17 Agosto 2014

Polemica per un post sull’Isis di Alessandro Di Battista deputato del Movimento5Stelle

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Alessandro Trocino

Il caso del post a 5 Stelle

sul “dialogo” con l’Isis:

terrorismo unica arma

Ira bipartisan per le frasi di Di Battista

Roma — «Il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore». Alessandro Di Battista, deputato a 5 Stelle e vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, scuote la politica e con un lunghissimo post («Isis, che fare?») sul blog di Beppe Grillo affronta di petto, ma partendo dagli anni 20, la situazione in Iraq. I toni e i contenuti forti provocano l’indignazione di molti partiti. Che parlano di «farneticazioni pericolose» e di «copertura morale del terrorismo».

La fine del lungo excursus storico-politico di Di Battista è quella che suscita l’eco maggiore. Il deputato romano — già «reporter» (vietato chiamarlo giornalista) e autore di un libro sul Centro America edito da Casaleggio — spiega che dovremmo «smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano». E che, «nell’era dei droni, ho una sola strada per difendermi, a parte le tecniche non violente, che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in metropolitana». Poi aggiunge: «Non sto né giustificando né approvando, solo cercando di capire». Ma dice anche che «l’obiettivo politico» dell’Isis (lo stato islamico radicale in Iraq) «ha una sua logica», cioè mettere in discussione gli Stati nazione imposti dopo la prima guerra mondiale. Di Battista (che pochi giorni fa aveva postato Gandhi, spiegando che «solo la non violenza ci salverà») chiede che l’Italia non invii armi ai curdi per difendersi dagli iracheni: «L’Italia che ripudia la guerra dov’è?».

En passant, definisce l’attentato alle Torri Gemelle «una panacea per il grande capitale nordamericano». Si domanda «quanto un miliziano dell’Isis capace di decapitare un prigioniero sia così diverso da Colin Powell», che «mentì, giustificando l’attacco all’Iraq». E parla di Israele: «Il fatto che Gaza sia un lager ha a che fare con la scelta della lotta armata da parte di Hamas?». Domanda più che opinabile, che suscita, come le altre, reazioni durissime di quasi tutti i partiti (tace invece la sinistra). Debora Serracchiani (Pd): «Parole pericolose e preoccupanti». Daniela Santanché (FI): «Siamo al game over della credibilità, vergogna». Antonio De Poli (Udc): «Ignoranza che ferisce». Nunzia Di Girolamo: «Fa pena la sua ignoranza, indigna la sua arroganza».

II Movimento sulla politica estera non ha sempre una linea compatta e in passato hanno fatto discutere alcune dichiarazioni di Grillo (che ha una moglie di origine iraniana): «L’Iran vuole cancellare Israele? Spesso ci sono errori di traduzione…». Le parole di Di Battista non sono state concordate dai membri a 5 Stelle. Nonostante l’imbarazzo di alcuni, in tanti lo sostengono. Come Nicola Morra «Non ripetiamo quanto è avvenuto nei Balcani nel 1997». Carla Ruocco: «Noi siamo per il ripudio della violenza, dobbiamo dire no alla vendita di armi». Concorda Carlo Sibilia: «Quella di Di Battista è un’analisi storica, da non strumentalizzare. Il Pd ci fa la morale? Si vergognino loro, che finanziano la guerra in Afghanistan. Sono dieci anni che bombardiamo: evidentemente non funziona, bisogna cercare le cause del terrorismo, no?».

In rete, tra indignazione e sostegno, c’è chi cita la trattativa Stato-mafia («interlocutori anche loro, no?») e chi ironizza ricordando le posizioni dei 5 Stelle in Parlamento. Come il blog Spinoza «Il terrorista non è un soggetto disumano con il quale non dialogare. Quello è Bersani» .