11 Luglio 2017

Merchandising neofascista e neonazista in vendita dal Garda al litorale veneziano

Fonte:

Corriere del Veneto Venezia e Mestre

Autore:

Benedetta Centin

Dal vino del Fuhrer agli accendini Benito quando la nostalgia diventa un business

VENEZIA Bottiglie di vino con l’effige di Hitler e Mussolini in vendita dal Garda al litorale veneziano che irrimediabilmente, a ogni estate, scatenano le proteste del turista straniero di turno che le scopre negli scaffali di negozietti e supermercati. Ma anche scontrini con il ritratto di Mussolini emessi in un bar veronese. E una serie di accendini, adesivi e magneti venduti in alcuni autogrill dell’autostrada A4 e in diverse tabaccherie, compreso nella centralissima piazza Roma a Venezia. O a Jesolo, dove in aprile cinque turisti israeliani hanno aggredito un tabaccaio. La sua colpa? Vendere gli accenditi con le immagini del Fuhrer e di Mussolini. Tra simpatizzanti e nostalgici del Fascio c’è chi assicura che si tratta semplicemente di un business. E che business: il merchandising nazi-fascista in Veneto frutta, secondo le recenti stime, 80 mila euro solo nel settore del vino. Il vino «nero» appunto. Lo sa bene Fabio Bogo, della «I nostalgici», azienda di Sedico, nel Bellunese, che nel 2000 «ha iniziato la ricerca di immagini storiche tali da risvegliare nostalgie diverse in ciascuno di noi» si legge nel sito Internet dove è possibile fare ordini. Con vini, birre e grappe dalle etichette definite «storiche» il 53enne lavora in tutto il mondo ed è l’unico a livello regionale che commercializza questi prodotti. «Ogni anno il fatturato è in crescita, il 70 per cento lo facciamo in Italia, il resto estero, soprattutto Austria, Germania e Paesi dell’Est, ma ci sono ordini anche da Stati Uniti e Svezia» assicura Bogo che in Veneto piazza le sue bottiglie in un centinaio di negozi, soprattutto del litorale veneziano. Ed ecco la hit delle preferenze, che vede costantemente in testa il Fuhrer: «Su cento bottiglie novanta sono di Hitler, a seguire Mussolini» spiega l’imprenditore. Per quanto l’offerta sia ampia, le etichette sui cantanti più famosi o sulle Dolomiti non riscuotono altrettanto successo. E a detta del titolare Karl Marx, Lenin e Stalin sono in netta perdita, mentre Che Guevara non lo richiede più nessuno. Perché il Fuhrer e Mussolini risultino sempre i più gettonati – anche nelle vendite online, con bottiglie dal costo di sette euro circa – Bogo se lo spiega così: «La gente ha rimpianto dei vecchi tempi, forse per quello che sta accadendo oggi, per le politiche europee sull’immigrazione che non vengono affatto condivise». Ma, assicura: «Non c’è nulla di politico nel mio business, nessun inno al fascismo o nazismo: il mercato chiede e io offro – chiarisce il bellunese – : nelle etichette ci sono solo foto storiche, non possono chiedermi di toglierle perché allora dovrebbero togliere anche tutte quelle nei libri di storia». E cita la sentenza del tribunale di Bolzano del 27 febbraio 1995, emessa a seguito di un ritiro sugli scaffali del vino “nero”: «Per il giudice non c’è apologia e si è anche meravigliato che ci siano persone che facciano perdere tempo alla giustizia per queste vicende – spiega Bogo -: è tutto nero su bianco sulla sentenza, che tengo sempre pronta in ufficio, tanto qui ormai sono passate tutte le forze dell’ordine possibili». Quanto alla spiaggia fascista, è convinto porterà più lavoro al gestore: «Evidentemente anche lui ha nostalgia del passato e del rigore di allora; di certo ora, con questo clamore, la sua spiaggia sarà strapiena – dichiara ancora il bellunese -, un po’ come succede ogni qual volta ritirano le mie bottiglie dagli scaffali: alla fine è solo pubblicità. Così, con gli articoli di stampa, chi cerca quel qualcosa di particolare sa dove trovarlo». Lo conferma anche Marica Bologna, titolare del «bar Armando» di Cerea, Verona, salito alle ribalta delle cronache qualche anno fa per gli scontrini emessi. Con il ritratto di Benito Mussolini. Fin da subito l’imprenditrice e la mamma Maristella Finezzo che le dà una mano non avevano fatto mistero delle loro simpatie, come se non fossero abbastanza chiare dai vari cimeli del ventennio fascista esposti all’interno nel locale: poster, calendari, foto in bianco e nero. «Quando i giornali avevano parlato di noi erano piovute le polemiche ma erano arrivati anche molti clienti, un bel movimento – fa sapere Bologna – ; ora o vengono apposta oppure sembrano non accorgersi di quanto riportato nello scontrino, detto che solo ieri un cliente si è stupito e mi ha detto: ma c’è un cadavere nello scontrino?».