25 Gennaio 2015

Nuova ricerca condotta da Sergio Della pergola e L.D. Staetsky. “Da vecchie e nuove direzioni. Percezioni ed esperienze di antisemitismo tra gli ebrei italiani”, anticipazioni da Pagine ebraiche

Fonte:

Moked.it - Pagine ebraiche

Autore:

Sergio Della Pergola e L.D. Staetsky

L’ombra dell’antisemitismo

Sui quotidiani internazionali si parla molto del senso crescente di insicurezza degli ebrei in Europa. La Francia è sicuramente il paese più problematico, con episodi di antisemitismo sempre più violenti, di cui l’ultimo doloroso capitolo è stata la strage del supermercato casher di Parigi. E se l’ebraismo d’Oltralpe si sente ed è sempre più minacciato, è giusto interrogarsi su quale sia la situazione nel nostro Paese. Di fronte a queste domande assume particolare interesse la recente ricerca condotta da due autorevoli ricercatori di fama internazionale, il demografo Sergio Della Pergola e il dottore di ricerca L.D. Staetsky. “Da vecchie e nuove direzioni. Percezioni ed esperienze di antisemitismo tra gli ebrei italiani”, il titolo dello studio di cui anticipiamo in queste pagine alcuni elementi salienti e che l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane presenterà nella versione in lingua italiana nelle prossime settimane. Ad affidare l’analisi al professor Della Pergola, docente di Demografia presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, e a Staetsky, che lavora al Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cambridge, l’Institute for Jewish Policy Research (JPR), ente di ricerca e think-thank indipendente basato a Londra che indaga i temi strettamente connessi alla comunità ebraica britannica e dei diversi paesi europei. Da qui, Commissionata alla JPR, l’indagine è svolta in collaborazione con il centro di ricerca Ipsos MORI, dall’Agenzia europea dei diritti fondamentali. Ad affiancare Della Pergola e Staetsky nel lavoro di ricerca, un importante team internazionale guidato da Jonathan Boyd della Jpr e di cui hanno fatto parte Eliezer Ben-Raphael (Tel Aviv University), Erik Cohen (Bar-Ilan University), Lars Dencik (Roskilde University), Olaf Glöckner (Moses Mendelssohn Zentrum), András Kovács (Central European University) assieme a Mike Whine e Mark Gardner (Community Security Trust) e a David Feldman (Pears Institute for the study of Antisemitism della Birkbeck University di Londra).

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I PROBLEMI REALI – La disoccupazione, la corruzione, la crisi economica, il razzismo, la criminalità e l’immigrazione. Prima di parlare di antisemitismo gli ebrei italiani, come tutti gli altri cittadini italiani, sono preoccupati dai molti dei problemi sociali ed economici che flagellano il paese. L’antisemitismo viene solo in settima posizione, precedendo di poco lo stato dei servizi sanitari e l’intolleranza religiosa. Questo non significa che la minaccia del pregiudizio antisemita non sia avvertita. Il fenomeno è visto in ogni caso come un pericolo reale dal 63 per cento dei rispondenti e costituisce comunque un fattore di rilievo. L’aggravarsi della crisi economica e la mancanza di lavoro per i giovani avranno probabilmente ancora accresciuto in questi ultimi mesi la percezione della drammatica situazione sul mercato del lavoro, che costituisce un pensiero condiviso in pratica da tutti.

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A CONFRONTO IN EUROPA – L’antisemitismo è un problema e una minaccia per tutti. Ma il quadro europeo fa registrare importanti differenze. La percezione degli ebrei italiani (il 63 per cento identifica l’odio antiebraico come un problema) risulta sopra ai minimi registrati fra gli ebrei inglesi (solo il 48 per cento degli ebrei britannici denuncia il fenomeno) e degli ebrei tedeschi (solo il 57 per cento lo vede come un fattore di preoccupazione). Ma la situazione italiana appare molto meno sensibile di quella avvertita dagli ebrei in Belgio e in Francia. Vista da Bruxelles la minaccia mette in allarme il 79 per cento dei rispondenti, mentre a Parigi si arriva all’86 per cento. Se si pensa che le risposte sono state raccolte prima dei gravissimi attentati al Museo ebraico di Bruxelles e dei drammatici fatti di Parigi di questo gennaio, è probabile che la percezione si sia ancora intensificata.

