10 Settembre 2019

Processo contro un anarchico sardo che minacciò Angelo Pezzana

Fonte:

La Repubblica edizione di Torino

Autore:

Ottavia Giustetti

Insultò Pezzana, condannato per odio nazionale

Non cade l’accusa di odio nazionale contro lo Stato di Israele, nel processo per diffamazione e minacce ad Angelo Pezzana, ex proprietario della libreria Luxemburg, da parte dell’anarchico sardo Riccardo Sotgia. Nemmeno dopo che la procura generale ha chiesto, in appello, l’esclusione di questa specifica aggravante. La frase incriminata, scritta da Sotgia, sulla bacheca Facebook di un militante del movimento Boycott Israel è: «Le cartacce che ospita la sua bottega di merda prenderebbero fuoco molto facilmente… Questi posti andrebbero bruciati con il ratto dentro». E il riferimento è chiaramente alla libreria di piazza Carignano che per i torinesi è creatura di Angelo Pezzana, fondatore dell’Associazione Italia-Israele che si occupa di diffondere informazioni sulla realtà politica, economica e culturale dello Stato ebraico. Sotgia scrive i suoi commenti in calce alle foto di Pezzana che distribuisce volantini in piazza San Carlo: “Germania nazista anni 30, Torino antisemitismo anni 2000”. L’accesa dialettica su eventi che coinvolgono Israele e la Palestina ricorre ciclicamente a Torino, ma Pezzana ha brutte esperienze: fu oggetto di gravi episodi di intolleranza per il suo esplicito orientamento filo-israeliano. Per questo l’amico Ugo Volli, professore all’Università, segnalò immediatamente questo scambio di battute su Facebook, che poi divenne oggetto di un processo contro l’autore. Minacce e diffamazione: su questo c’era poco da discutere. Più particolare, invece, l’idea di contestare anche l’odio nazionale nei confronti dello Stato di Israele. «La sentenza compie un evidente errore perché confonde la cosiddetta avversione nei confronti della politica del governo israeliano con l’avversione nei confronti dello Stato di Israele stesso», ha sostenuto il difensore di Sotgia, l’avvocato Frediano Sanneris. E a sostegno della sua tesi ha aggiunto: «Le sue obiezioni riguardano gli insediamenti occupati. La stessa Onu le ha definite senza validità legale». Anche la procura generale era d’accordo. «Le frasi minatorie e diffamanti di Sotgia — ha risposto invece, nella sentenza, Rosanna Riccio — sono rivolte contro lo Stato di Israele di cui Pezzana era considerato un sostenitore»