Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Rinaldo Frignani
Il ministro dell’Interno: esiste la possibilità che si rimetta in moto il circuito che ha portato alcuni a radicalizzarsi. Rafforzate le misure di controllo sugli obiettivi sensibili. I timori di tensioni nelle piazze e di un’impennata negli arrivi di migranti
«Rischio radicalizzazione»
«Il timore è che questo conflitto, che si somma agli altri in corso, dall’Ucraina alla Palestina, duri a lungo e che possa avere delle ricadute in Italia sulle contestazioni di piazza, non solo quelle organizzate ma soprattutto quelle estemporanee. Per questo motivo ho chiesto ai prefetti di monitorare con attenzione la situazione in vista delle prossime manifestazioni», spiega il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ieri ha preso parte al vertice di governo con la premier Giorgia Meloni e poi ha presieduto il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica al Viminale. Secondo il ministro, «esiste il rischio che si rimetta in moto il circuito dell’estremismo islamico che ha portato alcuni a radicalizzarsi» nell’ambito della protesta contro Israele, «e che ci si possa trovare di fronte a un pericolo più strutturato», di atti di violenza sul territorio nazionale favoriti anche «dalla sommatoria fra gruppi estremisti legati all’antagonismo e quelli pro Pal».
L’azione dell’Intelligence
Insomma, una saldatura estremista frutto avvelenato di quasi due anni di proteste continue per i bombardamenti e le vittime a Gaza, accompagnate da campagne contro Israele, che potrebbe oggi sfociare in qualcosa di peggio. E se da un lato ieri in Comitato, al quale hanno preso parte i vertici delle forze dell’ordine e dell’Intelligence, è stato deciso un netto rafforzamento delle misure di sicurezza e di prevenzione su tutti gli obiettivi riconducibili a Israele e Iran, senza tralasciare quelli americani e dei Paesi occidentali in generale, dall’altro in queste ore si valutano quali possano essere gli obiettivi non tradizionali, oltre a quelli classici (sedi diplomatiche e istituzionali, punti di grande richiamo turistico e culturale, stazioni ferroviarie e della metropolitana, porti e aeroporti, uffici delle compagnie aeree, San Pietro con il Giubileo in atto, luoghi di culto, il Ghetto di Roma, le comunità ebraiche in tutta Italia, come anche quelle musulmane), di eventuali attacchi terroristici sul suolo italiano. Ovvero aziende, infrastrutture, ma anche manager e dipendenti israeliani oppure che collaborano con Israele, alcuni dei quali peraltro già più volte citati negli ultimi mesi durante le proteste pro Pal in piazza e nelle università italiane.
In Italia 28.707 obiettivi sensibili, 205 israeliani ed ebraici
Da Nord a Sud gli obiettivi sensibili sono più di 28.707, 4 mila dei quali solo nella Capitale, e di questi 400 di massima sicurezza. Soltanto quelli israeliani ed ebraici sono 205 a livello nazionale, ma a questo punto non è escluso che la lista venga aggiornata e possano essere di più. I servizi di sicurezza italiani, con forze dell’ordine e forze armate, sono già in azione per adottare le prime misure di sicurezza. «Ma fra le emergenze che stiamo monitorando e che ci tengono in allerta — spiega ancora il ministro Piantedosi — c’è anche quella di un eventuale aumento di migranti che sbarcano sulle coste italiane, approfittando dell’estate e delle migliori condizioni meteomarine». Un fatto non casuale: l’Italia, prima linea europea sul Mediterraneo, potrebbe pagare un prezzo se l’Iran dovesse agire in Libia per favorire partenze di massa da quelle coste.