11 Marzo 2016

Poster del Duce negli uffici della polizia municipale di Torino

Fonte:

La Repubblica edizione di Torino

Autore:

Gabriele Guccione

Il poster del Duce negli uffici dei vigili urbani Presto le sanzioni

Il comando avvia inchiesta interna “Danno d’immagine per il corpo”

Un’inchiesta interna per accertare di chi è la responsabilità e procedere con una sanzione disciplinare per danno d’immagine prevista in questi casi. Non si transigerà, insomma, sul caso del poster di Benito Mussolini appeso alla parete di un ufficio del nucleo servizi mirati, la cui presenza è stata denunciata su facebook da un cittadino che era andato nella sede di via dei Gladioli a ritirare una notifica. Intende andare fino in fondo, il comando della polizia municipale affidato a Alberto Gregnanini. Per prima cosa, ieri mattina, il calendario incriminato con il ritratto impettito del Duce e il manifesto di Forza Nuova raffigurante l’immagine di Obama truccato da pagliaccio sono stati fatti subito rimuovere dalla parete dietro la scrivania dell’agente con la nostalgia del Ventennio. Ed è partita l’inchiesta interna. «La condotta in esame – recita una nota diramata da palazzo civico – viene valutata per l’applicazione di quanto previsto dal codice disciplinare vigente, in particolare la violazione degli obblighi di comportamento del dipendente da cui sia derivato un danno di immagine per l’ente». Il nucleo servizio mirati è lo stesso al quale appartenevano gli agenti – ora trasferiti in altri uffici – coinvolti la scorsa estate nel caso della morte di Andrea Soldi durante un trattamento sanitario obbligatorio. Anche se non c’è nessun nesso diretto. Il consigliere Luca Cassiani (Pd) ha presentato un’interpellanza urgente per chiedere chiarimenti. E ora c’è anche chi chiede al comando una circolare per ribadire che negli uffici pubblici non è consentito esporre materiale di propaganda, tanto meno riferibile al fascismo. «Inviare a tutte le sedi una disposizione per ricordarlo – dice Ezio Longo della Cgil – sarebbe la cosa migliore da fare. Ci sono colleghi che, come in molti altri ambienti di lavoro, hanno idee “fascisteggianti”. Non vanno fatte generalizzazioni, certo, ma se qualcuno ha quelle idee, dal mio punto di vista non condivisibili, dovrebbe tenerle per sé e non esporle in pubblico».