3 Marzo 2016

Prete antisemita commemora il nazista Priebke

Fonte:

Il Tempo

Autore:

Marzio Laghi

«Priebke? Un povero peccatore» Quel link tra lefebvriani e nazisti

Dopo i funerali ad Albano ecco la testimonianza di un prete minacciato perché voleva celebrare messa per l’ex Ss

È la metà di del 2013. Il cadavere del centenario Eric Priebke cerca sepoltura. Invano. Sulle odiate spoglie dell’ex capitano nazista si scatena l’inferno: manifestazioni di protesta, tafferugli e polemiche nella Capitale. Sputi, insulti, pugni e calci contro l’auto che trasporta il feretro ad Albano, dove il corpo era approdato il giorno seguente nel tentativo di celebrare i funerali in forma privata. A offrire temporaneo rifugio alla bara accolta dalla popolazione del centro anche con lanci di spazzatura e slogan Anni Settanta, come «Camerata basco nero il tuo posto è al cimitero» (ma era proprio quello il tentativo, seppellirlo), è la casa dei lefebvriani della città castellana «Fraternità San Pio X», dopo che il vicariato romano aveva negato le esequie al responsabile della strage delle Fosse Ardeatine. Facciamo un salto in avanti di due anni e mezzo. È il 26 febbraio scorso. Floriano Abrahamowicz, prete lefebvriano, ex responsabile della «Fraternità sacerdotale San Pio X» del nordest è in un aula di tribunale. Il 19 ottobre 2013 c’era stato un blitz contro la sede dei Lefebvriani a Paese, in provincia di Treviso, proprio la sera in cui Abrahamowicz aveva annunciato una messa di commemorazione per il capitano delle SS, che definì «solo un povero peccatore». Il «commando» aveva scritto a lettere cubitali «nazista di merda» sui muretti dell’abitazione, lanciando poi uova e piccoli sacchetti di vernice contro finestre e porte. Il religioso in aula pronuncia queste parole di fronte alle domande dell’avvocato della difesa, Giuseppe Romano: «Lo conoscevo personalmente: Erich Priebke non era un criminale di guerra. Ed è vero: volevo dargli una degna sepoltura, commemorarlo». L’uomo non è nuovo ad affermazioni shock. Il suo atteggiamento negazionista, infatti, lo fece salire alla ribalta della cronaca e gli valse l’espulsione dalla fraternità. Ma i lefebvriani non sono nuovi ad atteggiamenti accondiscendenti nei confronti dei nazisti. E a un aperto negazionismo. Marcel Lefebvre, padre spirituale dei cattolici conservatori, rifiutava la svolta troppo progressista imposta dal Concilio Vaticano II e in particolare l’ecumenismo verso le altre religioni (specialmente l’Islam), e l’innovazione nel rito. Una vera spina nel fianco del Vaticano, fu sospeso a divinis dal 1976 e scomunicato da papa Giovanni Paolo II il 30 giugno 1988. Morirà nel 1991. Tra i quattro vescovi che Lefebvre nominò in aperta sfida al «potere» di San Pietro c’era anche Richard Williamson, poi diventato noto per aver sostenuto l’autenticità dei Protocolli dei Savi di Sion e per il suo rozzo antisemitismo.