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CHI SONO GLI ANTISEMITI – Se l’antisemitismo è una minaccia, gli antisemiti, chi sono? Secondo la percezione degli ebrei italiani i criteri prevalenti che portano all’identificazione di un antisemita passano prima di tutto attraverso la negazione della Shoah. Molto forte anche il campanello d’allarme suscitato da chi vorrebbe attribuire la responsabilità della crisi economica agli ebrei e alla pari viene percepito come un odiatore scoperto chi dichiara che gli ebrei sfrutterebbero il dramma della Shoah per il proprio tornaconto. Ma al di là di questa fascia di possibilità, che mette in evidenza casi oggettivamente devianti, patenti e patologici di odio antisemita, in quali altri atteggiamenti si nasconde l’antisemitismo? Nella fascia intermedia entrano in gioco i pregiudizi sull’identità nazionale ed entra in gioco la strumentalità di chi vuole vedere nella crisi mediorientale una responsabilità di Israele e di conseguenza una responsabilità ebraica. Segue un catalogo di piccole aberrazioni dettate dall’ignoranza e dai millenni di sospetto e di separazione ereditata dalla cultura dominante cattolica. Infine un segno positivo e una prova di grande maturità. la ricerca dimostra che gli ebrei italiani a stragrande maggioranza non temono e non vedono con sospetto chi rivolge alla politica israeliana una critica civile e meditata.

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SALIRE IN ISRAELE, FUGGIRE DALL’EUROPA – Il 20 per cento degli ebrei italiani dichiara di aver preso in considerazione la possibilità di lasciare l’Italia per salire in Israele. Una percentuale fra le più basse fra quelle registrate nelle diverse realtà europee e che si piazza molto al di sotto della media europea, attestata sul 29 per cento. E, più che una misura reale di coloro che sono effettivamente disposti a emigrare in Israele, un nuovo fattore di misurazione della percezione dell’antisemitismo. Gli ebrei francesi che dichiaravano di aver preso in considerazione l’aliyah era del 46 per cento (e gli esperti confermano che probabilmente sarà ancora molto più alta oggi, sotto l’effetto dei drammatici fatti di Parigi). In Ungheria questa percentuale arriva addirittura al 48. Molte forte, di converso, la percentuale del 70 per cento di ebrei italiani che esclude di aver preso in considerazione l’aliyah, un numero che nella media europea cala al 61 per cento. Da notare infine che in Italia il 9 per cento degli interrogati su questo punto, estremamente delicato, ha preferito non pronunciarsi. Si tratta di una percentuale lievemente superiore in questo caso alla media europea.

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COSA CAMBIA DA ROMA A MILANO – Il rapporto sulla percezione dell’antisemitismo consente fra l’altro anche una lettura sociologica sulla diversa sensibilità manifestata dagli ebrei italiani a seconda dell’area geografica di appartenenza. Appaiono differenze importanti in quanto manifestato dagli ebrei che vivono a Roma, nella maggiore realtà ebraica italiana, in quanto dichiarato dagli ebrei milanese e in quanto avvertito dagli ebrei delle realtà meno numerose. In particolare la percezione di un pericolo di antisemitismo e di una crescita del fenomeno antisemita risulta più acuta nella Capitale. Piuttosto elevata anche la preoccupazione di essere coinvolti in eventi ebraici che potrebbero comportare il rischio potenziale di subire un attacco antisemita. Molto interessanti anche i fattori di differenza che distinguono gli ebrei italiani di fronte alla prospettiva di abbandonare l’Italia per affrontare la salita in Israele. In questo contesto solo il 19 per cento degli ebrei romani dichiara di aver preso in considerazione l’opportunità dell’aliyah negli ultimi cinque anni, contro un ben maggiore 26 per cento espresso dagli ebrei milanesi e un 22 per cento espresso dagli ebrei che vivono nelle comunità minori.