6 Giugno 2025

Progetto educativo CEI e UCEI contro l’antisemitismo

Cei e Ucei insieme contro l’antisemitismo: sedici schede per riscoprire l’ebraismo nelle scuole. E non solo

Un progetto educativo per promuovere la conoscenza e combattere i pregiudizi. Cultura e dialogo come strumenti di convivenza. (Fonte foto: sito Chiesa Cattolica Italiana).

Un gesto di responsabilità condivisa, un’alleanza educativa tra religioni, un segnale forte rivolto alle giovani generazioni. È stato presentato presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito il nuovo progetto congiunto della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI)sedici schede tematiche sull’ebraismo, da integrare nei libri di testo destinati all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole.

L’incontro – riservato ma significativo – ha visto la partecipazione del ministro Giuseppe Valditara, del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, della presidente dell’UCEI Noemi Di Segni, del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, del vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Azione Cattolica Italiana, e dell’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, segretario generale della CEI.

Cultura e conoscenza per abbattere i muri dell’ignoranza

Il progetto nasce con una finalità chiara: contrastare l’antisemitismo attraverso la conoscenza. Come ha evidenziato Noemi Di Segni, «è stato un lavoro congiunto che ha permesso di ragionare insieme sulle criticità di conoscenza presenti nell’editoria scolastica». Un percorso di analisi e confronto che ha portato a uno strumento concreto e mirato. «È un progetto – ha spiegato – che ha consentito quindi di colmare vuoti e chiarire determinati concetti per arginare l’antisemitismo».

Parole che suonano non solo come una riflessione, ma come un richiamo alla responsabilità educativa di tutti: «Il lavoro che abbiamo fatto è un punto di partenza», ha sottolineato, indicando la strada di un impegno duraturo.

La reciproca stima, nel rispetto delle differenze

La presenza e il contributo del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni hanno rafforzato il significato dell’iniziativa. Anche lui ha espresso con chiarezza il senso del progetto e del metodo adottato: «Tutti hanno ribadito la volontà di continuare a collaborare, così come la reciproca stima, fondata su un dialogo schietto e onesto, nel rispetto delle differenze». Un’affermazione che restituisce il clima di confronto autentico e aperto che ha caratterizzato il lavoro CEI-UCEI, lontano da formalismi e retoriche.

Il cardinale Zuppi, dal canto suo, ha ribadito come «l’obiettivo sia lavorare insieme con la cultura e con i responsabili della comunità ebraica per diffondere la conoscenza dell’ebraismo e della sua tradizione, che evidentemente fa parte anche della nostra». Un impegno che, ha detto, «ci fa bene come metodo di lavoro e come contenuto». E ha aggiunto: «Le schede non sono importanti solo per la scuola, ma per tutti, perché ci aiutano a combattere tanta ignoranza, e a imparare la semantica e anche molte parti delle nostre feste».

La scuola come presidio contro il pregiudizio

L’iniziativa ha ricevuto il sostegno pieno del ministro Valditara, che ha posto l’accento sull’urgenza educativa: «Dobbiamo impegnarci tutti perché, a prescindere da qualsiasi contesto, il demone dell’antisemitismo non ritorni mai più». Un’affermazione carica di memoria e responsabilità: «A ottant’anni da Auschwitz non possiamo permetterci il risorgere di rigurgiti terribili che hanno segnato la storia dell’Europa».

Il ministro ha poi lodato la scelta di una collaborazione concreta tra CEI e UCEI: «Sedersi tutti insieme intorno a un tavolo è un segnale forte di costruzione di un messaggio di verità, di rispetto e di dialogo, soprattutto per le nuove generazioni». E ha concluso con una riflessione chiave: «Bisogna partire dagli studenti per fare in modo che non si affermino pregiudizi e narrazioni sbagliate sulla cultura ebraica e sul ruolo che ha avuto nella nostra storia».

Nel tempo fragile e destabilizzante in cui viviamo, questa iniziativa rappresenta un esempio tangibile di come la conoscenza possa diventare strumento di pace. Non una risposta emergenziale, ma un investimento sulla consapevolezza. Un modello di dialogo che non si limita alla convivenza formale, ma sceglie la strada, a volte faticosa ma essenziale, della costruzione condivisa della verità. Ed è proprio dalla scuola che può nascere la speranza di un futuro libero da stereotipi, e finalmente più umano.