20 Maggio 2020

Perquisite le abitazioni di alcuni simpatizzanti della destra radicale che da tempo minacciano il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi

Fonte:

La Repubblica

Autore:

Sandro De Riccardis

Minacce al cronista di Repubblica perquisite le case dei neonazisti

Berizzi denunciò le intimidazioni online nel febbraio 2019 Poi gli attacchi a Segre e all’ex direttore Verdelli

MILANO — C’è anche un minorenne, un ragazzo di 17 anni di Brescia, tra gli autori delle minacce on line al giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, che sono stati ieri oggetto di perquisizione da parte dei carabinieri del comando provinciale di Bergamo. Nell’abitazione del minore, i militari hanno sequestrato un’ascia e un megafono con i simboli neofascisti. Come lui altre sei persone, tra i 17 e 155 anni, residenti nellé province di mezzo Nord Italia – Milano, Brescia, Varese, Trieste, Lucca, Vicenza e Rovigo – hanno ricevuto la visita dei carabinieri. Un imprenditore, un operaio, gli altri studenti e disoccupati, in tre con precedenti di polizia. Per gli inquirenti, sono loro gli autori delle minacce on line contro il giornalista, autore di articoli e inchieste sulle infiltrazioni dei gruppi di estrema destra nelle curve degli stadi, ma anche in movimenti politici e istituzioni. Nell’indagine del pm di Bergamo Emanuele Marchisio, e della collega del Tribunale dei minorenni di Brescia Lara Ghirardi, sono tutti indagati per minacce aggravate e diffamazione a mezzo stampa. Gli investigatori sono arrivati all’identificazione anche grazie alla collaborazione di Facebook, che ha fornito molti dati utili a svelare chi si nascondeva dietro profili anonimi. Sequestrati nelle abitazioni anche computer, telefonini, memorie usb, volantini di gruppi nazifascisti, bandiere con croci celtiche. Materiale che sarà utile a ricostruire la rete di rapporti degli indagati, la loro adesione a movimenti estremisti, la genesi di ulteriori minacce on line. Le intimidazioni a Berizzi sui social riguardano il periodo relativo alla denuncia, nel febbraio 2019, ma non si sono mai fermate. Decine di messaggi di morte, post che prendono di mira i suoi familiari, continuano ad arrivare sugli account del giornalista. «Vedranno se avranno più paura delle svastiche o del fatto che sappiamo i loro indirizzi», è solo uno degli ultimi tweet indirizzati a Berizzi e alla collega Rula Jebreal. Proprio a seguito delle minacce sempre più aggressive Paolo Berizzi è costretto a vivere sotto scorta dal febbraio 2019. Prima ancora era stata disposta la sorveglianza fissa, dopo che sui muri della sua casa erano comparse scritte intimidatorie, svastiche e croci celtiche. Lo scorso dicembre, il suo volto imbavagliato sullo sfondo di un manifesto rosso con la scritta “Brigate rosse” era apparso sul Secolo d’Italia. E ancora, solo pochi mesi fa, a fine gennaio, in occasione della Giornata della memoria, su Twitter erano stati postati insulti contro Berizzi, la senatrice Liliana Segre, l’ex direttore di Repubblica Carlo Verdelli, tutti provenienti da un account che si rifaceva al medico nazista Carl Clauberg. Attacchi che arrivano da anni anche da gruppi come Forza Nuova, CasaPound e Dodici Raggi (Do.Ra.) di Varese. E che aumentano invece di diminuire. Soddisfazione per le perquisizioni esprime la Federazione nazionale della Stampa italiana. «Ci auguriamo – scrive la Fnsi – che vengano raggiunti dalla giustizia tutti quei “leoni da tastiera” che pensano di poter impunemente usare il web per aggredire non solo i giornalisti, ma lo stesso diritto di cronaca».

Photo Credits: La Repubblica