anomalo» ruolo di due imprese di pulizia e disinfestazione, che erano state incaricate di provvedere alla diffusione del quotidiano. In realtà si tratterebbe di ditte esistenti solo sulla carta a cui peraltro era stato affidato un compito assolutamente incongruente con l’oggetto sociale.